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Cosa minaccia la sicurezza internazionale. La bussola dell’amb. Castellaneta

La Conferenza sulla sicurezza di Monaco è un evento di grande importanza in cui dobbiamo esserci al più alto livello possibile. Ecco perché sarebbe utile dotarsi di un consigliere per la sicurezza nazionale a Palazzo Chigi. L’intervento di Giovanni Castellaneta, già consigliere diplomatico del presidente del Consiglio dei ministri e ambasciatore negli Stati Uniti

È in corso durante il weekend la Conferenza sulla sicurezza di Monaco. Si tratta di un appuntamento di grande rilievo internazionale e dalla tradizione ormai consolidata, dato che si svolge dal 1963 ospitando i più grandi leader ed esperti globali. Potrebbe essere definita la “Davos della sicurezza”, per tracciare un parallelismo con il forum economico che si svolge ogni gennaio nella cornice delle Alpi svizzere.

Quest’anno il tempismo con cui si svolge la Conferenza è quasi perfetto, dato che siamo a una settimana dall’anniversario dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. E non è dunque un caso se a questa edizione non sono stati invitati esponenti russi, mentre il tema fondamentale che sarà oggetto dei lavori è proprio la guerra combattuta tra Kyiv e Mosca. I partecipanti discuteranno sulle modalità da adottare per confermare il sostegno all’Ucraina, ma in parallelo è auspicabile che la discussione si concentri anche sulla necessità di trovare una strada che porti alla fine di un conflitto che tra poche settimane, con la fine dell’inverno, potrebbe entrare in una fase ancora più cruenta. A questo proposito, va sicuramente considerata in maniera positiva la partecipazione di Wang Yi, capo della diplomazia cinese che in questi giorni si trova in tour in Europa (ieri è stato in visita a Roma) nel tentativo di riallacciare i rapporti con l’Occidente che negli ultimi anni – tra pandemia, competizione tecnologica e presunti palloni-spia – si sono deteriorati. Un incontro di Wang con la vicepresidente Kamala Harris e/o il segretario di Stato Antony Blinken (a capo della sempre foltissima delegazione statunitense) potrebbe forse portare a qualche schiarita sul fronte dei rapporti bilaterali tra Pechino e Washington, nel tentativo di persuadere la Cina a esercitare un’influenza sulla Russia (per esempio sfruttando la leva della dipendenza economica) affinché accetti di intavolare una trattativa che porti alla fine delle ostilità.

Tuttavia, sarebbe miope e riduttivo focalizzarsi solo sulla guerra in Ucraina. Le minacce alla sicurezza internazionale sono molteplici, come mette bene in evidenza il rapporto annuale della Conferenza sulla sicurezza di Monaco, e questo evento è un’occasione preziosa per favorire la riflessione e la discussione su questi dossier. Pensiamo per esempio all’Iran, che si sta allontanando sempre più dalla comunità internazionale e il cui isolamento potrebbe essere molto pericoloso in una regione dove non mancano le aree di crisi e tensione. E pensiamo anche alle minacce cyber, che come si è visto nelle ultime settimane anche in Europa possono rappresentare un serio problema in grado di attentare alla sicurezza degli Stati e dei cittadini.

Ecco perché investire maggiormente in sicurezza sarebbe molto importante. L’Europa dovrebbe fare fronte comune in tal proposito, senza fughe in avanti da parte di alcuni Paesi ma favorendo al contrario una discussione per cominciare a delineare i tratti di un’industria della Difesa europea, che potrebbe generare molteplici benefici anche dal punto di vista della competitività economica globale.

Che dire invece dell’Italia? Il nostro Paese è adeguatamente rappresentato da Antonio Tajani, vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri, anche se è un peccato che Giorgia Meloni, presidente del Consiglio, sia stata costretta a declinare per motivi di salute. La Conferenza sulla sicurezza di Monaco è un evento di grande importanza in cui dobbiamo esserci al più alto livello possibile. Ecco perché sarebbe utile – giova forse ripeterlo una volta di più – dotarsi di un consigliere per la sicurezza nazionale modellato sulla figura presente in altri Stati (a partire da Stati Uniti e Regno Unito), che risponderebbe direttamente al presidente del Consiglio e sarebbe in grado di occuparsi di tutti gli aspetti legati alla sicurezza, che nel mondo interconnesso di oggi sono molteplici e sempre più sfaccettati travalicando il campo tradizionale della difesa e dell’intelligence.

(Foto: Twitter @MunSecConf)

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