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L’Europa dorme, Parigi ne approfitta. Ecco il piano (francese) anti-Ira

Mentre Bruxelles cerca ancora la quadra sulla possibilità di costituire un fondo comunitario con cui finanziare gli aiuti all’industria e la transizione, l’Eliseo lavora alla decarbonizzazione delle imprese e a una valanga di incentivi fiscali. Con poco spirito di squadra

Ancora un mese, giorno più, giorno meno e l’Europa scoprirà finalmente le carte, stavolta senza equivoci di sorta, sul piano industriale formato continentale a base di aiuti di Stato che altro non è che la risposta di Bruxelles all’Inflation reduction act americano. Ursula von der Leyen rimane piuttosto fiduciosa del fatto che, alla fine, i Paesi membri riescano a convergere sia sul piano, sia sul metodo di finanziamento, alias costituzione di un fondo comunitario da alimentare con del debito emesso dalla stessa Ue.

Problema: i governi cosiddetti frugali non ne vogliono sapere di condividere la spesa con l’Italia e altri Paesi fortemente indebitati. Altro problema, due delle tre grandi economie d’Europa, ovvero Francia e Germania, hanno una indiscutibile e maggiore potenza di fuoco rispetto all’Italia e questo in virtù dei conti pubblici in ordine. Tradotto, un allentamento dei vincoli per lo sblocco degli aiuti di Stato al fine di sostenere l’industria, avvantaggerebbe più che altro Parigi e Berlino.

I quali, non hanno la benché minima intenzione di lasciarsi sfuggire l’occasione. Come già fatto ampiamente capire dai due Paesi, alla vigilia del Consiglio europeo del 9 febbraio, quando i rispettivi ministri delle Finanze, Bruno Le Maire per la Francia e Robert Habeck per la Germania, sono volati a Washington per chiedere, ufficialmente, alla Casa Bianca maggiore trasparenza sui sussidi alle imprese Usa. Insomma, nell’attesa che l’Europa si muova, Parigi si sta facendo il proprio piano anti-Ira cucito su misura e fatto in casa.

Una strategia che punta tutto, o quasi, sulla transizione green delle aziende francesi, con l’obiettivo di trasformare Parigi nel campione europeo dell’industria verde. Un piano che dovrebbe approdare al parlamento transalpino entro il prossimo mese di giugno e i cui target sono essenzialmente tre. Primo, la decarbonizzazione delle industrie, per poi passare a una solida politica di risparmio energetico nazionale. Il tutto, terzo punto, condito da una innaffiata di incentivi fiscali, che consentano alle aziende di finanziarsi la transizione.

E che la Francia lavori sottobanco a un piano nazionale, lo dimostrano anche le dichiarazioni nemmeno troppo timide dello stesso Le Maire.  “Il disegno di legge sulla industria verde sarà presentato al Parlamento prima dell’estate. Le consultazioni si concluderanno a fine marzo, il progetto sarà consolidato ad aprile, e i testi saranno convalidati a maggio per una presentazione del progetto a giugno, per iniziare in questo periodo la sequenza parlamentare”, ha spiegato Le Maire.

“Vogliamo fare della Francia il campione dell’industria verde incoraggiando la produzione di pompe di calore, idrogeno, energie rinnovabili solari e fotovoltaiche, batterie e semiconduttori , ma anche rendere i settori tradizionali più puliti e inquinanti. Il settore dei metalli critici necessari per le batterie elettriche  è integrato nel progetto, così come quello del nucleare nella parte formativa”. Più chiaro di così.


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