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Cina, Iran e Russia si esercitano lungo l’asse indo-abramitico

Le tre nazioni si muovono insieme tra le acque che collegano Mediterraneo allargato e Indo Pacifico. L’obiettivo dell’esercitazione è la sicurezza marittima, oggetto delle attività di europei, statunitensi e indiani esattamente nelle stesse acque

Russia, Cina e Iran hanno lanciato un’esercitazione sul Golfo dell’Oman che dovrebbe attirare l’attenzione di quell’asse indo-abramitico che connette Indo Pacifico e Mediterraneo allargato.

Il ministero della Difesa russo ha dichiarato in un comunicato che le esercitazioni trilaterali, denominate “Security Bond 2023”, sono iniziate ufficialmente ieri, mercoledì 15 marzo, nelle vicinanze del porto iraniano di Chabahar, dove il Mar Arabico si fonde con l’Oceano Indiano. La parte più consistente delle manovre, quella navale, si svolgerà tra oggi e venerdì.

L’intento strategico dei tre Paesi è quello di rafforzare la cooperazione reciproca e creare anche un sistema di sicurezza marittima che richiama la lungo l’area di snodo delle interconnessioni tra la regione mediterranea e quella indo-pacifica. Lanciate nel 2019, è la terza volta che le manovre si svolgono.

Nel suo annuncio, il ministero della Difesa cinese ha dichiarato che le esercitazioni “contribuiranno ad approfondire la cooperazione pratica tra le marine dei Paesi partecipanti […] e a infondere energia positiva alla pace e alla stabilità regionale”. Quest’ultimo è un evidente richiamo al ruolo svolto dalla Cina ospitando a Pechino la firma dell’accordo di appeasement tra Iran e Arabia Saudita. Primo successo pubblico della Global Security Initiative, il programma di proiezione globale lanciato dal leader Xi Jinping.

Narrazioni e interessi

Per la Russia, c’è l’opportunità di dimostrare capacità militare in un momento complesso, mentre l’invasione dell’Ucraina procede con difficoltà, e contemporaneamente dimostrarsi meno isolata di quanto l’Occidente vorrebbe. Per l’Iran, le esercitazioni dimostrano la possibilità di spostare l’asse di proiezione verso l’Oceano Indiano, dimostrandosi una nazione asiatica e orientata verso Est. Per la Cina, accerchiata dal fronte di contenimento che gli Stati Uniti stanno costruendo nell’Indo Pacifico, l’allargamento delle attività alla porzione occidentale della regione indo-pacifica è strategicamente utile.

Il responsabile delle comunicazioni strategiche del Consiglio di sicurezza nazionale degli Stati Uniti, John Kirby, ha detto alla Cnn “Lo terremo d’occhio, lo monitoreremo, ovviamente, per assicurarci che non ci sia alcuna minaccia derivante da questa esercitazione per i nostri interessi di sicurezza nazionale o per quelli dei nostri alleati e partner nella regione”. “Ma le nazioni si addestrano. Noi lo facciamo sempre”, ha aggiunto, come dire che si tratta di business as usual.

La sicurezza marittima

La Cina ha inviato il cacciatorpediniere missilistico guidato Nanning per partecipare alle esercitazioni, che sono incentrate sulla ricerca e il salvataggio in mare e su altre missioni non di combattimento. Pechino mantiene quella che per ora è la sua unica base militare all’estero, completa di molo navale, a Gibuti, situato proprio di fronte al Golfo di Oman, sul choke point di Bab el Mandeb, verso il Corno d’Africa. 

Quell’area è particolarmente importante per la sicurezza marittima, perché battuta da rotte commerciali dal valore di miliardi di dollari ogni anno, e contemporaneamente oggetto di varie problematiche connesse a forme di contrabbando, realtà criminali (pirateria) e interessi strategici. Vari Paesi europei, tra cui l’Italia, vi si muovono per monitoraggi e attività simili a quelle testate dall’asse russo-sino-iraniano. Anche l’India vi proietta interesse, perché cuore del sistema I2U2 con Stati Uniti, Emirati Arabi Uniti e Israele, e oggetto delle attenzioni del nuovo Information Fusion Center – Indian Ocean Region, programma di sicurezza marittima della Marina Indiana.

La denuncia di Kurilla

Parlando in audizione davanti alla Commissione Servizi armati del Senato statunitense, il generale Michael Kurilla, comandante del CentCom, ha detto oggi, giovedì 16 marzo, che soltanto negli ultimi 30 giorni le forze navali americane hanno fermato 5 grosse spedizioni di armi iraniane dirette verso lo Yemen – dove riforniscono i ribelli Houthi.

Le intercettazioni sono avvenute, come spesso accaduto in questi sette anni di guerra civile yemenita, all’interno del bacino che va dal Golfo dell’Oman a quello di Aden/Corno d’Africa.

La dichiarazione del comandante statunitense si scontra con l’annuncio cinese di aver raggiunto un accordo con l’Iran per interrompere questi trasferimenti di armi agli Houthi nell’ambito del riapproccio politico-diplomatico con l’Arabia Saudita.


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