Colloquio con l’economista e docente a Tor Vergata. Attenzione a non confondere un po’ di emotività, assolutamente pacifica dopo il caso Svb, con una vera mancanza di liquidità. La Bce? I tassi impatteranno sulle banche europee ma non possiamo permetterci un’inflazione più alta di quella americana
Deutsche Bank e Credit Suisse sono due spie di allarme, ma da qui a parlare di una crisi sistemica o, peggio, di un contagio, ce ne vuole. Michele Bagella, economista e docente di economia monetaria a Tor Vergata, non intende fare la Cassandra. Molto meglio provare ad essere ottimisti, anche dinnanzi a un titolo che in Borsa ha perso il 10% in un giorno.
E dinnanzi alla seconda banca svizzera, riacciuffata per i capelli. Raggiunto di buon mattino da Formiche.net, dice la sua. “Mi pare prematuro parlare di crisi per le banche. Negli Stati Uniti il fallimento di Svb ha creato un allarme generalizzato degli operatori, normale che ci siano un riflesso emotivo sull’Europa”, spiega Bagella.
“Deutsche Bank non mi pare sia in condizioni di illiquidità, nonostante la tonnellata di vendite in Borsa. Non prevedo un disastro della banca, o quanto meno me lo auguro. Un po’ di panico ci può stare, ma un conto è l’isteria, un conto è la crisi di una banca”. Paragonando i casi americani con quelli europei, l’economista fa notare come “il sistema di vigilanza negli Usa sia molto più lasco, l’assicurazione dei depositi in America ha le maglie più larghe rispetto a noi. Gli Stati Uniti, nel tempo, sono diventati un ambiente poco regolamentato se vogliamo fare un raffronto con l’Europa. Non che qui da noi ci siano un’assicurazione totale dei depositi, però…”
E i tassi? Visti come i grandi colpevoli del fallimento di Svb? Cosa farà la Bce, adesso? Bagella ha pochi dubbi. “Guardi, con franchezza interpreto le ultime decisioni della Bce come un blocco della strategia degli annunci preventivi, a cui si faceva molto ricorso in precedenza. Dovevano esserci tre aumenti di 50 punti base, peraltro ravvicinati, e il presidente Lagarde lo ha fatto. Ora, non c’è dubbio che l’aumento dei tassi sta penalizzando le banche, perché impatta sui loro portafogli e dunque sull’attivo”.
Tuttavia, “non possiamo immaginare un’Europa che si tiene un’inflazione più alta di quella americana, perché ci sarebbero ripercussioni importanti sul mercato dei cambi. Vede, ormai la politica monetaria non è più così indipendente, le scelte della Bce in qualche modo riflettono gli orientamenti della Federal Reserve. Il mercato finanziario ormai è globale e integrato. Ma tornando alle banche, sono sicuro che le due vigilanze sapranno come intervenire”.