Il quotidiano britannico, per il quale “l’economia del Paese potrebbe aver preso un po’ di slancio dopo la crisi ucraina, ponendo solide basi per i titoli pubblici”, si concentra sullo stato di salute di questi ultimi e si mette in scia ai giudizi positivi di Economist, Times, Faz e Le Figaro
I titoli azionari italiani non sono spesso un punto luminoso, e hanno subito un duro colpo dopo l’invasione russa dell’Ucraina. Ma in queste settimane la striscia vincente a Piazza Affari è in gran parte dovuta alle sue banche. In effetti, l’economia lenta del paese potrebbe aver preso un po’ di slancio e le azioni italiane hanno almeno una solida base su cui costruire.
Lo scrive oggi il Financial Times nella sua storica sezione “Lex”, mettendo l’accento – così come fatto nelle ultime settimane da Economist, Times, Faz e Le Figaro – sul buono stato di salute del nostro Paese, al netto dei noti problemi legate a inflazione, debito pubblico e guerra.
Secondo l’analisi del Ft, il FTSE MIB è stato tradizionalmente scambiato con uno sconto rispetto ai pari, ciononostante negli ultimi sei mesi ha “messo a segno una performance turbo e il rally potrebbe dover proseguire ancora”. Osserva che il punto di forza italiano al momento è rappresentato dalle sue banche, che detengono in pancia oltre un quinto dell’indice e che hanno sovraperformato le controparti europee di quasi 20 punti percentuali. Cita UniCredit come guida del gruppo, sottolineando che il prezzo delle sue azioni è raddoppiato, mentre in rialzo sono le più piccole BPER e Banca Popolare Milano.
Come molte banche europee, queste sono risultate maggiormente sensibili rispetto agli aumenti dei tassi di interesse, di contro i timori che una crisi del prezzo del gas “possa ostacolare il settore manifatturiero del paese si sono rivelati esagerati, in effetti, l’economia lenta del paese potrebbe aver preso un po’ di slancio”.
Ma non è tutto: i fondi europei post-pandemia legati al Pnrr, “di cui il governo di Mario Draghi ha vinto l’incredibile cifra di 190 miliardi di euro (9% del PIL)”, stanno iniziando a fluire attraverso l’economia. Quindi certifica che “le azioni italiane hanno almeno una solida base su cui costruire”.
24 ore prima Le Figaro aveva osservato che con la decisione di fermare il Superbonus, il Governo Meloni aveva deciso di “mettere fine ad un’aberrazione fiscale”, una misura “coraggiosa” perché per certi versi impopolare, ma utile al fine di impedire il deragliamento dei conti pubblici. Anche su Newsweek nell’edizione cartacea del 17 febbraio scorso si è scritto del sistema Italia e della possibilità di “promuovere un futuro sostenibile attraverso l’innovazione”.