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Come la Difesa italiana partecipa ai soccorsi dopo il terremoto

Il ministero della Difesa italiano ha annunciato l’invio di personale ed equipaggiamenti di soccorso verso la Turchia per aiutare il Paese colpito dal sisma. Un P180 e un C130 dell’Aeronautica sono partiti questa notte, i primi di un programma che prevederà ulteriori invii e l’attivazione di una nave della Marina

Partiti nella notte i primi voli di aiuti umanitari stanziati dall’Italia diretti alle zone della Turchia colpite dal sisma. I primi velivoli sono stati un P180 e due C130 dell’Aeronautica militare con a bordo personale specializzato della Protezione civile e delle Forze armate e materiali di soccorso, parte del programma di aiuti urgenti messo a disposizione dal nostro Paese per offrire assistenza e aiuto alle unità turche impiegate nelle operazioni di soccorso nella provincia meridionale turca di Kahramanmaras, colpita il 6 febbraio da due violente scosse di terremoto.

L’impegno della Difesa

Come spiegato dal ministro Guido Crosetto in una nota, “la Difesa sta seguendo con apprensione i drammatici aggiornamenti sul sisma e, in coordinamento con la Protezione Civile, sta mettendo in campo tutte le sue disponibilità di mezzi e personale per aiutare le popolazioni colpite dal terribile sisma”. Il ministro ha anche aggiunto la vicinanza “alle popolazioni colpite dal terribile terremoto in Turchia e Siria”. Il ponte aereo attivato e coordinato dallo Stato maggiore della Difesa proseguirà con l’invio di ulteriore personale, tra cui specialisti sanitari, e prevede anche l’invio di nave San Marco della Marina militare che trasporterà da Brindisi un ospedale da campo messo a disposizione dalla regione Piemonte alla Protezione Civile e altri beni e strumentazioni da destinare alle popolazioni colpite dal sisma.

Il sisma

Il terremoto, di magnitudo 7,8 e 7,6 ha colpito le zone di confine tra Turchia e Siria, registra un bilancio delle vittime di oltre cinquemila morti e 22mila feriti. Il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, ha annunciato sette giorni di lutto nazionale per le vittime del sisma, e tre mesi di stato di emergenza. Secondo il vicepresidente turco, Fuat Oktay, le squadre di soccorso sono riuscite ad estrarre vive dalle macerie almeno ottomila persone. In Siria, il bilancio parziale è salito a 1.597 morti e oltre duemila feriti, secondo quanto riferito dalla Ong Syrian observatory for human rights (Sohr). Il bilancio comprende le vittime registrate sia nelle zone controllate dal governo di Damasco che quelle gestite dai gruppi armati sostenuti dalla Turchia nelle provincie di Idlib e Afrin.

I russi si attivano in Siria

Per quanto riguarda la Siria, il ministro della Difesa russo Sergei Shoigu ha ordinato alle forze della Federazione presenti nel Paese di contribuire alle operazioni di soccorso. “Un gruppo mobile di medici militari è stato istituito presso la base aerea di Khmeimim ed è costantemente pronto a fornire assistenza” ha dichiarato il ministero in un comunicato “così come un quartier generale operativo congiunto per coordinare le azioni delle forze e dei mezzi coinvolti nel fornire assistenza alla Siria”. Secondo Mosca, dieci task force congiunte, composte da trecento militari, oltre a 60 unità di equipaggiamento, parteciperanno agli sforzi umanitari. La Russia ha anche dichiarato di avere in standby aerei Ilyushin-76 per il soccorso d’emergenza da inviare ai due Paesi.

Le manovre di Mosca e Pechino

Il presidente russo Vladimir Putin ha avuto nei giorni scorsi una telefonata con il suo omologo siriano, Bashar Assad, offrendo l’assistenza della Russia. “Assad ha accettato l’offerta con gratitudine”, ha dichiarato il Cremlino, il cui servizio stampa ha anche annunciato una prossima telefonata tra Putin e Erdogan per discutere del sostegno in seguito al terremoto. Anche Pechino si è mossa, con il portavoce dell’Agenzia cinese per la cooperazione allo sviluppo, Xu Wei, che ha espresso solidarietà e preoccupazione per le vittime e i danni, confermando che la Cina fornirà assistenza umanitaria di emergenza.

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