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Dalla Svizzera alla Germania. Il virus della sfiducia contagia Deutsche Bank

A nemmeno due settimane dallo scampato collasso del Credit Suisse, la principale banca tedesca subisce un’emorragia in Borsa, anche per effetto di un rimborso anticipato obbligazionario visto con sospetto dagli investitori. Il titolo a Francoforte arriva a perdere il 15%. Alle spalle dell’istituto, qualche operazione spericolata e le mancate nozze con Commerzbank

Uno spettro si aggira per l’Europa. O meglio, un virus. Di quelli più difficili da debellare: la sfiducia. Non sono passate nemmeno due settimane dal salvataggio lampo del Credit Suisse per la regia del governo svizzero di raccordo con Ubs che un altro istituto europeo, forse quello più importante, sembra non stare sulle sue gambe. Deutsche Bank, principale banca tedesca, dall’azionariato quanto più eterogeneo possibile.

I fatti. La giornata horror di Deutsche Bank ha preso forma con un crollo tra i più sensazionali di una banca presso la Borsa di Francoforte: l’istituto è arrivato a perdere il 15% della sua capitalizzazione, per poi recuperare parzialmente. Ma la sostanza cambia poco, perché il tonfo di Deutsche Bank si è praticamente trascinato dietro l’intero comparto bancario europeo. Premesso che da inizio mese le azioni della banca tedesca hanno perso un quarto del loro valore, a Parigi Société Générale è arrivata a cedere il 6,6%, Bnp Paribas il 6,7%. A Milano Intesa San Paolo è arrivata a lasciare sul terreno oltre il 4%, Unicredit oltre il 5%. L’inglese Barclays il 6%, la spagnola Bbva oltre il 6%, la svizzera Ubs quasi l’8%. L’intero indice settoriale delle banche dell’area euro ha perso oltre il 4%

Domanda, che cosa è successo. Tutto è cominciato nella notte, quando i credit default swap sulla banca, prodotti finanziari che consentono di assicurarsi contro il possibile fallimento di una società, spesso usati a scopi puramente speculativi, sono saliti al massimo. Veri e propri indicatori di rischio. Il costo dei cds a 5 anni sul gruppo tedesco si è impennato a 198 punti base dai 134 di mercoledì. Questo per un motivo molto semplice che però potrebbe non essere l’unico.

La banca tedesca ha annunciato nella serata di ieri che ripagherà in anticipo un’obbligazione subordinata nel tentativo di dare un messaggio di fiducia ai mercati. Mossa che sembra però aver ottenuto l’effetto opposto. Le preoccupazioni riguardano infatti soprattutto i rischi connessi ai bond subordinati AT1, dopo che le autorità svizzere hanno deciso di azzerarne il valore in via prioritaria rispetto alle azioni nell’ambito dell’operazione di salvataggio e vendita ad Ubs di Credit Suisse.

Alcune delle obbligazioni di questo tipo di Deutsche Bank sono state vendute in modo cospicuo negli ultimi giorni provocandone una caduta del prezzo e alzandone il rendimento fino al 23%. In altre parole, la paura dei piccoli risparmiatori e investitori è che si dia la precedenza agli azionisti piuttosto che ai titolari di bond. E che il rimborso anticipato delle obbligazioni, sia un tentativo di rassicurazione imprevisto, dunque sospetto.

Il panic selling in Borsa non ha tardato a manifestarsi. E di riflesso sono andate al tappeto anche alcune obbligazioni di Deutsche Bank. Gli Additional Tier-1 7,5% denominati in dollari hanno visto il rendimento balzare al 22,87%. Mentre il bond tasso fisso senior novembre 2027 in euro è salito al 4,5% lordo annuo dal 4,25% del 17 marzo, ma i bond senior sono saliti poco anche perché in questa settimana i rendimenti di mercato (governativi) sono scesi parecchio e hanno bilanciato l’aumento del rischio di credito.

Gli ultimi anni dell’istituto tedesco non sono stati molto tranquilli. Tra il 2014 e il 2015 la banca guidata da Christian Sewing ha accumulato perdite strutturali per 6,8 miliardi, poi risanate con una ricapitalizzazione da otto miliardi, nel 2017. Poi sono saltati fuori dai bilanci i contratti derivati, ad alta tossicità (in Italia Mps è praticamente quasi saltata per aria per questi strumenti) e alcune operazioni sospette negli Stati Uniti, mentre nel 2019 si sono tentate, senza successo, le nozze con Commerzbank, seconda banca di Germania, dalla natura cooperativa. Con l’arrivo di Sewing (il cui stipendio nel 2022 ha toccato i 9 milioni, in crescita sugli 8,8 milioni del 2021), è iniziato un parziale risanamento. Ma a quanto pare, non basta.



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