Skip to main content

Da Kiev a New York (passando per l’Onu). Ecco l’abbraccio dell’Occidente

Nelle stesse ore in cui il premier ha visitato l’Ucraina, il ministro degli Esteri negli Usa ha rafforzato l’immagine dell’Italia su tutti i principali dossier: e l’abbraccio con Kuleba chiude il cerchio

L’abbraccio Tajani-Kuleba nel Palazzo di Vetro dell’Onu va nel solco dell’icona post viaggio in Ucraina del premier (con la stessa Giorgia Meloni che è definita da tutti garanzia per Kiev). E il ministro degli esteri lo ha ribadito a chiare lettere in occasione del viaggio che sta effettuando negli Usa. Di fatto è come se, tra Kiev e New York, la struttura portante del governo italiano avesse voluto dare la medesima immagine fisica.

Punto di partenza l’indipendenza ucraina, passaggio su cui Tajani ha accentato la sua riflessione, ricevendo a New York la “Gold Medal” dalla Foreign Policy Association, il più antico think tank americano, nato nel 1918 per volontà del presidente Woodrow Wilson e location nel 1945 del discorso di Franklin Delano Roosevelt sulla “League of Nations”, da cui nacque poi l’Onu. Proteggere l’indipendenza ucraina, ha detto, è una priorità perché in questo mondo le norme internazionali devono essere rispettate: “La Russia ha commesso un grande errore, andando contro la comunità internazionale, contro l’Europa e contro la libertà”, aggiungendo che pur essendo l’accordo di pace una prospettiva molto difficile per via dell’instabilità nei pressi della centrale nucleare di Zaporizhzhia e a causa delle minacce di Mosca sul ricorso alle armi atomiche, “è comunque possibile studiare soluzioni che consentano di fare un primo passo verso questo risultato”.

In questa direzione va la decisione italiana di sostenere “orgogliosamente la risoluzione per la pace in Ucraina presentata alla sessione speciale di emergenza dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite”.

In secondo luogo il macro tema rappresentato da come il governo italiano sta distendendo la propria politica estera in settori nevralgici della geopolitica mondiale, come il Mar Mediterraneo, definita da Tajani una priorità: Roma è attenta soprattutto alla Libia, la cui stabilizzazione “per noi è fondamentale, non solo per la pace e la sicurezza regionale, ma anche per consentire una migliore gestione dei flussi migratori dai Paesi nordafricani”.

Spostandosi più a oriente ecco altri due versanti decisivi come Israele e Iran: “Il progetto di Teheran contro Israele, che è tra i nostri migliori amici, è assolutamente inaccettabile”, ha detto, sottolineando che la situazione in Iran è “disastrosa” alludendo a democrazia e diritti umani. Anche per questa ragione ha indicato la strada maestra da seguire, ovvero corroborare la presenza italiana ed europea in macro aree strategiche come ad esempio i Balcani occidentali, a cui il governo italiano ha recentemente dedicato la Conferenza di Trieste.

Proprio in riferimento al costone balcanico il titolare della Farnesina ha spiegato che le tensioni tra Serbia e Kosovo “sono un rischio per tutti”, d’obbligo dunque riavvicinarci a questi Paesi, perché l’alternativa dettata da un abbandono “significherebbe aprire la porta a Russia e Cina, che da sempre cercano di fare affari nella regione”. Stesso cliché sull’America Latina, altro versante su cui le mire cinesi sono precise e sarebbe un errore se fosse lasciato alla mercé di Pechino, “considerando anche il fatto che questi Paesi hanno voglia di dialogare e collaborare con noi: la nostra presenza della regione va rafforzata sotto ogni aspetto”.

Definisce inoltre gli ultimi attacchi degli hacker filorussi all’Italia “una minaccia, un avvertimento”, dopo la visita di Giorgia Meloni a Kiev e traccia un orizzonte temporale per la pace: “Ora più che mai serve diplomazia. L’Italia è pronta a fare la sua parte in questa direzione. Ora è il momento di raddoppiare il nostro sostegno collettivo alla diplomazia sforzi per raggiungere questo obiettivo”.



×

Iscriviti alla newsletter