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Anche il governo italiano (finalmente) apre il dossier TikTok

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Il governo italiano pensa di proibire il social ai dipendenti pubblici sulla scia della decisioni di Washington e di Bruxelles. I timori per la sicurezza nazionale a causa del trasferimento dei dati verso la Repubblica Popolare

Il governo italiano pensa di proibire l’utilizzo di TikTok ai dipendenti delle amministrazioni pubbliche, riporta Repubblica in un’ intervista al ministro Paolo Zangrillo. La proposta circola da qualche giorno dopo che la Commissione Europea ha chiesto ai propri dipendenti di disinstallare entro metà marzo il social cinese di proprietà di ByteDance.

Gli Stati Uniti tengono d’occhio la piattaforma almeno dalla presidenza Trump, quando un executive order del Presidente provò ad affrontare la “minaccia” posta dal social cinese, e il tema è di estrema rilevanza anche per l’attuale amministrazione, visto che a dicembre ha ordinato di cancellare il social dai dispositivi di tutti i dipendenti governativi. A Roma, ricorda Zangrillo, le opzioni sul tavolo delle istituzioni sono due: seguire l’esempio degli alleati o prendere una decisione diversa. E assicura tempi rapidi nell’arrivare a una sintesi.

Il Copasir, l’organo parlamentare che controlla i servizi di intelligence, si sta occupando del dossier. A dicembre ha avviato un’indagine conoscitiva su TikTok sulla scia delle iniziative che arrivano dagli Usa. Mentre in Parlamento si era registrata l’interrogazione dell’on. Deborah Bergamini.

La società ByteDance ha sempre negato di avere rapporti con il governo di Pechino, ma la comunità di sicurezza statunitense non è dello stesso avviso. Il Cfius, l’organo di Washington che controlla gli investimenti in entrata sul suolo americano, sta conducendo dallo scorso autunno una trattativa con la società cinese che dovrebbe portare a mitigare i rischi per la sicurezza nazionale, come raccontato da Formiche.net.

Similmente in Italia il sottosegretario Alessio Butti ha incontrato recentemente i rappresentanti della filiale italiana di ByteDance in un incontro sul tema cruciale del trasferimento dei dati degli utenti verso Paesi terzi.

  • Aggiornamento: riceviamo e pubblichiamo la replica della società alla notizia dell’azione del governo italiano: “I dati degli utenti italiani, così come quelli europei, non sono conservati in Cina ma negli Stati Uniti e Singapore e presto all’interno dell’Unione Europea nel data center irlandese. Così come dichiarato pubblicamente più volte, il governo cinese non ha mai chiesto l’accesso ai dati dei nostri utenti e laddove dovesse non li condivideremmo. La nostra strategia di data governance – in conformità al GDPR – si basa su un approccio volto a limitare il più possibile l’accesso ai dati, riducendone al minimo il flusso al di fuori dell’Europa, nel rispetto di rigidi protocolli di sicurezza. Così come per la decisione della Commissione Europea, vorremmo rimarcare la nostra piena disponibilità a chiarire i dubbi del governo italiano, auspicando in un confronto dettato da regole e processi certi e trasparenti”
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