Il presidente del Consiglio ha parlato di forniture militari, di ricostruzione, ma anche di un elemento non misurabile, l’amore di patria: “Mi ha ricordato la nascita dello Stato italiano: un tempo si diceva che l’Italia fosse solo un’espressione geografica. Ma col Risorgimento ha dimostrato di essere una nazione. Qualcuno diceva che era facile piegare l’Ucraina. Ma avete dimostrato di essere una straordinaria nazione”
Sceglie di citare il Risorgimento italiano il premier Giorgia Meloni ricevuta dal presidente Volodymyr Zelensky, a proposito di chi è stato disposto “a fare tutto ciò che va fatto per difendere la sua libertà, la sua sovranità e la sua identità”. La lotta ucraina come quella stagione in cui l’Italia dimostrò di essere una nazione. E ancora, nessun tentennamento da parte dell’Italia, che anzi “raddoppia” la densità del suo ruolo nella cornice euroatlantica con la conferenza sulla ricostruzione dell’Ucraina prevista in aprile.
La visita del Presidente del Consiglio, poche ore dopo quella di Joe Biden, non solo conferma la direttrice di marcia imboccata, sin dall’inizio della guerra, da Fratelli d’Italia e dalla sua leader, ma si inserisce nella rete dei ragionamenti sul come affiancare il paese in questo secondo anno di conflitto.
Punto di partenza la granitica volontà italiana di assicurare a Kiev ogni genere di supporto militare, finanziario, civile “perché si creino le condizioni di un negoziato, chi sostiene anche militarmente l’Ucraina è chi lavora per la pace”. Due i temi fisiologicamente in cima alle priorità: le armi e la ricostruzione. Quando c’è un aggredito, ha detto Meloni, tutte le armi fornite sono difensive: “attualmente la fornitura di aerei non è sul tavolo”, anche se la decisione verrà semmai di concerto con i partner internazionali. Nel frattempo da un lato in Parlamento i partiti che fanno parte della maggioranza hanno votato tutti i pacchetti previsti e dall’altro con la Francia è stato fatto un lavoro per l’invio del sistema Samp-T. “Per noi è assolutamente una priorità difendere i cieli e la popolazione dell’Ucraina e ci siamo concentrati anche sullo sminamento”.
Pollice in su da Zelensky secondo cui la “leadership” di Giorgia Meloni permette all’Ucraina di ottenere “sistemi di difesa antiaerea importantissimi”, caratterizzati da “tecnologie di avanguardia”: le forniture italiane “servono a difendere le vite”.
In secondo luogo il macro tema della ricostruzione, con il know-how delle aziende italiane “pronto a essere messo a disposizione”, ha assicurato il premier. In questo senso sarebbe un segnale importante, ha aggiunto, che l’Expo tornasse in Europa. “Roma e Odessa sono candidate per l’Expo 2030, dobbiamo provare a ragionare su come lavorare insieme, sarebbe un bel segnale europeo e di come crediamo che le cose andranno bene”.
Meloni, al netto dei tecnicismi su armi e geopolitica, ha mantenuto un approccio per così dire di “cuore” con il suo interlocutore quando ha detto che “l’amor di patria è qualcosa che nasce spontaneamente e non puoi fermare, noi dobbiamo ricordarci che la nazioni si fondano sulla dimensione dei sacrifici che si è disposti a compiere insieme e che si sono fatti insieme. Questo è un grande insegnamento che dà l’Ucraina oggi. Solo sulla verità e sulla giustizia si costruisce la pace“.
E ancora, ha garantito che Roma riconosce le legittime aspirazioni europee dell’Ucraina, “che si batte per difendere i valori europei di democrazia e libertà ed è un avamposto europeo, su questo intendiamo fare pienamente la nostra parte”. E che si prospetta un periodo di grande crescita e sviluppo, come negli anni che hanno fatto dell’Italia una grande potenza industriale: “io sono certa che negli anni a venire potremo parlare di un miracolo ucraino”.
Un passaggio sulla pace, dove serietà impone che “la comunità internazionale non accetta l’invasione di Stati sovrani, non accetta un mondo in cui è la forza a ridisegnare i confini fra gli Stati, in cui chi ritiene di essere militarmente più forte ritiene di avere il diritto di invadere suo vicino. Bisogna essere seri su questa materia”. Niente deve essere deciso senza l’Ucraina. E Roma lo ha ribadito.