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Berna interviene in difesa del Credit Suisse. Ma la tempesta non è finita

Dopo essere finita a un passo dal crack in seguito alla mancata ricapitalizzazione dell’azionista Saudi National Bank, l’istituto centrale elvetico ha deciso di intervenire con 50 miliardi di franchi. Il titolo ha ingaggiato il rally, recuperando la capitalizzazione bruciata ore prima. Ma gli economisti avvertono, Bce e Fed tengano gli occhi bene aperti

Un salvataggio in corner, ma pur sempre a debito. Perché nessuno regala soldi, nemmeno in Svizzera. Piccola cronistoria. Lo scorso martedì, il titolo del Credit Suisse è sceso ai minimi di sempre, sotto i 2 franchi. Durante la seduta a Zurigo è arrivato a perdere circa il 30% a 1,5 franchi, poi c’è stata una parziale risalita e nel pomeriggio l’azione oscillava tra 1,8 e 1,9 franchi, in flessione attorno al 15%.

UN KNOCK-OUT EVITATO (PER ORA)

A scatenare quest’altra onda di vendite sul titolo dell’istituto di Zurigo, la cui tenuta in questi anni ha più volte vacillato, sono state oggi le dichiarazioni del presidente di quello che è il suo maggior singolo azionista dopo il recente aumento di capitale, la Saudi National Bank. Ammar Al Khudairy ai microfoni di Bloomberg ha escluso ulteriori interventi finanziari a sostegno del capitale della banca svizzera.

Tanto è bastato per suscitare nuove vendite sulle azioni Credit Suisse, che con la sua caduta odierna sta influenzando negativamente le azioni del settore bancario non solo in Svizzera ma anche su altri mercati. Ora però è entrata in gioco la Banca centrale svizzera, che ha deciso di mettere un freno, in attesa di capire come uscire dal tunnel.

BERNA IN CAMPO

Come? Mettendo sul piatto 50 miliardi di franchi frutto, ha spiegato alla comunità finanziaria la stessa banca elvetica, di un’azione “decisa per rafforzare preventivamente la liquidità con l’intenzione di esercitare l’opzione di prendere in prestito fino a 50 miliardi di franchi svizzeri, circa 54 miliardi di dollari dalla banca centrale svizzera”. Prevedibile la fiammata sul listino: alla Borsa di Zurigo il titolo è in ripresa e arriva a guadagnare fino al 40%.

“Questa ulteriore liquidità sosterrà le attività core e i clienti di Credit Suisse mentre la banca prenderà le misure necessarie per creare una banca più semplice e concentrata sulle necessità dei suoi clienti”, hanno spiegato da Zurigo, sottolineando come oltre al rafforzamento della liquidità si offre per riacquistare debito per circa 3 miliardi di franchi. I guai, però, sono a monte. Nella sua relazione annuale, la banca svizzera in grave difficoltà ha affermato che “il management non ha progettato e mantenuto un processo di valutazione del rischio efficace per identificare e analizzare il rischio di errori significativi nei propri rendiconti finanziari”.

ALLARME BANCHE IN EUROPA?

Lo stesso istituto ha chiuso cinque trimestri consecutivi in perdita e il bilancio 2022 con un buco da 7,5 miliardi, il peggior risultato dal 2008, e soprattutto con una fuga di fondi pari a 126 miliardi, costretto per questo a rinviare la pubblicazione della relazione annuale. Insomma, la banca è passata da una crisi all’altra negli ultimi anni, con conseguenti pesanti perdite. Ma c’è chi vede nel caso Credit Suisse e Svb una crisi sistemica e molto contagiosa. Non dunque casi isolati. E punta il dito contro le banche centrali.

“A mio avviso le banche centrali stanno sottovalutando la fragilità dell’economia reale”, ha affermato Lucrezia Reichlin, già capo economista della Bce e oggi docente presso la London Business School, in un’intervista a Repubblica. “Il problema non sono le sorprese isolate ma il contagio tra gli istituti di credito, che passa da quelli fragili a quelli sani e porta a un riprezzamento, una rivalutazione, del fattore-rischio che finisce per colpire un’economia reale stremata da molteplici crisi”, ha sottolineato. Le banche italiane quanto hanno da temere? “Le banche italiane sono solide ma abbiamo ancora qualche caso di fragilità, che deve essere risolto, auspicabilmente con un ulteriore consolidamento del sistema bancario”.

 

 

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