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Migranti, debito e Ucraina. Il viaggio di Meloni a Stoccolma e Berlino

Mentre entra in vigore il Trattato del Quirinale e alla vigilia del Consiglio Ue del 9 e 10 febbraio, il premier con la doppia visita a Stoccolma e Berlino continua a distendere la sua strategia internazionale

Stoccolma e Berlino sono le due tappe del prossimo viaggio di Giorgia Meloni, che inizia venerdì, prima del Consiglio Ue del 9 e del 10 febbraio. Con la Svezia alla guida del semestre europeo si parlerà ovviamente di migranti, ma provando a ragionare di alleanze e strategie prima che di contrapposizione sulle quote da dividersi. Stesso piglio con il cancelliere Olaf Scholz con cui sarebbe fruttuoso stabilire un accordo di cooperazione rafforzata con la Germania, che potrebbe bilanciare il Trattato del Quirinale con la Francia entrato in vigore oggi e completare così il quadro unitario in seno agli alleati Ue.

Qui Svezia

Le premesse tematiche del viaggio in Svezia sono state espresse lunedì scorso dal premier, in occasione dell’incontro con il presidente del Consiglio Ue, Charles Michel, quando ha messo l’accento sul fatto che una soluzione europea in tempi stretti va cercata con urgenza sul tema migranti. Il nodo risiede nel fatto che Stoccolma non è tra quei Paesi che intendono cambiare le norme attuali, così come ha confermato giorni fa al Financial Times il rappresentante permanente di Stoccolma a Bruxelles, Lars Danielsson, spostando la dead line oltre la presidenza svedese.

Ma gli impegni svedesi pubblicamente presi lo scorso 26 gennaio, in occasione del vertice dei ministri della giustizia e degli affari interni dell’Ue a Stoccolma per la prima riunione ministeriale informale sotto la presidenza svedese del Consiglio dell’Unione europea, sono stati nella direzione della legge e della cooperazione.

Lo dissero apertamente sia il ministro della Migrazione svedese Maria Malmer Stenergard che il collega della Giustizia Gunnar Strömmer. Il primo osservò che “la lotta alla criminalità transfrontaliera sarà una priorità assoluta durante la presidenza svedese. In definitiva, si tratta di salvaguardare una società libera e aperta”, mentre la seconda sottolineò: “Sono lieta di dare il benvenuto in Svezia ai colleghi ministeriali di tutta l’Ue per discussioni urgenti su rimpatri più efficaci e cooperazione con i paesi terzi”.

Sul punto legato alla cooperaziome tra partner in quel vertice i ministri cerchiarono in rosso quella che fu definita una componente chiave della politica migratoria dell’Ue: la necessità di un sistema efficiente per i rimpatri e parlare con una sola voce al fine di fornire messaggi coerenti e chiari. L’incontro con il premier italiano, preceduto dal consueto lavoro preparatorio del ministro Raffaele Fitto, sarà una buona occasione per farlo, anche perché l’Italia è il Paese di primo approdo, sia per i flussi terrestri provenienti dai Balcani che da quelli marittimi provenienti dal Mediterraneo.

Qui Germania

Due giorni fa il Die Welt ha osservato che a Roma esistono differenti sensibilità nella maggioranza di governo circa la volontà di inviare altre armi all’Ucraina, proprio mentre a Berlino si moltiplicavano le voci contrarie all’invio di carri armati a Kiev. Non solo c’è il sesto pacchetto di aiuti italiani, ma è stato lo stesso ambasciatore russo in Italia Sergei Razov a sottolineare l’affidabilità italiana per l’Ucraina con un diretto attacco al ministro della Difesa, Guido Crosetto.

Per cui il cuore dei ragionamenti che verranno fatti tra Scholz e Meloni non dovrebbero riguardare tanto la guerra, su cui la postura italiana è stata molto lineare, anche rispetto ad altri Paesi europei, semmai il tema del debito, del Pnrr e del fondo sovrano di cui Meloni ha accennato a Michel.

Nel mentre economisti e soggetti politici continuano a chiedere alla Bce di interrompere l’aumento dei tassi di interesse, suscitando il blocco dei cosiddetti Paesi frugali che seguono il dogma-Schaeuble. L’ex ministro delle finanze tedesco resta un forte sostenitore dell’austerità (e solo recentemente ha ammesso che il Nord Stream 1 è stato “probabilmente” una scelta “non particolarmente intelligente” per la Germania, e il Nord Stream 2 “è stato un errore molto grave. Contro gli altri europei. Contro gli americani”). Il tutto mentre Scholz è alle prese con l’attivismo del ministro degli esteri Baerbock, la prima esponente a dire sì all’invio di carri armati a Kiev con irritazione del cancelliere che invece predica prudenza. Secondo alcuni commentatori mai prima d’ora un governo federale era stato così diviso sulla politica estera.

@FDepalo

 

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