L’ex deputato: “Si configura l’opportunità non tanto per Meloni quanto più per la democrazia italiana. Se il governo riesce a durare, riabiliterà la politica agli occhi degli elettori”. Sul caso Donzelli: “Ha sbagliato la postura, ma la visita del Pd in carcere a Cospito è inopportuna”
Un battage senza esclusione di colpi. Il caso Donzelli-Delmastro sta infiammando il dibattito, ma a ben guardare l’errore che ha fatto il vicepresidente del Copasir è “di postura”, avendo usato “toni barricaderi, che si addicono di più a un membro dell’opposizione, piuttosto che a un parlamentare espressione dell’esecutivo”. Lo dice a Formiche.net l’ex deputato Ferdinando Adornato.
Molti contestano il fatto che in Fratelli d’Italia ci sia un problema di classe dirigente. Che ne pensa?
Questa è una mistificazione della realtà. Non è un problema di classe dirigente in Fratelli d’Italia, è un problema strutturale del sistema politico italiano che, in assenza dei partiti, vive ancora nell’agonia della Prima Repubblica. Paradossalmente gli unici partiti che sono riusciti a resistere parzialmente a questo uragano sono il Pd e FdI. Dirò di più: Meloni ha una grande chance.
In che termini?
Negli ultimi trent’anni, solo per sette anni abbiamo avuto governi politici. Per i restanti 23 abbiamo avuto tecnici o imprenditori che si sono inventati una partecipazione politica. Dunque qui si configura l’opportunità non tanto per Meloni, quanto più per la democrazia italiana. Se il Governo riesce a durare, riabiliterà la politica agli occhi degli elettori.
Torniamo al caso che sta facendo discutere. Perché, secondo lei, i toni di Donzelli sono stati sbagliati?
Perché sembravano i termini accusatori di un esponente che rappresenta l’opposizione, non la maggioranza. Nel merito della questione delle rivelazioni, non spetta certo a me dare un giudizio. Dico solo che sulla vicenda Cospito, anche le visite in carcere di alcuni esponenti del Pd sono state del tutto inopportune. Tra l’altro l’Italia non è un Paese che in linea di massima tiene particolarmente alla riservatezza delle informazioni. La cosa che contesto a Donzelli, dunque, è l’eccessiva vis polemica che ha impiegato nel suo intervento in Aula.
Per il premier pare che i problemi derivino più dall’interno della sua maggioranza piuttosto che dall’esterno. Come la vede lei?
Questi sono episodi che capitano. La cosa da evitare è quella di non tradire il messaggio con cui sta operando Giorgia Meloni. Il messaggio di una grande forza tranquilla, pur senza rinunciare ai principi e alle stelle polari, non deve essere tradito. Ripeto, l’occasione è storica e non va sprecata, per il Paese. E la prospettiva è quella di avviare finalmente la stagione della seconda Repubblica.
Dunque non è mai iniziata?
No, non essendo la politica stata in grado, dopo il 1993, di costruire un sistema alternativo a quello precedente. Invece, con la stella polare del presidenzialismo, Meloni potrebbe mettere la pietra angolare di un nuovo sistema. Bisogna andare avanti per questa strada, perché abbiamo visto che l’elezione diretta (l’unica rimasta è quella dei sindaci), riesce a restituire vigore alla politica. Dunque avanti su questo.
Sul versante della politica estera, qual è la sua valutazione dell’operato dell’esecutivo?
Mi pare che Meloni si stia muovendo molto bene, sia sul piano della guerra in Ucraina, dal quale dipenderà il futuro dell’Europa, sia sul versante del Nord-Africa che apre a un discorso di prospettiva su tutto il continente. Ma la vera mossa strategica è legata alla costruzione della nuova configurazione europea: il legame tra conservatori e popolari offre una prospettiva molto interessante per il futuro dell’Ue. Anche sotto il profilo culturale.