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Ecco il senso politico della presenza di Mattarella a Sanremo

Sergio Mattarella ha omaggiato della sua presenza il Festival di Sanremo nella serata inaugurale dedicata alla Carta costituzionale. Si è trattato solo di un atto formale? È possibile. Ma è certo che ogni atto e ogni parola di un Presidente della Repubblica abbiano una valenza “politica”, così come certo è che la Costituzione sia ad oggi centro delle attenzioni della maggioranza di centrodestra e della stessa Giorgia Meloni. Il corsivo di Andrea Cangini

Il decano dei quirinalisti, Marzio Breda, sul Corriere della Sera ha dato un’interpretazione minimalista: è stato solo un omaggio alla cultura popolare e alla Carta costituzionale di cui proprio quest’anno ricorre il settantacinquesimo anniversario. Sicuramente è così. Resta il fatto che mai un Presidente della Repubblica aveva presenziato alla prima di Sanremo. Lo ha fatto ieri Sergio Mattarella e non è certo casuale che la sua presenza sia coincisa con la celebrazione della Costituzione (“un’opera d’arte che canta la libertà”) officiata da Roberto Benigni.
Si è trattato solo di un atto formale? È possibile. Ma è certo che ogni atto e ogni parola di un Presidente della Repubblica abbiano una valenza “politica”, così come certo è che la Costituzione sia ad oggi centro delle attenzioni della maggioranza di centrodestra e della stessa Giorgia Meloni.

Formalmente, l’autonomia differenziata cara alla coppia Salvini-Calderoli non incide sulla Carta. Ma incide a fondo sui suoi principi e per quanto in linea con l’articolo 119 c’è da credere che il presidente Mattarella non sia entusiasta dell’idea di procedere all’individuazione dei Livelli essenziali delle prestazioni (Lep) attraverso Dpcm piuttosto che attraverso legge ordinaria, e dunque dibattito parlamentare. È c’è da credere che poco lo entusiasmi l’idea di attribuire alle regioni materie strategiche come la produzione e la distribuzione dell’energia, i rapporti internazionali e con l’Unione europea, il commercio estero…

C’è poi il tema della riforma (questa sì, costituzionale) della forma di governo. Per il centrodestra in generale e per Giorgia Meloni in particolare si tratta di un punto dirimente ed identitario. La loro predilezione per il presidenzialismo è nota. È nota tanto quanto la predilezione per il parlamentarismo dell’attuale Presidente. Sul senso delle due scelte, pertanto, val la pena leggere quanto scritto dal quirinalista della Stampa, Ugo Magri: “Sarà un caso, ma nelle ultime settimane Mattarella ha moltiplicato i suoi interventi di pedagogia costituzionale. Ha ricordato nei suoi discorsi che arte e scienza (articoli 9 e 33) devono essere libere; che le discriminazioni di razza non sono consentite (articolo 3); che la libertà di stampa è pienamente garantita (articolo 21). La sua presenza a Sanremo ha inteso rimarcare più forte, davanti a milioni di telespettatori, il valore della Carta, quanto sia ancora viva e attuale. Dunque tutt’altro che obsoleta o da riscrivere, magari nella chiave presidenzialista gradita ai nuovi padroni d’Italia”.

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