Skip to main content

DISPONIBILI GLI ULTIMI NUMERI DELLE NOSTRE RIVISTE.

 

ultima rivista formiche
ultima rivista airpress

La nascita del nuovo partito e il sostegno al governo su Kyiv. Parla Marattin (Iv)

Il deputato di Italia Viva spiega il senso della “fusione” con Azione, chiarendo che l’obiettivo è creare “un partito in grado di veicolare un progetto per l’Italia basato su libertà economiche, politiche, sociali e civili”. Sulla stretta al 110%, “una decisione che era inevitabile alla luce della decisione di Eurostat sulla corretta contabilizzazione dei crediti di imposta”

Si parla di partito unico. Italia Viva e Azione ci stanno lavorando assiduamente e i due leader pare abbiano già dato il loro assenso. La prospettiva politica, probabilmente, è quella di unire le forze per avere più capacità politica. Certo è che il Terzo Polo – attualmente una federazione tra calendiani e renziani – si sta distinguendo dalle forze politiche di opposizione, talvolta sostenendo alcune iniziative del governo. Per capire meglio a che punto è questa operazione e i movimenti tra i banchi delle minoranze, abbiamo fatto una chiacchierata con Luigi Marattin, esponente di primo piano di Italia Viva.

Partiamo dal triste anniversario che cade oggi. La linea del governo è molto chiara sull’appoggio a Kyiv e voi l’avete sostenuta convintamente. Al netto degli scivoloni di Berlusconi, c’è ancora nella galassia delle opposizioni chi fatica a capire che l’invio delle armi all’Ucraina in questa fase è fondamentale. Continuerete a sostenere la vostra posizione? Quali suggerimenti potrebbero arrivare dal Terzo Polo su questo versante?

 La nostra posizione è saldamente a sostegno dell’Ucraina e dell’Occidente, senza se e senza ma. E l’invio di armi è necessario non solo per un dovere morale (difendere una democrazia aggredita da un’autocrazia per questioni territoriali dal sapore ottocentesco), ma anche per creare le condizioni per raggiungere la pace, che rimane l’obiettivo di tutti. Senza sostegno occidentale, infatti, la Russia avrebbe raggiunto il suo scopo di instaurare a Kiev un governo fantoccio. Con gravissime ripercussioni sulla stabilità della regione e dell’intero continente. Finché la presidente Meloni manterrà questa linea, avrà – limitatamente a questo punto ovviamente – il nostro totale e incondizionato supporto. Non so se i suoi due partiti alleati possono dire la stessa cosa, ma questo è un altro discorso.

Da Renzi e Calenda è arrivato un sostanziale via libera per “fondere” i due partiti in un unico grande schieramento. Quale sarebbe il vantaggio politico di questa operazione?

 Noi crediamo che la politica italiana abbia bisogno di due cose. La prima è tornare ad avere nel quadro politico un partito “come si deve”, a cui ci si iscrive non perché è simpatico il leader, ma perché si crede nell’idea di società che è alla base della fondazione di quel partito. La seconda è avere un partito liberaldemocratico riformista, in grado di raccogliere tutti coloro che rifiutano conservatorismi e populismi.  Un partito in grado di veicolare un progetto per l’Italia basato su libertà economiche, politiche, sociali e civili; che sappia investire su meritocrazia e pari opportunità. Che abbia un indubbio e perenne ancoraggio ai valori occidentali e all’integrazione europea. Che sia convinto della supremazia del mercato, e della necessità di costruirlo e manutenerlo. Che sappia allargare le opportunità per gli individui, in modo che tutti possano avere la possibilità di realizzare il proprio potenziale. Solo la creazione di un forte soggetto unitario e centrale nel quadro politico può scardinare questo finto e inefficiente bipolarismo che ha finito per trasformare la politica italiana in un derby tra curve ultrà.

