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Le tre direttrici per il rilancio dell’Ue. Mayer sulla lectio di Amato

Il rilancio della cooperazione Ue/Stati Uniti, l’approccio frammentato delle nazioni democratiche all’acquisto dei minerali rari, lo sviluppo di una politica industriale integrata a livello europeo. Cosa ha detto Amato al lancio della Scuola di Politiche Economiche e Sociali “Carlo Azeglio Ciampi” (Spes), organizzato da Valerio De Luca

Nella lectio magistralis per l’ inaugurazione del corso della Scuola di Politiche Economiche e Sociali “Carlo Azeglio Ciampi” (Spes) Giuliano Amato non ha avuto peli sulla lingua. Ha affermato che (mentre la comunità umana potrebbe avviarsi verso i suoi ultimi decenni di vita) i leader politici europei non sanno guardare lontano e dimostrano di non avere coraggio di assumere decisioni strategiche e lungimiranti per il futuro dell’Europa.

A parole invocano la dottrina di una “autonomia strategica europea” a 360 gradi, ma nei loro comportamenti non sono in grado o non intendono applicarla. Non è la prima volta. Non dimentichiamoci che un progetto di integrazione (che sarebbe stato utile anche alla Nato) fu lanciato senza successo nel  2013 per il  comparto militare e in particolare nell’industria della Difesa. Nel rivolgersi ai giovani allievi della Spes presenti nella sala Capitolare della Minerva al Senato, Amato ha indicato le tre direttori fondamentali perché una visione certamente problematica, ma decisiva come quella dell’autonomia strategica europea possa passare dalla retorica delle parole ai fatti concreti. Il primo obiettivo il rilancio della cooperazione Ue/Stati Uniti abbandonata con la vittoria di Donald Trump. Si tratta di riprendere il disegno della Commissione per una piena integrazione commerciale dei mercati a livello euro-atlantico e contemporaneamente definire una partnership Ue/Usa di tipo nuovo.

Per quanto riguarda questo ultimo aspetto è necessario un salto di qualità. Occorre una cooperazione selettiva e mirata con gli Stati Uniti concentrata su temi  che rivestono un’effettiva rilevanza strategica. Personalmente vedrei con favore una cooperazione in aree “hedge” come la computazione e comunicazione quantistica, il cloud computing e l’AI nel settore digitale, la ricerca sulla genetica medica, lo spazio e la ricerca sulla fusione nucleare e le energie rinnovabili. La seconda direzione è quella di una politica pro-attiva dell’Unione Europea verso il Mediterraneo, il Medio Oriente e l’Africa.

Sulla minaccia rappresentata dal neo colonialismo cinese in Africa si inizia a ragionare ai piani alti di Bruxelles. Ma sulle mire espansionistiche russe in Mali, Sudan, Libia, Angola, Sudafrica manca ancora una consapevolezza adeguata. Non si capisce ad esempio se Parigi insiste a voler collaborare con Mosca sull’Artico e sulla fusione nucleare nel sud della Francia. In questa variegata cornice il presidente Amato ha anche fatto riferimento ad un fatto importante di cui ancora si parla poco. Un approccio frammentato delle nazioni democratiche all’acquisto dei minerali rari rappresenta un grosso problema perché favorisce l’escalation dei prezzi con conseguenze negative per Europa per la non sostenibilità economica  dei prezzi. Occorre lavorare insieme e non agire divisi.

Per Amato, infine,  la terza direttrice da percorrere riguarda lo sviluppo di una politica industriale integrata a livello europeo. Questa idea è osteggiata da molti paesi perché strettamente intrecciata con l’attività e gli interessi  di potere delle élite politiche nazionali specialmente in campo energetico e dell’industria militare. Eppure – come stamani  ricordato da Amato – la competizione Airbus/Boeing è stata una esperienza di successo perché le aziende europee hanno saputo lavorare bene insieme. Per quanto riguarda la  politica industriale, tecnologica e scientifica europea, gli investimenti pubblici europei dovrebbero soprattutto guardare alle sfide del futuro più che colmare i ritardi accumulati in alcuni comparti tecnologici. Ad esempio in alcuni segmenti del comparto digitale non avrebbero senso ripartire da zero e rifar  tutto da soli con il rischio di una rincorsa all’ infinito.

Per esempio per raggiungere rapidamente le tecnologie più avanzate e sicure nel cloud computing perché le aziende europee non dovrebbero fare accordi di partnership tecnologica con  aziende e centri di ricerca negli Stati Uniti e in Israele. Solo per fare alcuni nomi Giorgia Meloni e Manfred Weber (e lo stesso vale per Scholz o Sanchez) potrebbero trarre molti spunti dalla lectio magistralis di Amato stamani alla Spes. Lo faranno?



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