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La linea degasperiana che Meloni deve avere in Ue. Parla Follini

L’esponente dell’Udc: “Mi pare che il posizionamento di Meloni pro Kiev sia più che chiaro e difeso con fermezza. Bene fa il premier, molto meno gli alleati Salvini e Berlusconi. Il momento storico richiede un grande allineamento alle direttrici atlantiche e la saggezza politica imporrebbe di litigare il meno possibile con i partner europei”

Uno sforzo di equilibrio e coerenza. Giorgia Meloni, stretta da un lato dallo scivolone sanremese legato alla (mancata) partecipazione del premier ucraino Volodymyr Zelensky e dall’altro le dichiarazioni di Silvio Berlusconi. La replica di Kiev non si è fatta attendere e, come era prevedibile, è stata piuttosto dura. Fortunatamente a riequilibrare il tutto e a riconoscere il grande impegno del governo italiano nel sostegno alla causa Ucraina sono state le dichiarazione della diplomazia americana a Roma. “Il posizionamento sulla politica estera deve essere, come accadeva nella Prima Repubblica, la base per una maggioranza di governo. Bene fa dunque Meloni ha difendere la posizione di coerente sostegno all’Ucraina”. Marco Follini, ex vicepresidente del Consiglio, identifica nel metodo e nella “postura” le basi per la politica.

Follini, il posizionamento di Meloni sembra sortire talvolta qualche malumore in maggioranza. Ce la farà il premier a mantenere questa linea di coerenza?

Mi pare che il posizionamento di Meloni sia più che chiaro e difeso con fermezza. Bene fa il premier, molto meno bene gli alleati Salvini e Berlusconi. Il momento storico richiede un grande allineamento alle direttrici atlantiche e la saggezza politica imporrebbe di litigare il meno possibile con i partner europei. La nostra vocazione europeista si assomma a un interesse di sovranità nazionale che è maggiormente tutelato se si sta ben saldi all’interno della cornice dell’Ue. Di più. Si deve evitare di stare in Europa in maniera irregolare e malmostosa.

Meloni sta consolidando una leadership anche al di là dei confini nazionali?

In anni passati non sono mancate dichiarazioni euroscettiche e ammiccamenti a paesi che non hanno lavorato per l’unità dello scacchiere europeo. Detto questo, oggi è giusto dare credito a questo tentativo di riconversione che il premier sta portando avanti nella consapevolezza che l’Italia deve lavorare sempre di più per consolidare i rapporti con le altre cancellerie europee. Insomma Meloni dovrebbe seguire il solco degasperiano: solamente in questo modo il nostro Paese potrà farsi capire e farsi valere.

Dall’esito che hanno dato le elezioni regionali in Lombardia e Lazio che scenario si prefigura? 

La destra ha senz’altro prevalso su una sinistra frammentata. L’opposizione, nelle sue varie sfaccettature, anche se sommata (algebricamente, tanto più che politicamente è improbabile), non sarebbe comunque stata in grado di formare una maggioranza. Questo trend ha, tuttavia, un rischio: quello di riportarci a una democrazia bloccata, come è accaduto per circa un cinquantennio in questo Paese. Al contrario, alla democrazia serve ricambio per maturare.

A proposito di azioni del Governo, un punto su quale Meloni ha battuto molto è il piano Mattei. Che idea si è fatto?

Resto convinto che sulle scelte geopolitiche il nostro paese debba seguire la linea atlantica ed europeista. Al contempo ritengo necessario il dialogo con altri Paesi al di fuori di questa cerchia. In questo senso, la proiezione geografica sul Mediterraneo è fondamentale. Mattei ebbe questa intuizione che, nonostante diverse resistenze, portò l’Italia a stringere nuovi rapporti, ad avviare nuove collaborazione e a cogliere tante opportunità. Per cui apprezzo molto questa linea intrapresa da Meloni.

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