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Cosa penso della patrimoniale verde sulla casa. Il commento di Pedrizzi

È stata approvata dall’assemblea plenaria del Parlamento europeo la riforma della direttiva Ue sulle prestazioni energetiche degli edifici con 343 voti a favore, 216 contro e 78 astensioni. Ora passerà alla fase della negoziazione nell’ambito del Consiglio dove conteranno la rappresentanze dei singoli Stati, ma come si sono schierati gli europarlamentari italiani? L’intervento di Riccardo Pedrizzi

L’assemblea plenaria del Parlamento europeo ha approvato la riforma della direttiva Ue sulle prestazioni energetiche degli edifici con 343 voti a favore, 216 contro e 78 astensioni. Ora passerà alla fase della negoziazione nell’ambito del Consiglio dove conteranno la rappresentanze dei singoli Stati. Quindi i giochi non sono ancora fatti perché il testo, in seguito alla recente votazione, sarà oggetto del negoziato finale tra Consiglio Ue ed Esecutivo europeo prima di tornare in Plenaria.

Ma vediamo innanzitutto chi ha votato a favore di questa Direttiva, che obbligherà quasi l’80% dei nostri concittadini, con milioni di edifici interessati anche di piccole dimensioni, a sborsare secondo i primi calcoli almeno 25.000 euro per adeguare alle disposizioni europee ciascun abitazione. Ecco noi, e soprattutto i piccoli proprietari di case, dovremo “ringraziare” per questa batosta i seguenti parlamentari europei: Socialdemocratici del Pd italiano hanno dato in blocco il via libera alla direttiva: Brando Benifei, Giuliano Pisapia, Irene Tinagli, Alessandra Moretti, Pietro Bartolo, Paolo De Castro, Pina Picierno, Massimiliano Smeriglio, Franco Roberti, Elisabetta Gualmini, Caterina Chinnici, Daniela Rondinelli. Trai Verdi: Ignazio Corrao, Rosa D’Amato, Piernicola Pedicini, Dino Giarruso. I pentastellati: Tiziana Beghin, Fabio Massimo Castaldo, Maria Angela Danzì, Laura Ferrara, Mario Furore, Sabrina Pignedoli. Il Ppe si è diviso in tre tronconi, mentre il Terzo Polo si è astenuto.

I deputati dei partiti del centrodestra italiano hanno dato prova di compattezza, favorendo una spaccatura in seno a Popolari europei ed liberali. Il via libera alla direttiva però ha certificato qual è la posizione del Parlamento europeo.

I partiti della maggioranza che sostiene il governo di Giorgia Meloni ripongono speranze nel negoziato con i governi nazionali perché si presentano compatti avendo la Camera dei deputati approvato una mozione presentata su iniziativa della Lega e votata da tutto il centrodestra che impegna il governo a stoppare il testo attuale della Direttiva. Posizione che il presidente del Consiglio ha ribadito nel corso del question time a Montecitorio trattandosi di un testo che “prevede obiettivi temporali non raggiungibili per l’Italia, il cui patrimonio immobiliare è inserito in un contesto molto diverso da quello di altri Stati membri per ragioni storiche, per ragioni di conformazione geografica oltre che per una radicata visione della casa come bene rifugio delle famiglie italiane”.

Anche il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin ha osservato che nella Direttiva manca “una seria presa in considerazione del contesto italiano, diverso da quello di altri Paesi europei per questioni storiche, di conformazione geografica, oltre che di una radicale visione della casa come bene rifugio delle famiglie italiane” e che “gli obiettivi temporali, specie per gli edifici residenziali esistenti, sono ad oggi non raggiungibili per il nostro Paese”. In effetti l’Europa non considera la diversità degli Stati membri nella redazione delle direttive. “È bello ammantarsi di ideali ma in Italia abbiamo circa 31 milioni di unità. Di queste 15 milioni sono oggetto di classificazione. Anche se molte sono escluse in quanto sotto i 100 metri quadrati, vincolate o per altri motivi, le abitazioni da portare in classe F al 2030 sarebbero comunque circa 5,1 milioni e quelle da portare in classe D al 2033, ammonterebbero a 11,1 milioni”, ha continuato Gilberto Pichetto Fratin. “Se con il Superbonus, spendendo 110 miliardi, siamo riusciti a intervenire su 360 mila immobili, quanto servirebbe per intervenire entro il 2030 su quasi 15 milioni di unità immobiliari? Si tratterebbe di cifre astronomiche che non possono permettersi né lo Stato né le famiglie italiane”.

Per questo siamo sicuri che il governo e i parlamentari italiani in Europa daranno battaglia nel “Trilico” cioè nella sede nella quale si faranno sentire i governi nazionali.


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