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L’Ue lancia la piattaforma contro la disinformazione e l’interferenza estera

Di Arije Antinori
Josep Borrell

L’Information Sharing and Analysis Center si pone l’obiettivo di monitorare l’attività di manipolazione informativa condotta dagli attori esteri e di coordinare gli Stati membri per far fronte alla minaccia e smascherare i responsabili. Il quadro di Arije Antinori, professore di Criminologia e sociologia della devianza alla Sapienza ed esperto dell’Osservatorio europeo sull’odio online

Nel suo discorso di apertura dell’evento “Beyond disinformation – EU responses to the threat of foreign information manipulation”,  Josep Borrell (Alto rappresentante dell’Unione europea per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, nonché vicepresidente della Commissione) ha sottolineato la pericolosità della disinformazione dilagante, soprattutto online. In particolare, Borrell ha posto l’attenzione sulla centralità della manipolazione dell’informazione e dell’inteferenza estera (foreign information manipulation and interference, o Fimi), di cui le principali protagoniste sono oggi Cina e Russia. Quest’ultima, infatti, con l’invasione militare dell’Ucraina ha investito in modo significativo nella progressiva ingegnerizzazione del processo disinformativo. L’Alto rappresentante ha inteso precisare che le operazioni Fimi rappresentano una minaccia alla sicurezza, non solo delle istituzioni europee, degli Stati Membri e dei cittadini europei, bensì a livello globale.

Nel corso dell’evento è stato presentato il Report 2022 sulle attività di European External Action Service (Eeas) per il contrasto della Fimi, con il contestuale annuncio dell’istituzione, all’interno di Eeas, del nuovo Information Sharing and Analysis Center, una vera e propria piattaforma decentralizzata di cross-domain infosharing, scambio informativo interdominio in tempo reale.

Il quadro di complessità della minaccia alla sicurezza rappresentata dalla Fimi emerge dalle diverse attività condotte da Eeas per garantire il perseguimento di obiettivi chiave, come: il rafforzamento della consapevolezza situazionale (situational awareness), da cui la stretta collaborazione con Enisa avviata lo scorso anno; lo sviluppo di politiche specifiche, strategie e strumenti per rispondere alla minaccia; il supporto in termini di comunicazione strategica alle delegazioni dell’Unione e alle missioni/operazioni di Politica di sicurezza e difesa comune (Csdp); il potenziamento della resilienza pubblica e della consapevolezza della minaccia Fimi all’interno dell’Unione, anche attraverso le attività di collaborazione in particolare con i Paesi dei Balcani Occidentali e del Mena;, la resilienza e il capacity building nei Paesi vicini, con le azioni dedicate all’Ucraina, ma anche ai media indipendenti russi; infine, la cooperazione con i partner internazionali, in particolare Nato, Usa e Canada.

Occorrerà, tuttavia, attendere la fine di febbraio per riscontrare, in occasione dei lavori dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, l’omogeneità o meno, soprattutto in termini di consapevolezza della pericolosità Fimi, in particolare degli Stati africani ove non sembra trovare riscontro la prospettiva dell’Unione. Probabilmente pesa la strategia di infowar che la Russia sta conducendo negli ultimi anni, la cui penetrazione nell’opinione pubblica di alcuni Stati africani è favorita dalla presenza russa sul posto, in particolare attraverso i contractors del Gruppo Wagner.

In tale scenario, l’Information Sharing and Analysis Center si pone, quindi, l’obiettivo di monitorare l’attività di manipolazione informativa condotta dagli attori esteri e di coordinare gli Stati membri, anche grazie al coinvolgimento delle principali ong impegnate nel contrasto della Fimi, al fine di disvelare gli attori coinvolti nel processo disinformativo.

Da qui una riflessione su quella che ritengo essere la principale sfida dell’Information Sharing and Analysis Center alla luce del complesso sistema di coordinamento degli Stati Membri nel contrasto della Fimi. Il carattere ormai endemico e pervasivo della disinformazione, in un quadro di crescente misinformazione e diffusa malinformazione, mette in luce quanto la democrazia sia un sistema che si fonda sull’informazione dei cittadini da cui dipende sempre più la fiducia di questi nello Stato. Pertanto, la natura evolutiva della Fimi si sostanzia in modo crescente a livello ibrido, non più come accessoria e/o supportiva, ma in quanto componente essenziale di strategie multidimensionali integrate aggressive, aventi, tra l’altro, profili sostanziali, in termini di impatto, rispettivamente di cybersecurity e guerre économique. Ciò implica non solo il coordinamento tra gli Stati membri ed Eeas, ma l’imprescindibile necessità, da un lato, di sviluppare quanto prima un modello di attribuzione di specifiche competenze e funzioni a organi centrali, anche attraverso la costituzione di entità ad hoc, e dall’altro di garantire l’organizzazione di un’adeguata quanto tempestiva fusione informativa in grado di consentire una profonda valutazione degli impatti delle campagne Fimi sulla sicurezza nazionale, rispettivamente sul breve, medio e lungo termine.

In conclusione, diviene vitale per le democrazie europee l’adattamento strutturale, tanto interno quanto esterno, alla diffusione massiva di media sintetici all’interno dell’ecosistema (cyber-)sociale come ulteriore fattore di accelerazione evolutiva delle strategie e campagne di manipolazione dell’informazione e interferenza estera. Specie nel contesto della rapida transizione dal tradizionale modello di hybrid warfare a forme di conflitto sempre più integrato – Fimi, cyber e guerre économique – ad intensità variabile nello scenario ibrido della post-verità, considerando tra l’altro il significativo impatto che avrà nei prossimi anni sulla sicurezza nazionale e dell’Unione.


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