Skip to main content

Una storia di vetro. I 75 anni dell’Associazione degli industriali del settore

Murano, ma anche le eccellenze della Toscana che risalgono al XIII secolo come i vetrai di Empoli, detti “bicchierai” in quanto soffiatori di bicchieri. Questo e molto altro si può leggere nel volume “Una storia di vetro”, dedicato ai 75 anni di Assovetro, l’Associazione di Confindustria degli industriali del vetro, curato da Federica Cingolani, storica firma del giornalismo ambientale

Le perle di vetro di Murano, le “murrine”, conosciute in tutto il mondo, nel 2020 sono diventate Patrimonio dell’Umanità. L’Unesco, infatti, le ha inserite nella sua lista dei beni immateriali. E sempre a Murano, verso la metà del XV secolo, vengono prodotte le prime bottiglie. Il loro uso si intensifica due secoli dopo quando in Inghilterra viene prodotta la bottiglia di vetro verde. Solo all’inizio del Novecento, negli Stati Uniti, viene inventata la macchina automatica per la produzione in serie di bottiglie. Ma non solo Murano. Anche la Toscana ha le sue eccellenze che risalgono al XIII secolo: i vetrai di Empoli, detti “bicchierai” in quanto soffiatori di bicchieri. Ma c’è tanto altro nel volume “Una storia di vetro”, pubblicato alla fine dello scorso anno e dedicato ai 75 anni di Assovetro, l’Associazione di Confindustria degli Industriali del Vetro (1947-2022), curato da Federica Cingolani, storica firma del giornalismo ambientale.

Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, l’Italia si trova a fare i conti con un quadro economico caratterizzato da una “caduta drammatica dei consumi, da una sostanziale interruzione del commercio internazionale e da un apparato industriale che deve affrontare il problema della riconversione e dell’ammodernamento”. In questo clima l’industria vetraria nazionale riprende la sua attività in un Paese che si sta risollevando grazie agli ingenti stanziamenti del Piano Marshall. Nel 1947 viene costituita l’Associazione Nazionale degli Industriali del Vetro, per “promuovere, rappresentare e tutelare gli interessi della categoria”, alla quale appartengono le imprese che fabbricano, lavorano e trasformano il vetro.

Gli anni del boom economico sono particolarmente proficui per un Paese la cui industrializzazione, fondata sulla rapida crescita delle piccole e medie imprese, subisce una forte impennata. “uno dei miracoli economici del continente europeo”, secondo il quotidiano inglese Daily Mail. E il Financial Times attribuisce alla lira italiana l’Oscar della moneta più salda dell’Occidente. Il Pil sfiora un aumento del 7%, il reddito nazionale aumenta del 50%, i consumi privati segnano un più 8%, le esportazioni crescono dell’11%, “la vita quotidiana è rivoluzionata dalla diffusione di beni di consumo come macchine, televisori, frigoriferi, lavatrici e altri elettrodomestici”. Alla fine degli Anni Sessanta si conclude la stagione del boom: nel ’68 arriva il movimento studentesco, nel ‘69 le lotte operaie e l’autunno caldo, nel ’70 lo Statuto dei lavoratori.

Gli anni Settanta sono un decennio di grandi cambiamenti e di importanti riforme. La crisi energetica del 1973 colpisce popolazione e imprese. Nel 1978 viene istituito il Servizio Sanitario Nazionale e vede la luce la Legge 180 che abolisce i manicomi e la Legge 194 che introduce, anche in Italia, l’interruzione volontaria di gravidanza. E iniziano a prendere forma i provvedimenti a tutela dell’ambiente, anche se bisognerà attendere fino al 1982, con il Dpr 915, per avere una disciplina organica su riciclo, riuso e recupero dei rifiuti. “La produzione vetraria cresce trainata dai consumi, mentre investimenti tecnologici e innovazioni negli impianti ne rinnovano il look” e il settore del vetro da imballaggio “compie importanti investimenti tecnologici per offrire al mercato contenitori sempre più leggeri, resistenti e maneggevoli”.

Ma nuovi materiali per l’imballaggio di liquidi ed alimenti stanno arrivando sul mercato che iniziano a scalzare il vetro dalla sua posizione quasi monopolistica. L’acqua minerale entra sulle tavole degli italiani e, pian piano, “la classica bottiglia in vetro verde cede il passo a quelle in Pet per le acque frizzanti e Pvc per quelle naturali”, una evoluzione naturale dei consumi che Assovetro non riesce ad arginare. Nel 1978 l’Associazione da il via a due esperimenti di raccolta differenziata del vetro a Padova e a Parma, come già avviene in alcune grandi città europee. Grazie al buon andamento di queste prime sperimentazioni, nel 1981 la raccolta differenziata del vetro viene estesa ad altre 15 città del Nord Italia.

Negli anni Ottanta, per la prima volta, si registra una diminuzione della produzione vetraria e dell’occupazione nel comparto. In compenso si sviluppa una sempre crescente coscienza ambientale e si registra un’intensa attività legislativa che culminerà con l’istituzione del Ministero dell’Ambiente nel luglio ’86 con la Legge 349. Il Dpr 915 del 1982 e la Legge 441 del 1987, recependo alcune direttive comunitarie, mettono ordine nella gestione dei rifiuti, favorendo il riciclo e il recupero dei materiali. Nel 1989 nascono i primi Consorzi nazionali di vetro, metalli e plastica, con l’approvazione da parte del Ministero dei loro Statuti. Viene anche stabilito un “contributo di riciclaggio” e una “convezione tipo” tra i Consorzi e i Comuni per la raccolta differenziata dei rifiuti di imballaggio in vetro, carta e metalli.

Negli anni Novanta si assiste a un’imponente produzione legislativa che interessa l’industria del vetro in tutti i suoi aspetti, “dal risparmio energetico degli edifici alla sicurezza dei luoghi di lavoro, dalle certificazioni sui materiali da costruzione a tutto il pacchetto consistente di normative ambientali, in primis il Decreto Ronchi sui rifiuti del 1997 che ridisegna il sistema di gestione dei rifiuti in Italia”. Il riciclo del vetro continua a crescere di anno in anno e nel 1993 taglia lo storico traguardo  del milione di tonnellate trasformate in quattro milioni di nuovi contenitori.

E siamo al nuovo millennio, l’attentato alle Torri Gemelle, la crisi economica globale del 2008-2009 che impatta in maniera drammatica sulla vita delle imprese. Arriviamo alla fine del decennio con la crisi sanitaria dovuta al Covid-19 e la chiusura delle attività che “costringe metà delle vetrerie italiane a restare improduttive per tre mesi, accumulando perdite ingenti”. Eppure  l’industria degli imballaggi in vetro, oltre ad essere la prima in Europa, è anche tra le più sostenibili e “nel 2020 ha raggiunto un tasso di riciclo pari al 79%, ben al di sopra di quel 75% previsto dall’Unione Europea per il 2030”. Gli italiani sono tra i principali consumatori di vetro in Europa con un valore annuo pro capite pari a 78,5 euro; (i tedeschi sono a 75,6 euro; i francesi a 64 euro; gli inglesi a 58,5 euro).

 


×

Iscriviti alla newsletter