“Non devono esserci tentazioni di fare altrove quel che la Russia ha fatto in Ucraina, nell’Indo-Pacifico deve essere mantenuto lo status quo”, ha dichiarato il ministro degli Esteri intervenendo alla Luiss. Un messaggio chiaro a pochi giorni dall’arrivo a Roma del capo della diplomazia del Partito comunista cinese
“Non devono esserci tentazioni di fare altrove quel che la Russia ha fatto in Ucraina”. Con queste parole pronunciate ieri Antonio Tajani, vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri, ha rivolto un chiaro messaggio alla Cina nel giorno in cui Pechino ha confermato la visita in Italia di questa settimana di Wang Yi, capo della diplomazia del Partito comunista cinese. Anche la cornice delle dichiarazioni non è un dettaglio: la lectio magistralis tenuta in occasione del Luiss Diplomatic Forum 2023 sul futuro delle relazioni transatlantiche.
“Nell’Indo-Pacifico deve essere mantenuto lo status quo, noi siamo impegnati in questo senso con Nato e Unione europea”, ha spiegato Tajani evidenziando i due pilastri fondamentali della politica estera italiana, che ne sottintendono il terzo, l’alleanza con gli Stati Uniti. “Taipei deve rimanere così com’è”, ha scandito con riferimento alle mire della Cina che punta a una “riunificazione” con quella che definisce una provincia ribelle. In occasione della missione a Roma di Wendy Sherman, vicesegretaria di Stato americana, il dossier Taiwan aveva fatto il suo debutto nella relazione bilaterale. Assieme a Tajani i due, recitava una nota della diplomazia americana, “hanno discusso dell’ulteriore approfondimento della nostra alleanza per affrontare le sfide globali, tra cui la sicurezza energetica e la nostra opposizione agli sforzi unilaterali per cambiare lo status quo nello Stretto di Taiwan”.
Alla Luiss, Tajani ha anche sottolineato che “la Cina è un competitor strategico, abbiamo interessi diversi”. È un “dovere”, ha continuato, “difendere gli imprenditori dal dumping e difendere il sistema industriale con l’applicazione di regole europee” (la maggioranza ha recentemente inserito nel cosiddetto “decreto Priolo” alcune misure a difesa dell’industria italiana, che ha in Prysmian un campione internazionale, dal dumping cinese sui cavi in fibra ottica). “Vogliamo che ci siano le stesse regole”; ha proseguito Tajani: “se un’impresa italiana va in Cina e partecipa a una gara di appalto pubblico deve avere gli stessi diritti che l’azienda cinese ha quando partecipa a un appalto pubblico in Europa”.
Nei giorni scorsi, Maria Tripodi, sottosegretario agli Esteri, è stata in missione in Asia, con tappe a Singapore, in Giappone e in Vietnam. Intervistata da Formiche.net, ha spiegato che il tema Cina è “presente nell’agenda politica globale. La Cina ha effettuato progressivamente una forte tensione su Taiwan con esercitazioni nello spazio aereo e marittimo limitrofi. Unita ai crescenti investimenti nell’area del Pacifico, alla penetrazione nei porti europei e nel corno d’Africa. Tutto questo non può che generare preoccupazione nei Paesi vicini”, ha aggiunto.
È in questo contesto che Wang Yi sta per arrivare a Roma. Sulla sua agenda, come raccontato da Formiche.net, ci sono: la possibile visita di Stato di Giorgia Meloni, presidente del Consiglio, a Pechino alla luce dell’invito esteso dal leader Xi Jinping in occasione dell’incontro bilaterale a margine del G20 di Bali, in Indonesia; il futuro del memorandum d’intesa sulla Via della Seta (sul quale Meloni ha sempre avuto una posizione contraria) che scade a marzo 2024 ma si rinnova automaticamente a fine di quest’anno a meno che una delle due parti non comunichi un passo indietro (le cui modalità però non sono specificate nel documento firmato dal governo Conte nel 2019). Oggi, poche ore prima dell’arrivo a Roma di Wang, Francesco Talò, consigliere diplomatico di Palazzo Chigi, ha incontrato l’ambasciatore cinese Jia Guide. “I due hanno discusso per un’ulteriore promozione delle relazioni bilaterali e si sono scambiati opinioni sulle questioni internazionali di comune interesse”, ha reso noto la diplomazia cinese. Componente dello staff diplomatico di Palazzo Chigi è Luca Ferrari, sherpa G7/G20, ex ambasciatore in Cina, come ricordavamo ieri su queste pagine.