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La cultura (scientifica) è di tutti. Anche del Mezzogiorno.​ La proposta di Melchiorre

La commissione Cultura del Senatochiede al governo di aumentare la dotazione di fondi destinata alla promozione della scienza e della tecnologia in Italia. Ma anche di smetterla di privilegiare il Nord e di pensare finalmente al Meridione​

Per stare al passo con la crescita e con la competitività non si può certo fare a meno di una buona dose di cultura scientifica. Specialmente nel momento in cui l’Europa corre il serio rischia di farsi sfilare da sotto il naso un buon numero di cervelli e idee, attirati oltre l’Atlantico dai sussidi americani. Per questo è arrivato il momento, anche per l’Italia, di cambiare passo e partire da chi ne ha più bisogno, il Mezzogiorno.

Il punto di partenza è la legge 234 del 2021, che affida al ministero dell’Università l’adozione di iniziative con cui diffondere la cultura scientifica in Italia. Ora, nelle scorse settimane è stata avviata la procedura per la concessione dei fondi per il triennio 2021-2023, risorse con le quali promuovere e finanziare per l’appunto la promozione della scienza e della cultura ad essa legata. Ed è qui che si inserisce la proposta del senatore pugliese in quota di Fratelli d’Italia, membro della commissione Cultura di Palazzo Madama, Filippo Melchiorre, volta a migliorare non solo la gestione dei medesimi fondi (su per giù 6 milioni a triennio) ma anche l’individuazione dei beneficiari.

L’obiettivo, è spostare il baricentro dei finanziamenti al Sud ma anche aumentare la dotazione stessa delle risorse. In tal senso, la commissione ha espresso recentemente un parere nel quale “si invita il governo ad assumere specifiche iniziative di competenza intese a favorire la più ampia divulgazione del prossimo bando (per i fondi, ndr) per l’inserimento nella dei beneficiari, al fine di raggiungere tutti i soggetti potenzialmente interessati”. Inoltre, la stessa commissione chiede all’esecutivo di valutare “l’opportunità di incrementare, in sede di manovra economica, le risorse destinate alla divulgazione della cultura scientifica, tenuto conto del rilievo di tale finalità”.

E ancora, “si auspica che il richiamato bando per gli anni 2024-2026 possa essere pubblicato in tempo utile a consentire alle Commissioni parlamentari di esaminare la relativa proposta in una data antecedente a quella di inizio della prima annualità della tabella (contenente regioni e numero di soggetti beneficiari, ndr)”. Ed è lo stesso Melchiorre, relatore al decreto ministeriale propedeutico allo sblocco delle risorse, a spiegare a Formiche.net la ratio della sua proposta.

“Va detto che la gran parte dei finanziamenti oggi ha come destinazione Milano, Firenze e Napoli. Però quello che abbiamo notato è che la parte del leone la fa il Nord, quando invece anche il Meridione dovrebbe essere a suo modo baricentro della cultura scientifica. Dobbiamo mettere in condizione gli enti del Sud, di ricevere gli stessi soldi del Nord. Tanto per fare un esempio, in Puglia arrivano 36 mila euro, laddove certi istituti ricevono un milione”, chiarisce Melchiorre. “I fondi destinati ad iniziative per la diffusione della cultura scientifica erogati lo scorso anno dal ministero dell’Università sono stati quasi totalmente assegnati a città del Centro-nord relegando quelle del Sud Italia in fondo alla classifica. Di qui la necessità di incrementare l’importo complessivo a favore delle comunità scientifiche e dare maggiore visibilità e informazione al bando che assegna questi contributi”.

“Alla Puglia, per esempio, arrivano gli spiccioli, circa 36 mila euro, a fronte di alcuni istituti del Settentrione che ricevono 1 milione e mezzo. Per questo necessario, dunque, mettere le istituzioni del Mezzogiorno nelle condizioni di usufruire degli stessi fondi innanzitutto assegnando a questo bando, per il prossimo triennio, più soldi e poi consentendo a tutti i potenziali beneficiari, quali musei, fondazioni, istituzioni a carattere scientifico, di venire a conoscenza di tali opportunità attraverso un’efficace comunicazione e informazione per garantire una distribuzione più equa e diffusa di tali contributi. Con il governo Meloni, tale filosofia deve assolutamente cambiare”.

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