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Pechino, trame e interrogativi di Gianfranco D’Anna

Da qualunque parte la si osservi la vicenda dei palloni spia presenta enigmi e rivelazioni che rischiano di acuire i contrasti fra Stati Uniti e Cina che invece avevano appena ripreso i contatti diplomartici per avviare trattative per delineare accordi economici e di coesistenza pacifica. L’analisi di Gianfranco D’Anna

Che succede a Pechino? La ballons stoy, l’affaire dei palloni spia fa ipotizzare una sorta di corto circuito, accidentale o preterintenzionale, per mettere in difficoltà il Presidente Xi Jinping e interrompere l’iter diplomatico di un appeasement commerciale con gli Stati Uniti perseguito costantemente dietro le quinte dal leader cinese, pur con grande dispendio di cortine fumogene, proclami d’invasione di Taiwan e rivendicazioni varie.

E invece alla vigilia dell’incontro cruciale fra il Segretario di Stato Usa Antony Blinken e Xi JinPing nella capitale cinese, sui cieli degli Stati Uniti irrompe platealmente un enorme pallone aerostatico dei servizi segreti di Pechino con i più avanzati rilevatori spia puntati sulle basi strategiche americane.

Più che incredibile è inconcepibile che sia avvenuto all’insaputa dell’appena unanimemente riconfermato Presidente della Repubblica popolare e contemporaneamente Segretario del Partito comunista cinese e Presidente della commissione militare del paese. Talmente all’insaputa che è stato immediatamente destituito Zhuang Guotai, il direttore del servizio metereologico cinese, esponente a latere della nomenclatura, al quale è stato sostanzialmente addebitato o di sconoscere l’esatta natura del pallone aerostatico o peggio di non avere avvertito il vertice.

A far aumentare gli interrogativi sull’eventuale corto circuito fra l’intelligence di Pechino e la leadership cinese si aggiunge la constatazione di come nonostante l’infuriare delle polemiche sulla raffica di altri palloni e oggetti non identificati tutti abbattuti, molti dei quali nord coreani, i contatti diplomatici sottotraccia fra Casa Bianca e Xi Jinping non si siano interrotti e siano in corso sforzi da entrambe le parti per cercare di ricucire le relazioni. Tanto che il Presidente americano Joe Biden ha affermato di non credere che i legami tra i due paesi siano irrecuperabili. Inoltre è stato reso noto che il Segretario di Stato americano Blinken sta valutando la possibilità di incontrare il Ministro degli esteri cinese, Wang Yi, a Monaco nell’ambito del vertice fra 40 capi di Stato e più di 90 ministri per fare il punto sulla guerra in Ucraina nel primo anniversario dell’invasione russa.

Prese di posizione alle quali, mimetizzata dietro il riferimento all’Ucraina, è immediatamente arrivata la replica di Pechino: “La Cina è pronta a cooperare con la comunità internazionale, inclusa la Francia, per promuovere un percorso di soluzione politica e raggiungere un cessate il fuoco in tempi brevi”, ha affermato Wang Yi che ha incontrato a Parigi il Presidente francese Macron. Il capo della diplomazia cinese ha poi sottolineato che “la Cina adottato un atteggiamento obiettivo e imparziale nella questione Ucraina e si è sempre impegnata a promuovere i colloqui di pace”.

La palla, anzi il pallone, torna dunque in campo cinese. A parte l’inquinamento, che venti soffiano sul cielo di Pechino? Non è facile rispondere. Fra le intelligence quella cinese è una galassia a sè. Una galassia inesplorata con molti sistemi solari con organici e gestioni molto complessi. Il Ministero per la Pubblica Sicurezza, o Gong An Bu, ha una competenza essenzialmente nazionale, sebbene diverse aree di interesse siano gestite in diretta collaborazione con l’MSS, acronimo di Ministero della sicurezza dello stato, che si occupa di intelligence e di sicurezza di tipo non militare ed è responsabile del controspionaggio, della raccolta delle informazioni sui Paesi esteri. L’MSS non va confuso con il Public Security bureau complesso organo deputato alla sicurezza interna del Paese. Ma il nocciolo duro, al quale potrebbe addebitarsi l’affair dei ballons spy, è quello dell’ Dipartimento per l’Intelligence Militare (MID), Er Bu, incaricato della protezione degli interessi tattici dell’intelligence e delle Forze militari cinesi, attraverso anche la costante raccolta di informazioni atta ad incrementare le capacità tecnologiche ed infrastrutturali del Paese e delle sue Forze militari. Il controllo dei confini, e la sorveglianza dei traffici, costituiscono una ulteriore prerogativa del MID.

Sigle e organismi non rendono comunque l’idea del network totale dell’intelligence che è la Cina: un paese a spionaggio interno ed esterno capillare e assoluto. Ma quando dal controllo popolare e dalla repressione del dissenso, alcuni settori specifici dei servizi segreti passano al perseguimento di obiettivi politici autoreferenziali, politici e di potere, allora dalla storica definizione della dittatura del proletariato si passa alla tecno-tirannide in progress dei “dottor Stranamore” dell’intelligence gialla, colore comunemente associato al tradimento…



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