Che posizione assumerà Renew Europe in ottica di elezioni 2024, a fronte del fatto che il Ppe sembra sempre più orientato a schierarsi con i conservatori?

 Le elezioni europee dell’anno prossimo saranno cruciali per definire il futuro dell’integrazione europea. Renew Europe rappresenterà quell’offerta politica in grado di disegnare un cammino realistico di accelerazione dell’integrazione europea, sul fronte politico (elezione diretta del Presidente della Commissione e sviluppo dei partiti transnazionali), su quello istituzionale (con la sistematizzazione del potere esecutivo e legislativo nell’architettura dell’Unione) e quello economico (con la creazione di una capacità fiscale comune finalizzata al finanziamento di beni pubblici europei). Anche in questo caso quindi chiederemo un voto ai cittadini europei in virtù di un’idea precisa di comunità. Se il voto ci premierà, saremo il perno di un’alleanza europea che – anche su questa scala – tenga lontano conservatori, sovranisti e populisti.

Pur da una prospettiva di opposizione, avete appoggiato il giro di vite deciso dal Governo sul Superbonus. Cosa non andava in quella misura? Si aspettava le polemiche e le preoccupazioni espresse dal mondo produttivo?

 Il giro di vite non è sul Superbonus in quanto tale (la cui aliquota di agevolazione è già scesa al 90% da inizio gennaio), ma sul meccanismo della cessione del credito di tutti i bonus edilizi. Una decisione che era inevitabile alla luce della decisione di Eurostat sulla corretta contabilizzazione dei crediti di imposta. Come Azione e Italia Viva abbiamo da subito fatto due proposte per attutire l’impatto negativo e salvaguardare il più possibile famiglie e imprese. La prima è spostare dal 16 febbraio ad almeno il 30 marzo la data entro la quale occorre avere il titolo abilitativo edilizio per poter accedere alla cessione del credito; in questo modo verranno salvate le aziende che hanno già programmato i lavori, firmato i contratti, ordinato materiali, ecc. La seconda – che avevamo già proposto senza successo lo scorso autunno – è consentire agli intermediari finanziari di utilizzare in compensazione anche le imposte che pagano per conto dei loro clienti (una soluzione che viene chiamata F24, perché è questo il modello che i cittadini usano per questo genere di operazioni). Questo consentirebbe alle banche di recuperare capienza fiscale, e quindi riprendere ad acquistare crediti di imposta. E senza impatto aggiuntivo sul deficit, visto che Eurostat ha già stabilito che quegli importi andranno caricati sulle annualità 2021 e 2022.

Siamo agli sgoccioli della fase congressuale del Pd. Lei viene da lì. Dai militanti è già arrivato un segnale molto chiaro: Bonaccini ha primeggiato. Secondo lei verrà confermato? 

 Non lo so, e devo confessare che la questione non mi interessa affatto. Faccio l’“in bocca al lupo” ai due contendenti e i migliori auguri di buon lavoro a quel partito. Così come li faccio a tutti i partiti avversari.

In ottica di alleanze, quale approccio dovrà avere il nuovo Pd per sperare in un dialogo costruttivo con le altre forze di opposizione?  

A me pare che il Pd – chiunque dei due vinca – sia interessato soprattutto al rapporto con due forze di opposizione, e cioè il Movimento Cinque Stelle e l’alleanza Verdi-Sinistra. E fa bene, dal mio punto di vista: in tutti i paesi c’è un’offerta politica di stampo chiaramente socialista, ambientalista e che abbia come primario gruppo sociale di riferimento i sindacati. L’importante però è che non si racconti la favoletta che, contemporaneamente, sono pure un partito liberale e riformista. Perché se c’è una cosa che questi 15 anni hanno fatto capire in modo molto chiaro è che non puoi tenere nello stesso partito chi scatta sull’attenti ogni volta che Landini parla e chi vuole cambiare l’Italia con riforme strutturali, quali il Jobs Act.

×

Iscriviti alla newsletter