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Il Golfo torna centrale nel panorama finanziario globale

Il ritorno sulla scena finanziaria degli idrocarburi, con l’impennata dei prezzi energetici, hanno fatto catapultare nel vicino Oriente manager, broker e banchieri. I grandi fondi sovrani ora devono decidere come e dove investire la liquidità, anche in vista di future transizioni

 

Come una gigantesca calamita, il Golfo Persico e gli Stati che gravitano intorno a questa regione stanno attirando lavoratori nel settore dalla finanza da tutto il mondo. Manager, banchieri, broker, una nuova corsa all’oro legata al rivalutarsi degli idrocarburi non solo nel prezzo, ma nell’importanza per i mercati occidentali. Paesi come il Qatar, gli Emirati Arabi, il Bahrain, hanno in questi mesi messo da parte una quota di liquidità che non vedevano da tempo.

Questo denaro, racconta Bloomberg, va gestito e investito accuratamente. Per questo servono competenze, le migliori al mondo, quelle che l’Occidente, per preparazione e formazione, può fornire. “L’impennata dei prezzi dell’energia”, ha scritto l’agenzia americana, “ha garantito ai fondi dei Paesi del Golfo, tra cui quelli di Arabia Saudita, Qatar ed Emirati, gestissero più di 3,5mila miliardi di dollari, un importo superiore al Pil del Regno Unito. E tutto questo ha consentito enormi investimenti in giro per il mondo. Come quello della First Abu Dhabi Bank, uno dei maggiori istituti di credito del Medio Oriente, che ha esplorato un’offerta per Standard Chartered, il colosso finanziario britannico che vale più di 20 miliardi di dollari (ma negli ultimi giorni ha negato di volerla presentare).

O come quello della più grande banca dell’Arabia Saudita, in parte di proprietà del fondo sovrano del regno, diventata il maggiore azionista del Credit Suisse. Aziende e le banche di tutto il mondo “stanno inviando grandi team in città come Riyadh e Abu Dhabi, per proporre idee di investimento e dare supporto ai governi”, chiarisce Bloomberg. Tutto questo mentre i capitali dell’Oriente continuano a cercare casa nelle grandi economie avanzate.

L’esempio più lampante è il fondo sovrano del Qatar, potenza di fuoco di 450 miliardi di dollari, il quale sta considerando investimenti nel calcio, nelle istituzioni finanziarie e nella tecnologia. La Qatar Investment Authority “sta cercando opportunità in Europa, Asia e Stati Uniti in settori come il venture capital, il fintech e la sostenibilità” ha dichiarato l’amministratore delegato del fondo Mansoor Al Mahmoud in un’intervista a Bloomberg Television. “È un momento impegnativo. L’inflazione è il tema principale per l’economia globale, lo vediamo come un’opportunità per riposizionare il nostro portafoglio. Evidenziamo i punti deboli del nostro portafoglio e attendiamo questo tipo di correzioni del mercato per colmare i punti deboli che abbiamo”.

E, tra tutti i campi, “lo sport sta diventando un tema molto importante la gente si impegna di più nello sport e la digitalizzazione lo rende più attraente per gli investitori”. Il Qatar possiede già il Paris Saint-Germain, club della Champions League, attraverso la Qatar Sports Investments e lo Stato del Golfo sta puntando a club della premier league inglese come il Manchester United, il Liverpool FC e il Tottenham Hotspur.

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