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Conservatori e Atlantici. Il Cpac di Trump spiegato da Carlo Fidanza (FdI)

Il capodelegazione di FdI al Parlamento europeo, presente a Washington per partecipare al Cpac, racconta in questa intervista a Formiche.net cosa è emerso dalla più grande manifestazione dei repubblicani che si tiene ogni anno negli Usa e inaugurata da Ronald Reagan nel 1974

L’Italia si candida a svolgere un intenso ruolo in Ue per costruire la risposta europea al piano anti-inflazione Usa, nella consapevolezza che sui dossier più delicati come crisi ucraina, l’essere baluardo euroatlantico verso la Cina e maggiori relazioni commerciali transatlantiche, l’impegno di Fratelli d’Italia sarà costante.

Lo dice il capodelegazione FdI al Parlamento europeo Carlo Fidanza, che Formiche.net ha raggiunto telefonicamente a Washington dove si trova per partecipare al Cpac, l’appuntamento annuale organizzato dalla Conservative political action conference, la più grande manifestazione dei repubblicani che si tiene ogni anno negli Usa e inaugurata da Ronald Reagan nel 1974.

Oltre a Carlo Fidanza, presenti Nicola Procaccini (neo eletto copresidente del gruppo Ecr), Antonio Giordano (segretario generale ECR Party), Federico Mollicone, Mauro Rotelli, Andrea Di Giuseppe, Gianluca Caramanna, Fabio Pietrella, Fabio Roscani, Simona Petrucci, Paola Ambrogio, Paolo Marcheschi, Elena Leonardi.

Cosa significa per Fratelli d’Italia la vostra presenza al Cpac di Washington?

Si tratta di un passaggio che serve a dare seguito a una relazione che, negli anni, si è consolidata con il Cpac e che ha visto la presenza di Giorgia Meloni: ci tenevamo a dare continuità a questo rapporto anche in una fase in cui ovviamente il premier ha un’altra agenda e lavora su un livello di cancellerie. Per cui spetta a noi mantenere rapporti più politici, a maggior ragione nel caso degli Stati Uniti dove c’è un’amministrazione democratica. La missione è stata impreziosita dall’incontro molto interessante e proficuo con l’Ambasciatrice d’Italia a Washington, Mariangela Zappia, al fine di sintonizzarci sulle priorità sia rispetto al lavoro svolto dall’ambasciata, sia nelle relazioni bilaterali fra Italia e Stati Uniti.

Cosa aggiunge il vertice con tre più importanti think tank repubblicani, la Heritage Foundation, l’Hudson Institute e l’International Republican Institute?

L’opportunità di avere una visione più ampia del dibattito in corso qui rispetto al tema delle primarie. C’è una forte impronta trumpiana, anche se abbiamo seguito l’intervento della Haley e di Pompeo. Chiaramente però pesa l’assenza di De Santis. Per cui questa panoramica è importante per noi, al fine di costruire relazioni il più ampie possibili, qualunque sia l’esito delle primarie. Il Gop è per noi interlocutore privilegiato, anche se al momento vedo che non è semplice per loro dialogare con la frangia centrista del partito: per cui, un momento dopo la celebrazione della primarie, chi vincerà dovrà poi provare a battere la sinistra.

Quale il dividendo politico che FdI e Ecr incassano da questa presenza?

Dal punto di vista della collocazione culturale, FdI ha fino ad oggi raggiunto una meta: se questa possa preludere alla nascita di un partito unico del centrodestra, secondo me al momento non lo valuto come opzione realistica. La pluralità di anime dentro un grande partito come il Gop si percepisce qui negli Usa, mentre in Italia no. Quando ci abbiamo provato col Pdl è finita male perché l’abbiamo fatto a freddo. È stato fatto lavoro sostanzioso in questi anni da FdI e non è detto che possa produrre rapidamente un altro esperimento. Da questo punto di vista mi sento molto realista.

Sul fronte comune Ue-Usa l’Italia ha un ruolo importante che si traduce in un argine alla Cina, così come osservato da Giorgia Meloni da Abu Dhabi. Come implementare lo status italiano di baluardo euroatlantico?

Esattamente un anno fa da questo palco Giorgia Meloni pronunciò parole nette sull’invasione in Ucraina, proprio a dimostrazione di voler essere dalla parte della libertà. La Cina rappresenta l’altro grande tema geopolitico su cui noi possiamo svolgere un ruolo importante: mi pare che ci sia comunque l’intenzione di porre fine al memorandum con Pechino che noi abbiamo fortemente criticato quando venne fatto dal primo governo Conte. Ma, aggiungo, con l’accortezza di non dare segnali di totale ostilità, dal momento che l’Italia è collocata all’interno di un contesto europeo dove la Cina è stata definita dall’Ue un rivale economico. Per cui attenzione ai rivali, ma senza dare segni di rottura totale. É in corso un lavoro intenso da parte del governo per trovare la formula giusta che continui nell’operazione di rassicurazione nell’essere baluardo euroatlantico verso una Cina sempre più ingerente nelle nostre democrazie e nelle nostre economie, anche con rifermento alla penetrazione in Africa. Siamo anche attesi a una coerenza rispetto a quello che abbiamo sempre sostenuto in passato su questo tema.

Quale la risposta europea al piano anti-inflazione Usa, anche nell’ottica di maggiori relazioni commerciali transatlantiche?

Durante l’ultimo Consiglio europeo abbiamo ribadito che il pacchetto europeo deve contenere, oltre all’allentamento degli aiuti di Stato per Germania e Francia che non hanno il nostro stesso debito pubblico, la messa a disposizione di una maggiore flessibilità sulle risorse già esistenti come la programmazione ordinaria e quella del Pnr dei fondi di coesione, in attesa di valutare se si creeranno mai le condizioni per realizzare un eventuale fondo sovrano. Ma c’è un altro l’elemento di interesse che qui è stato colto: ovvero noi stiamo puntando ad un rafforzamento delle relazioni commerciali transatlantiche, cioè l’idea che di fronte a provvedimenti anche protezionistici come il piano anti-inflazione Usa si possa rispondere intensificando i commerci con gli States anziché prendere misure altrettanto protezionistiche.

In che modo?

Sarà importante il ruolo dell’Italia, a livello europeo, nel cercare di negoziare nell’ambito del Comitato transatlantico alcune clausole su determinati settori per cercare di diminuire l’impatto protezionistico delle loro scelte e consentire un accesso a quei mercati per le imprese italiane ed europee. Su questo punto credo che sia un grosso lavoro da fare nei prossimi mesi e non ci tireremo indietro. L’impegno di Fratelli d’Italia e dell’Ecr sarà costante.



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