La centralità dell’indo-pacifico per gli interessi europei non può essere sottovalutata. L’Unione e i suoi Stati membri devono essere coscienti che lì si scrive il loro futuro, lontano dalla propria tradizionale sfera di azione. Dovranno confrontarsi con attori molto determinati. Il nostro Paese non può che accogliere con favore il profilarsi dell’Ue nella regione
Giorgia Meloni è attesa come ospite d’onore dei Raisina Dialogue a Nuova Delhi, il 2 marzo. Per capire l’importanza del quadrante indo-pacifico per l’Europa, nell’anno del G20 indiano, pubblichiamo l’analisi dell’ambasciatore d’Italia a Nuova Delhi, Vincenzo De Luca, apparso sulla rivista Formiche di gennaio.
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Mai come nel caso dell’indo-pacifico, un termine geografico ha contenuto tante implicazioni politiche, facendo dell’area che unisce le coste orientali dell’Africa e quelle occidentali del nord America uno snodo centrale e il teatro della competizione strategica tra Cina e Stati Uniti.
I dati parlano da soli: l’indo-pacifico produce circa il 60% del Pil mondiale, ospita tre delle maggiori economie (Cina, India, Giappone) e vitali hub dell’innovazione tecnologica, contribuisce a due terzi della crescita globale ed entro il 2030 il 90% della nuova classe media (2,4 miliardi di persone) proverrà da quell’area.
Storicamente al centro delle rotte del commercio internazionale, dalla regione passa anche oggi almeno il 25% delle merci esportate nel mondo.
Allo stesso tempo, si giocano nell’indo-pacifico la partita della transizione ecologica (Cina e India contribuiscono per oltre un terzo alle emissioni globali) e quello della costruzione di nuovi modelli socio-politici, non tutti coerenti con il sistema di valori in cui l’occidente si riconosce.
La centralità dell’area per gli interessi europei non può essere sottovalutata e l’Unione e i suoi Stati membri devono essere coscienti che lì si scrive il loro futuro. Si tratta di una sfida importante per l’Ue che deve imparare a giocare un ruolo geopolitico lontano dalla propria tradizionale sfera di azione e a confrontarsi con attori molto determinati.
Con la strategia di settembre 2021, l’Unione ha preso coscienza dell’importanza di proiettarsi nell’area, per perseguire i propri obiettivi di lungo termine – in primis “le transizioni gemelle” – e difendere i propri interessi e valori, offrendosi come partner affidabile per lo sviluppo e la sicurezza dei Paesi indo-pacifici, al di fuori di logiche di contrapposizione a somma zero di cui essa stessa rischierebbe di restare vittima, se rinunciasse a giocare un ruolo da rule maker.
L’Italia non può che accogliere con favore il profilarsi dell’Ue nella regione. Povera di materie prime e con una forte propensione all’export, la nostra economia ha bisogno di catene di approvvigionamento resilienti, rotte sicure e mercati di sbocco recettivi, come anche di infrastrutture ben funzionanti e scambi internazionali basati sulle regole.
In altri termini, l’Italia ha grande interesse a che la strategia europea per l’indo-pacifico funzioni e ha già individuato gli ambiti di azione a essa più congeniali in cui offrire il proprio contributo. Come seconda manifattura europea, l’Italia può anzitutto accompagnare proattivamente la politica commerciale europea e la conclusione di un accordo di libero scambio con l’India.
Abbiamo già esempi di accordi con Paesi della regione, come il Vietnam o il Giappone. Quello con l’India aggiungerebbe un tassello importante anche in chiave di diversificazione dei partner e delle rotte. Grazie alle sue eccellenze industriali, l’Italia può offrire un contributo prezioso nelle partite della transizione energetica e dello sviluppo digitale.
Condividere tecnologie per la transizione energetica è fondamentale per mettere in condizione quest’area del mondo, in particolare l’India, di perseguire un percorso di decarbonizzazione. I primi ministri indiano e italiano hanno stabilito, un anno fa, una partnership strategica in tale ambito alla quale istituzioni e imprese stanno lavorando in un’ottica di sistema.
A questo si aggiungono opportunità nel settore della connettività, come la realizzazione di Blue System e Raman System, un nuovo sistema di cavi sottomarini, curato da Sparkle del gruppo Tim, insieme a Google e altri operatori, che collegherà l’Europa all’India e che potrà essere esteso a altre aree dell’indo-pacifico.
Connettività e transizione digitale viaggiano in parallelo: per accelerare sulla partnership con l’India nel settore IT, l’Italia ha aperto nel 2022 un consolato generale a Bangalore, considerata la Silicon Valley dell’Asia. Infine, l’Italia può contribuire alla sicurezza delle rotte marittime e alla stabilità di un’area attraversata da diverse linee di faglia.
La sicurezza marittima, funzionale alla conservazione di uno spazio indo-pacifico aperto e al rispetto delle regole è una priorità per molti Paesi della regione e a suo favore l’Italia può giocare un ruolo importante, grazie all’esperienza di operazioni come Atalanta e con la propria expertise industriale.
Gli equilibri che si stabiliranno nell’indo- pacifico influenzeranno in misura determinante le dinamiche globali, con effetti anche per il nostro Paese. L’Italia, assieme ai partner dell’Unione europea e nel quadro della strategia comune, ha chiara l’esigenza di fare la propria parte.