Nonostante i sondaggi di regime che sostengono l’ampio appoggio della maggioranza, Putin ha pronunciato “un’auto difesa che non ha convinto neanche i russi”, questa la valutazione degli opinionisti internazionali che hanno seguito in diretta l’atteso discorso del presidente russo all’Assemblea federale moscovita. “Volevamo la pace, siamo stati costretti a difenderci”, la tesi del leader del Cremlino. L’analisi di Gianfranco D’Anna
Incipit e conclusione da dialettica di Guerre Stellari, il discorso russo di Vladimir Putin all’Assemblea federale russa è durato 1 ora e 45 minuti. Con zelo tipico dei regimi, l’agenzia di stampa statale di Mosca, Ria Novosti, sottolinea che si tratta di uno dei discorsi più lunghi nel corso del quale Putin ha menzionato per ben 34 volte la parola Russia, citato l’Occidente 24 volte, l’Ucraina 19, Stati Uniti 11 e la Nato 10 volte.
I parlamentari – precisa la Novosti – hanno applaudito 53 volte, di cui quattro alzandosi in piedi. La retorica ad effetto ha fatto da filo conduttore: “Parlo in un momento molto complesso e decisivo di cambiamenti radicali che definiranno il futuro del nostro Paese e popolo”, ha esordito Putin che dopo aver parlato della guerra, sempre scrupolosamente definita “operazione speciale” e degli arsenali nucleari, ha concluso con una frase dal retrogusto hollywoodiano: “La Russia risponderà a qualsiasi sfida. Perché siamo tutti un unico Paese. Siamo un grande popolo unito. Siamo fiduciosi del nostro potere. La verità è con noi”.
L’unica circostanza alla quale non è stato fatto nessun riferimento è la visita a sorpresa a Kiev da parte del presidente degli Stati Uniti, Joe Biden. L’anatomia del discorso di Putin evidenzia vari aspetti strategicamente rivelatori. Il più importante riguarda l’annuncio della sospensione della partecipazione della Russia all’accordo Start, acronimo di Strategic Arms Reduction Treaty, l’intesa bilaterale con gli Stati Uniti per la limitazione degli arsenali nucleari.
A Washington sottolineano tuttavia come Putin abbia soppesato attentamente i termini e i concetti: “La Russia non si ritira dal Trattato, ma ne sospende la partecipazione. Prima di tornare in questo contesto – ha affermato il presidente russo – dobbiamo capire da soli cosa rivendicano ancora Paesi come Francia e Gran Bretagna e come terremo conto della loro strategia sugli arsenali, cioè il potenziale di attacco combinato della Nato”.
Putin ha inoltre affermato di avere informazioni che indicherebbero che “alcune figure di Washington” starebbero pensando a condurre dei test su armi nucleari. A questo proposito il leader del Cremlino ha commentato: “In questa situazione, il ministero della Difesa russo e Rosatom – l’agenzia statale sull’energia nucleare, – devono garantire la disponibilità a testare le armi nucleari russe. Naturalmente, non saremo i primi a farlo, ma se gli Stati Uniti effettuano un test, allora lo faremo”.
Mosca in sostanza intenderebbe allargare l’accordo per la limitazione degli arsenali atomici anche a Gran Bretagna e Francia e alla Nato. Ma è presto per affermare se si tratta di una buona notizia o piuttosto del tentativo di dividere gli alleati occidentali. In merito all’Ucraina il repertorio putiniano è quello classico del capovolgimento della realtà dei fatti e della storia: “Siamo dovuti intervenire per difendere il Donbass dall’aggressione del regime nazista di Kiev”.
Sul nervo scoperto del fallimento dell’invasione del 24 febbraio dello scorso anno il leader del Cremlino ha glissato, tranne poi affrontare a modo suo lo spinoso tema del vicolo cieco della situazione militare. “Questo è un discorso diretto – ha esclamato – Sconfitta strategica della Russia? Cosa significa questo per noi? Cos’è? Significa finirci una volta per tutte. Cioè, intendono trasformare un conflitto locale in una fase di confronto globale. Questo è esattamente il modo in cui comprendiamo tutto questo e reagiremo di conseguenza, perché in questo caso stiamo parlando dell’esistenza del nostro Paese. Ma anche loro non possono non rendersi conto che è impossibile sconfiggere la Russia sul campo di battaglia”.
Quello di Putin é un discorso scollegato dalla realtà, è la valutazione unanime di Stati Uniti, Europa e Nato. “Una parte del mio cuore sperava in parole diverse, ma quella di stamattina è propaganda che già conoscevamo”, così da Kiev il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha commentato il discorso del presidente russo .
“I fatti sono diversi. La verità è che c’è qualcuno che ha invaso e qualcuno che si sta difendendo, e il paradosso è che chi è vittima di questa aggressione sta provando a presentare un piano di pace, a differenza di chi è responsabile di questa guerra”, ribadisce la premier. Gli Stati Uniti hanno denunciato quella che hanno definito “la plateale assurdità” delle parole di Putin. “Nessuno sta attaccando la Russia. C’è una sorta di irrazionalità nell’idea che la Russia fosse sotto qualche forma di minaccia militare da parte dell’Ucraina o di chiunque altro”, ha commentato il consigliere per la Sicurezza nazionale della Casa Bianca, Jake Sullivan.
Dopo la plateale sfida a Putin della visita a Kiev di Biden, il presidente russo – si sottolinea da parte americana – non ha saputo o potuto replicare. E l’imminente discorso del presidente degli Stati Uniti da Varsavia, aggiungono, metterà ulteriormente con le spalle al muro Vladimir Putin, di fronte alla storia e al mondo intero, con tutte le sue sfacciate e provate gravissime responsabilità.