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La sfida del Mediterraneo e la popolarità europea. Le pagelle di Dini sul governo

L’ex primo ministro: “Meloni si sta ritagliando un ruolo importante in Europa,  non a caso viene considerata la donna più influente del Vecchio Continente. Questo governo non ha un’alternativa in questa legislatura. Anche perché non esiste un’opposizione in grado di governare”

L’alta tensione tra Macron e Meloni, per via dell’incontro tra il presidente ucraino Zelensky e il numero uno dell’Eliseo, è ormai archiviata. L’episodio, comunque, è indice di “una grande debolezza interna di Macron, sempre più insidiato da Le Pen. Mentre il premier italiano si sta dimostrando molto valido in politica estera”. Il giudizio è di Lamberto Dini, ex direttore generale della Banca d’Italia e già premier e ministro degli Esteri.

Che risultati sta ottenendo Meloni in politica estera? I timori di alcuni fuori dall’Italia sull’arrivo di un nuovo governo a trazione conservatrice erano corretti?

Non erano giustificati. La linea che ha assunto Meloni in politica estera è molto chiara: sostegno all’Ucraina, il paese aggredito, e filo atlantismo. Peraltro anche la scelta di continuare a mandare aiuti militari a Kiev è molto significativa.

Come vede il ruolo dell’Italia in Europa?

Meloni si sta ritagliando un ruolo importante in Europa,  non a caso viene considerata la donna più influente del Vecchio Continente. Riscuote una grande popolarità, determinata da una serie di fattori. In primis la sua personalità. È brava, è molto preparata e ha una grande capacità persuasiva. Al netto di qualche inciampo iniziale (il dl Rave e ora il caso Cospito), Meloni è una garanzia di stabilità. E sa perché? Perché sta portando avanti politiche centriste: questa è la linea vincente. Quasi un metodo democristiano.

A proposito di polemiche iniziali, c’è stato molto clamore per alcuni cambi ai vertici degli apparati statali. 

Chi ha praticato maggiormente, nella storia, lo spoils system è stato il Partito Democratico nelle sue diverse articolazioni. E spesso utilizzando questo sistema per ricollocare persone che non erano più riuscite ad essere elette. Il premier, al contrario, mi pare si sia dimostrata estremamente pragmatica e cauta.

Torniamo alla politica estera. Lanciare il piano “Mattei” ha l’obiettivo di riaffermare la centralità dell’Italia nel Mediterraneo. Le pare una buona strategia?

Il piano “Mattei” è un’ottima intuizione. In sostanza è la volontà di consolidare i  rapporti (soprattutto economici) con i Paesi della sponda sud del Mediterraneo a partire dall’Algeria e dalla Libia. L’Italia, con questi Paesi, aveva già buoni rapporti. Ora, però, stringerli ulteriormente e rinsaldare partenariati in chiave mediterranea è estremamente positivo. Con la Libia avevamo rapporti ottimi, poi nel 2010 crollò tutto. Meloni deve ripartire da lì.

Sta parlando degli accordi con Gheddafi? 

Sotto la tenda, nel deserto, dove Gheddafi riceveva i suoi ospiti, ricevette anche me e Berlusconi. E lo fece con un preciso patto: la Libia avrebbe importato tutto ciò di cui aveva bisogno dall’Italia e l’Italia avrebbe comprato dalla Libia il petrolio. Dopo Gheddafi, pur essendo un dittatore, in quel Paese si è consumato un disastro assoluto. Forse solo ora c’è la possibilità di ripartire da quell’accordo.

A proposito di Mediterraneo, Meloni all’ultimo Consiglio Europeo ha posto in maniera chiara l’accento sul problema delle migrazioni. Qual è la strategia migliore per governare i flussi?

Il nostro Paese, per via del suo posizionamento geografico, è esposto ai flussi migratori. E si tratta, per lo più, di un’immigrazione economica. Mi pare che Meloni sia riuscita, ancora una volta grazie alla sua capacità persuasiva, a far comprendere che occorre un’azione europea unitaria per gestire i flussi e per contenere il fenomeno più in generale.

Quale prevede possa essere l’insidia principale per Giorgia Meloni nel portare avanti questo Governo? Anche le ultime dichiarazioni di Berlusconi sull’Ucraina non aiutano. 

Questo Governo non ha un’alternativa in questa legislatura. Anche perché non esiste un’opposizione in grado di governare. Il punto sarà governare tenendo conto delle diverse sensibilità che ci sono all’interno della coalizione. Su questo, c’è da confidare che Meloni si avvalga dell’equilibrio che ha dimostrato sin qui.

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