Per Fasulo (Ispi), i dodici punti con cui la Cina ha presentato la sua visione riguardo alla “crisi” in Ucraina rispecchiano le preoccupazioni generali di Pechino. Ci sono punti di sovrapposizione tra il paper sulla guerra e la Global Security Initiative
La Cina ha pubblicato — in occasione del primo anno di guerra — il suo documento di posizionamento sul conflitto russo in Ucraina. Da una valutazione complessiva è praticamente certo che Pechino non punti come obiettivo alla risoluzione della crisi ucraina nelle prossime settimane o mesi. In Cina c’è consapevolezza che la Russia controlli ancora troppa parte del territorio ucraino affinché Kiev possa anche solo pensare a una mediazione. Lo stesso a Mosca, dove figure ancora influenti della gerarchia come l’ex presidente e premier Dmitri Medvedev rilanciano sulla “vittoria” prima di “una nuova Helsinki”.
I 12 punti di Pechino
Il documento è composto da 12 punti aperti e non è un piano d’azione per la pace, ma una “Posizione sulla soluzione politica della crisi ucraina”. Si parla di rispettare la sovranità di tutti i Paesi; abbandonare la mentalità della guerra fredda; cessazione delle ostilità; riprendere i colloqui di pace;!risolvere la crisi umanitaria; proteggere i civili e i prigionieri di guerra; mantenere la sicurezza delle centrali nucleari; ridurre i rischi strategici; facilitare le esportazioni di cereali; fermare le sanzioni unilaterali; mantenere stabili le catene industriali e di approvvigionamento; promuovere la ricostruzione post-conflitto.
Quello che manca è una soluzione sul tavolo. Almeno per ora, ma è possibile che i cinesi abbiamo scelto tatticamente di evitare arrembaggi fuori tempo. Tant’è che per adesso non si negozia, piuttosto si preparano nuovi combattimenti: è questo il tema attorno al conflitto. La proposta della Cina non suggerisce in effetti di congelare la guerra lungo le linee attuali. E potrebbe anche essere interpretata come portatrice di frecciate tanto contro Washington che contro Mosca.
Per esempio, si parla di “sovranità, indipendenza e integrità territoriale di tutti i Paesi [che] devono essere effettivamente sostenute”. Il wording della visione cinese non suggerisce nei fatti una scelta di campo, com’è logico che sia. In parte, altri passaggi recenti — come le parole di Wang Yi a Mosca, oppure tutto ciò che riguarda le denunce sulle possibili forniture militari cinesi in aiuto alla Russia — possono però suggerire diversamente.
Consapevolezze e tattiche
Con ogni probabilità, Pechino si sta immergendo nella possibilità di avere un ruolo chiave in un processo a lungo termine che potrebbe diventare più rilevante nel corso di quest’anno e/o del prossimo, ossia quando l’Ucraina – oppure la Russia? – avrà fatto ulteriori guadagni territoriali ed entrambe le parti (potenzialmente) inizieranno a stancarsi del conflitto.
Anche in quel caso, la Cina dovrà fare i conti con il problema strutturale dell’irreversibilità tecnica della decisione di Vladimir Putin di annettere i territori ucraini; ma questo è un enigma in cui si imbatte qualsiasi mediatore. Intanto Pechino cerca di sfruttare la situazione per elevare il suo standing, anche pressato dalla necessità di agire da potenza. Se intende esserlo (se).
È cambiato qualcosa nel corso di questo anno sulla visione che Pechino ha della situazione generale, del conflitto e delle dinamiche attorno a esso, su tutto le relazioni con la Russia? “Dal famoso incontro del 4 febbraio 2022 all’inaugurazione delle Olimpiadi invernali di Pechino, in occasione del quale si è parlato di ‘amicizia senza limiti’, il rapporto tra Cina e Russia si è gradualmente rafforzato”, risponde Filippo Fasulo, analista dell’Ispi esperto di Cina.
Pechino, Mosca e gli interessi condivisi secondo Fasulo
“Se allora la partnership era una scelta comune di chi puntava a una revisione dell’ordine internazionale disegnato e dagli Stati Uniti e, più in generale dall’Occidente, oggi il rapporto sembra sempre di più obbligato”. Per Fasulo, se prima dell’invasione una divisione per blocchi sembrava un’ipotesi da teorici, ora si assiste quasi a una “corsa” a creare raggruppamenti di paesi che condividono la stessa visione del mondo.
“È in questo contesto che ha ripreso valore il ruolo dei Brics, intrinsecamente alternativo all’Occidente, e tutto il discorso del rilancio del Global South. Mettere in discussione la relazione tra Cina e Russia oggi vorrebbe dire mettere in discussione questa narrazione in ascesa e, quindi, il legame politico tra Pechino e Mosca appare sempre più forte”.
Come si inquadra la posizione sull’Ucraina con la visione globale cinese? “C’è da notare che nel concept paper della Iniziativa di sicurezza globale (nota come Global Security Initiative, ndr) appena pubblicata da Pechino si parla di ‘prendere sul serio le legittime istanze di sicurezza’ di tutti i paesi, ovvero una frase che appare come spiegazione sulla necessità di abbandonare quella citata mentalità da guerra fredda come nel secondo punto del paper sull’Ucraina”.
Una frase che si presta a un’interpretazione pro-russa, giustificando – con quelle preoccupazioni per l’espansione della Nato – la violazione del caposaldo dell’integrità territoriale. “In generale – continua Fasulo – dai dodici punti sull’Ucraina emergono nuovamente tutti gli aspetti di preoccupazione cinese citati durante quest’anno e parte delle visioni di Pechino: rispetto della sovranità, ma incolpando la Nato della situazione; tutela dei civili e preoccupazione di carattere umanitario, no alle armi nucleare; crucci per gli effetti economici di sanzioni e decoupling”.