“Nel momento in cui i russi dovessero sfondare le difese ucraine, si porrà un problema per l’Europa: se lasciare occupare militarmente l’intera Ucraina o se arrivare a una linea di contatto con i russi e stabilire la linea armistiziale vera. Meloni? Sull’Ucraina è una garanzia”. Conversazione con il docente all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Vittorio Emanuele Parsi
“Si può essere favorevoli o contrari a Giorgia Meloni, ma è evidente che la premier e il suo ministro della Difesa e, complessivamente, il suo partito nel governo, sono gli elementi principalmente più affidabili per il dossier Ucraina”.
Lo dice a Formiche.net il prof. Vittorio Emanuele Parsi, docente all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e autore de “Il posto della guerra e il costo della libertà” (Bompiani) che, partendo dal primo anno di guerra che ricorrerà tra pochi giorni, traccia un bilancio delle aspettative europee e italiane, nella consapevolezza che occorre “resistere militarmente e impostare un negoziato con i russi, che non può essere la resa un diktat russo”.
Cosa dobbiamo aspettarci da Mosca in occasione del primo anniversario dell’invasione dell’Ucraina e quale dovrebbe essere la risposta euro-atlantica?
Mosca sta già mostrando la sua strategia, cioè da un lato di preparare un’offensiva concreta sul terreno nei confronti dell’Ucraina per poter magari, poi, conseguire gli obiettivi militari che si è posta; e dall’altro offrire un finto armistizio una volta che si sarà presa ciò che vuole. Come linea di massima con questa spallata punta a far crollare l’Ucraina nel suo complesso, accanto a incrementare il livello della minaccia nei confronti della Nato e dell’Unione europea con dispiegamento di unità navali, aeree e missilistiche nel Baltico. Queste sono secondo me le due linee di condotta russa, che sono sempre le solite.
Ovvero?
Usare la forza e minacciare l’uso della forza per continuare a incrementare entrambe. Cosa dobbiamo fare noi? Non cadere nel tranello: per cui serve mostrare fermezza anche di fronte a questi spauracchi nucleari e al contempo essere molto più efficaci e veloci nel provvedere alle difese ucraine, dando loro quegli strumenti di cui c’è bisogno assoluto.
Il dibattito sull’invio dei caccia a Kiev avrà un punto di caduta in tempi brevi?
Non credo purtroppo, però andrebbe fatto tanto quanto quello che probabilmente verrà fatto. Osservo che se già l’invio di carri armati richiede tempo assieme all’addestramento degli equipaggi, immaginatevi per i caccia.
Al di là della polemica politica e partitica, la risposta di Kiev a Berlusconi (bacia le mani di Putin coperte di sangue) si somma al pasticcio sanremese, anche se ottimamente controbilanciato dalle parole dell’ambasciata Usa a Roma (apprezziamo forte sostegno italiano a Kiev)?
Abbiamo fatto una figura che potevamo risparmiarci: il fatto che Berlusconi abbia trattato la politica italiana per trent’anni con un piglio padronale e con un’etica molto discutibile ha riflessi anche nelle sue parole su Zelensky.
Invece la decisione di inviare il sistema Samp-T e l’imminente viaggio a Kiev di Meloni (preceduto dalla conferenza sulla sicurezza, sabato prossimo a Monaco di Baviera) sono la conferma della postura italiana?
Si può essere favorevoli o contrari a Meloni, ma è evidente che la premier e il suo ministro della Difesa e complessivamente il suo partito nel governo, sono gli elementi principalmente più affidabili. Una garanzia.
In questo senso potrà dare anche un contributo al dibattito europeo sul cosa fare in Ucraina?
Penso che l’idea dovrebbe essere quella di un incremento graduale della capacità di reagire alla minaccia russa, modulando la risposta. Se da un lato è difficile che partano i caccia occidentali, dall’altro nel momento in cui i russi dovessero sfondare le difese ucraine, si porrà un problema per l’Europa: se intende lasciare occupare militarmente l’intera Ucraina o se intende entrare essa stessa nell’Ucraina occidentale per arrivare a una linea di contatto con i russi e stabilire la linea armistiziale vera. Ecco la questione centrale: non significa che andiamo a fare la guerra con i russi, bensì significa che non consentiamo ai russi di farsi un sol boccone dell’Ucraina. Le questioni sul campo sono queste e mi aspetto molto da Meloni.
Cosa ad esempio?
Che consenta di impostare un ragionamento aperto sull’intera questione Ucraina, che deve essere quello della necessaria compatibilità e sinergia tra capacità ucraine di resistere militarmente e possibilità di impostare un negoziato con i russi, che non può essere la resa un diktat russo.
@FDepalo