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Ucraina, Ue e superbonus. Le buone prassi del governo Meloni secondo Gardini

Conversazione con la parlamentare di FdI: “Oggi gran parte della stampa internazionale concorda nel dire che Giorgia Meloni è una brava leader e che finalmente l’Italia ha un presidente del Consiglio che rappresenta il proprio Paese. Mi sembra che qualche giornale italiano, invece, non se ne sia accorto. È questo il tallone d’Achille italiano”

Questo governo, dice a Formiche.net l’onorevole di Fratelli d’Italia Elisabetta Gardini, sta dimostrando di saper affrontare le situazioni e di porvi rimedio. Lo ha fatto con il superbonus (“per mettere un freno ad una devastante un’emorragia di soldi”), lo ha fatto sull’Ucraina (“con Giorgia Meloni che, già dall’opposizione, si è sin dall’inizio schierata accanto a Kiev per difendere la libertà di questo Paese”) e lo farà anche in occasione delle elezioni europee del prossimo anno, con il lavorìo progettuale tra Ecr e Ppe, in una Europa dove “ciò che propone Timmermans è una transizione ecologica che ci consegna mani e piedi alla Cina”.

Il mondo libero è debitore dell’Ucraina, ha detto Giorgia Meloni nel primo anniversario della guerra: con quale consapevolezza il premier torna dalla visita a Kiev?

Di aver subito messo l’Italia dalla parte giusta: noi abbiamo avuto una una leader che, già dall’opposizione, si è sin dall’inizio schierata accanto a Kiev per difendere la libertà di questo Paese. È trascorso un anno purtroppo e ci troviamo con un bilancio veramente drammatico perché vediamo solo distruzione, morti, dolore e sofferenza. Giorni fa ho parlato con una signora di Odessa e aveva le lacrime agli occhi nel raccontarmi di suoi amici che non ci sono più, o di chi ha perso occhi e gambe. Quando si parla con loro di persona, solo in quel momento si pensa cosa accadrebbe se, ad esempio, un nostro figlio dovesse andare in guerra: è una cosa straziante quindi ovviamente tutto quello che noi stiamo facendo lo stiamo facendo perché ci sia una pace e ci sia una pace giusta. E come diceva Giovanni Paolo II non c’è pace senza giustizia, non c’è giustizia senza verità. Questa è secondo me la stella la stella polare delle nostre azioni.

Dopo la visita del presidente del Consiglio a Kiev è stata la volta di una missione delle commissioni esteri: questa vicinanza delle istituzioni è utile anche per chiudere le voci su su presunte divisioni al sostegno all’Ucraina?

Assolutamente. Devo dire che noi abbiamo purtroppo un’opposizione abbastanza scomposta che rappresenta ancora una modalità di agire sbagliata, che la sinistra ha nelle sue corde: non fa quadrato al livello internazionale attorno al Paese, alle proprie istituzioni e al proprio governo. Avendo vissuto per molti anni a Bruxelles quando ero europarlamentare ho osservato che dinanzi a qualche problema interno gli spagnoli, i tedeschi, i polacchi avevano l’abitudine di fare squadra attorno al proprio Paese. Noi no, perché abbiamo una sinistra che addirittura monta ad arte delle criticità per far fare brutta figura a livello internazionale al governo in carica, cosa che a parti inverse non è mai successo. È accaduto anche quando Giorgia Meloni è diventata premier, con alcune cancellerie europee molto preoccupate proprio perché era stata descritta dalla sinistra italiana in un modo totalmente diverso dalla realtà. Oggi per fortuna gran parte della stampa internazionale lo ha riconosciuto in occasione del bilancio fatto sui primi cento giorni di governo. Concordano nel dire che è una brava leader e che finalmente l’Italia ha un Presidente del Consiglio che rappresenta il proprio Paese. Mi sembra che qualche giornale italiano, invece, non se ne sia accorto. È questo il tallone d’Achille italiano.

Il Financial Times, dopo l’Economist, la Faz, Le Figaro e il Times, ha scritto che i conti italiani tengono. Merito anche di scelte oculate, come lo stop al superbonus?

Non viene bloccato il superbonus in quanto tale, ma la misura fuori controllo che era stata ideata dal Conte II che aveva creato una bolla e che ha contribuito, con il reddito di cittadinanza ed altre amenità, a scassare i conti dello Stato. Lo abbiamo bloccato per non mettere a rischio le politiche di sviluppo e le politiche sociali: sarebbe stata una devastante emorragia di soldi pubblici. Anche qui vedo una sinistra che sbraita in modo scomposto e che continua ad attaccare il governo Meloni, mentre non fa mea culpa su una misura che ci ha portati al disastro, a cui noi stiamo rimediando. Il vero errore imperdonabile sarebbe stato di continuare a tassare le tasche degli italiani lasciando le cose così come stanno. Aggiungo che dalla riunione fatta a Palazzo Chigi con tutti gli attori coinvolti è emerso un clima collaborativo, nella consapevolezza che questo purtroppo era un passaggio obbligato e adesso assieme si troverà una soluzione per le situazioni critiche in cui famiglie e imprese incolpevolmente si trovano incagliate. Questo governo sta dimostrando di saper affrontare le situazioni e di porvi rimedio. Non dimentichiamo che ora bisogna dare priorità allo sviluppo del Paese, che è mancato in questi anni grazie al fatto che con tutti i soldi che sono stati sperperati con il reddito di cittadinanza, il super bonus, il cashback, i monopattini e i banchi a rotelle si sarebbe potuto mettere in campo qualcosa di strutturale che riaccendesse, davvero, il motore del Paese.

Guardando alle elezioni europee del 2024, come pensate di rafforzare il dialogo tra Ecr e Ppe per arrivare ad una Commissione Ue politica?

Conoscendo come funziona il Parlamento europeo, osservo che l’innaturale coalizione tra il Ppe e i socialisti non funziona: il Partito Popolare ha vinto le sue migliori battaglie quando è riuscito a coinvolgere nelle votazioni tutto quello che stava alla sua destra. Mi auguro che nel 2024, e i segnali ci sono in parecchie nazioni, vi sia un Parlamento che abbandoni i partiti che a sinistra fanno solo ideologia e che stanno portando l’Europa alla desertificazione industriale. Mi auguro inoltre che ci sia un voto che premia le forze di centro e di centrodestra, che hanno invece questa concretezza e questa capacità di coniugare per esempio la transizione ecologica con la transizione industriale. É un aspetto molto pregnante: ciò che propone Timmermans è una transizione ecologica che ci consegna mani e piedi alla Cina e non mi sembra un grande affare sottrarsi alla dipendenza della Russia per gettarsi in una dipendenza dalla Cina. Sono delle ubriacature, come quando in passato si voleva fermare il manifatturiero per avere in Europa solo l’economia, la finanza e i servizi. Sbagliato. Personalmente apprezzo l’auto elettrica ma non mi convince il fatto che si decida ora per trasformare tutto in elettrico, senza riflettere sui posti di lavoro persi oppure su come dovranno regolarsi i cittadini.

@FDepalo


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