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Clima, l’Onu indica quattro soluzioni per salvarci. Ecco quali

Spingere sulle rinnovabili, ridurre le emissioni di metano, proteggere gli ecosistemi ed efficientare i consumi. Ecco le istruzioni delle Nazioni Unite per raggiungere gli obiettivi climatici entro il decennio

 

L’emergenza climatica non accenna ad alleviarsi. I dati emersi dall’ultimo report dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc) dell’Organizzazione Nazioni Unite, il principale organismo scientifico internazionale per la valutazione dei cambiamenti climatici, lo confermano: le emissioni di gas serra nel mondo continuano ad aumentare, fino a raggiungere livelli record nel 2022, e col passare del tempo diventa sempre più complesso mettere in campo le soluzioni.

Per cercare di frenare l’escalation sull’emergenza clima servono tagli rapidi, drastici e prolungati delle emissioni, come conferma lo studio Ipcc. Nelle parole di Hoesung Lee, presidente dell’ente, “stiamo camminando quando dovremmo correre”. Il tempo è un fattore decisivo: per limitare il riscaldamento a 1,5 °C rispetto ai livelli preindustriali, obiettivo fissato dagli accordi di Parigi, le emissioni annuali di gas serra dovranno essere ridotte di quasi la metà entro il 2030.

L’avvertimento è netto: fermare il cambiamento climatico sarà ancora complicato e costoso. Secondo un riassunto del report Ipcc pubblicato dalla rivista specializzata MIT Technology Review, le riduzioni delle emissioni a lungo termine potrebbero basarsi su soluzioni che non sono ancora state dimostrate su larga scala, come la rimozione diretta dell’anidride carbonica dall’atmosfera. Tuttavia, esistono già soluzioni tecnologiche e ragionevolmente economiche che si possono schierare su grande scala.

La prima è la transizione dai combustibili fossili alle fonti di energia rinnovabili, come ad esempio l’energia eolica e solare. Il crollo dei costi di entrambi (quello dei pannelli è diminuito di circa l’85% nell’ultimo ventennio) ha aiutato. Dunque, spiega la rivista, “l’implementazione di nuovi parchi solari ed eolici può essere persino più economica della semplice manutenzione delle centrali elettriche a carbone esistenti”. E il report consiglia un migliore accesso ai finanziamenti, in particolare per i Paesi in via di sviluppo, per aiutare a far fronte ai costi iniziali e accelerare la transizione.

La seconda raccomandazione è ridurre le emissioni di metano dalla produzione e dai rifiuti di combustibili fossili: “A breve termine, il metano è circa 80 volte più potente come gas serra rispetto all’anidride carbonica. Ridurre le emissioni di metano in questo decennio sarà la chiave per raggiungere gli obiettivi climatici e limitare i livelli di picco di riscaldamento”. Tra le fonti di metano da ridurre ci sono la produzione di petrolio e gas e lo spreco di cibo.

La terza via passa dal proteggere gli ecosistemi naturali che catturano la CO2, cosa che può avere grandi benefici nella riduzione delle emissioni. Tra questi, le foreste pluviali tropicali sono le più “efficienti”, per cui la loro preservazione può essere un modo economico e di alto valore per rallentare il cambiamento climatico, rilevano gli scienziati dell’Onu.

Infine, il report consiglia di efficientare l’utilizzo di energia nei veicoli, nelle case e nell’industria: “Il passaggio ai mezzi pubblici e alla bicicletta per alcune esigenze di viaggio potrebbe essere un modo economico per limitare le emissioni a breve termine. E aumentare l’efficienza in tutto, dai veicoli agli elettrodomestici, cosa che spesso finisce per ripagarsi da sola, riduce anche le emissioni”. I guadagni di efficienza possono anche contribuire a far progredire la decarbonizzazione in settori come l’aviazione e il trasporto marittimo, che saranno molto più difficili da ripulire a lungo termine.

Più passa il tempo, più aumenta lo sforzo necessario per fermare il riscaldamento globale. Il punto fondamentale, sottolinea il report, è che mettere a terra queste soluzioni esistenti da subito si tradurrà in un risparmio immenso nel futuro. Peter Thorne, climatologo e autore del rapporto, conclude che “se avessimo avuto la lungimiranza di agire in modo significativo nel 1990, avremmo avuto una vasta gamma di opzioni a nostra disposizione”. Oggi, con l’urgenza che incalza, serve agire subito.

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