Aumento dei prezzi delle materie prime, comportamenti opportunistici, carenza di manodopera specializzata, difficoltà di accesso al credito bancario. Ecco le criticità citate nella Relazione sulla politica dell’informazione per la sicurezza presentata oggi
Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) è finito sotto i riflettori dell’intelligence italiana. Lo racconta la “Relazione sulla politica dell’informazione per la sicurezza”, curata dal Comparto Intelligence e relativa all’anno 2022 presentata oggi. “Prioritaria attenzione” è stata riservata all’efficienza dei progetti legati al Pnrr, “soprattutto in relazione al rischio che insidiose ingerenze parassitarie, a opera di variegati attori economici, possano costituire un argine alla ripresa economica mortificando le ambiziose strategie di modernizzazione del Paese”, spiegano gli Organismi.
L’azione d’intelligence, si legge, è stata orientata “all’individuazione di vulnerabilità sistemiche nazionali e di eventuali fenomeni di condizionamento dei meccanismi decisionali pubblici in grado di impattare negativamente sull’attuazione e sul rispetto del cronoprogramma, anche attraverso il monitoraggio sullo stato di avanzamento degli investimenti, la vigilanza sulla gestione finanziaria e la prevenzione di manovre ostruzionistiche o elusive ai danni dell’esecuzione del Piano”.
Tale azione si è sviluppata tenendo in considerazione il contesto in cui si inseriscono le varie fasi di realizzazione del Pnrr e di sopravvenute criticità. Tra queste, la relazione ne indica quattro: “L’incremento dei prezzi delle materie prime e dell’energia elettrica, che potrebbero generare conflittualità e disallineamenti tra committente pubblico e appaltatori; la sussistenza di comportamenti opportunistici posti in essere da taluni operatori economici e finalizzati a un’artificiosa lievitazione dei costi; la carenza di manodopera specializzata, nonché di sofisticate attrezzature tecniche non facilmente reperibili sul mercato; le difficoltà di accesso al credito bancario e l’aggravio dei costi delle fonti di finanziamento quali effetti delle politiche monetarie restrittive realizzate a livello europeo”.