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Così Usa ed Europa tornano all’attacco delle banche russe​

Mentre l’Europa mette a terra il decimo pacchetto di sanzioni, finiscono nel mirino anche a quegli istituti che flirtano ancora con Mosca. E da Bruxelles si cerca di agire sulla Banca centrale russa, per scovare la finanza sfuggita alle sanzioni

Sinistro-destro. La Russia spinge sul fronte ucraino, arruola uomini, ammassa mezzi e aumenta la potenza di fuoco. Pronta, forse, a una nuova spallata, proprio quando in occasione dell’anniversario dell’invasione. Europa e Stati Uniti, evidentemente, fiutano il pericolo e allora, nell’attesa che a Kiev arrivino i promessi aiuti sul campo, bisogna tornare a colpire lì dove fa male, sulla finanza, sul risparmio, sul credito.

L’economia della Russia, per stessa ammissione della nomenklatura della Federazione, è in difficoltà. Lo dimostra anche la recente decisione del governo di ridurre drasticamente, a partire da marzo, la produzione di petrolio di mezzo milione di barili al giorno. Meno oro nero venduto, meno incassi, anche se parzialmente mitigati dal prevedibile e scontato rialzo dei prezzi. Va bene, ma non basta. E così, mentre Bruxelles è intenta a mettere a terra il decimo pacchetto di sanzioni contro il Cremlino, gittata di 11 miliardi, ecco l’uno-due dell’Occidente.

Tanto per cominciare, gli Stati Uniti hanno deciso di andare di nuovo all’attacco delle banche russe. Come? Allargando lo spettro e sanzionando tutti quegli istituti rei di flirtare ancora con quelli dell’ex Urss. In altre parole, qualunque transazione con e verso una banca russa, sarà a sufficiente a giustificare una sanzione, magari la stessa esclusione dal circuito Swift, dell’istituto in odore di affari con Mosca. L’obiettivo è intuibile, tagliare definitivamente le gambe alla finanza russa, facendo terra bruciata anche intorno ai suoi alleati.

“Abbiamo immobilizzato circa l’80% delle attività nel settore bancario russo”, ha detto a Reuters James O’Brien, capo dell’Ufficio di coordinamento delle sanzioni del Dipartimento di Stato americano. “Stiamo esaminando altre banche e istituzioni finanziarie per vedere come la Russia tratta con il mondo esterno. È molto probabile che ci saranno più azione e nuove misure contro le banche legate al Cremlino. I governi occidentali hanno anche congelato circa 300 miliardi di dollari delle riserve della banca centrale russa. Ma non tutti i legami sono stati tagliati”.

Dall’altra parte dell’Atlantico, l’Europa non se ne sta certo con le mani in mano. Bruxelles sarebbe pronta a costringere gli istituti russi a rivelare informazioni sulle attività della Banca centrale russa. Questo, secondo quanto è in grado di raccontare Bloomberg, per ottenere un controllo e una ricognizione completa sulla portata su tutti i beni garantiti dallo Stato russo che sono stati immobilizzati nell’Ue. “Dobbiamo sapere dove si trovano e quanto valgono”, ha dichiarato mercoledì la presidente della Commissione Ursula von der Leyen. Il fine ultimo è semplice: scovare tutte le risorse della Russia ancora sfuggite all’Europa, bloccarle e utilizzarle per la ricostruzione dell’Ucraina. Fino all’ultimo rublo.

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