Il volume contiene un’analisi dei riflessi che lo sviluppo del digitale e dell’IA ha sulle varie attività umane pubbliche e private. La loro importanza è destinata a crescere rapidamente, trainata dalla “corsa al riarmo tecnologico” fra le grandi potenze, in particolare Cina e Usa. Non solo: caratterizza la nuova “guerra fredda” e la parziale “de-globalizzazione” dell’economia, che sta frammentandosi in sistemi regionali omogenei. L’analisi del generale Carlo Jean
L’interessante saggio di Franco Bernabè e Massimo Gaggi “Profeti, Oligarchi e Spie – Democrazia e Società nell’era del capitalismo analogatale” (Feltrinelli, 2023) analizza problemi centrali per il futuro nostro e dell’umanità, solo saltuariamente trattati in Italia. In tal senso, è un importante contributo alla conoscenza di cosa ci riserva il futuro. Ha per l’Italia un’importanza analoga a quella del recente saggio di Kissinger e Schmidt “The Age of AI: And Our Human Future”.
Il volume contiene un’accurata analisi dei riflessi che lo sviluppo del digitale e dell’IA ha sulle varie attività umane pubbliche e private. La loro importanza è destinata a crescere rapidamente, trainata dalla “corsa al riarmo tecnologico” fra le grandi potenze, in particolare fra la Cina e gli Usa. Essa caratterizza la nuova “guerra fredda” e la parziale “de-globalizzazione” dell’economia, che sta frammentandosi in sistemi regionali omogenei. In questa sede, ci soffermeremo sul settore della potenza militare. In altra sede verranno trattati gli impatti sulla geopolitica globale e quelli sull’area di maggior interesse italiano.
Va comunque subito detto che la politica e le esigenze della sicurezza anche militare stanno ovunque aumentando la loro importanza rispetto all’assoluta preminenza che l’economia e la finanza hanno avuto nei decenni dell’ordine unipolare ad egemonia americana, della globalizzazione e della “fine della storia”, seguiti alla fine del mondo bipolare. Un conflitto fra le grandi potenze è tornato possibile, come suggerito da Allison con la sua previsione di una nuova Thucidides Trap. La stabilità delle nuove dimensioni del confronto fra le potenze: spazi extra-atmosferico e cybernetico e oggi anche “infosfera”. In essi, la competizione è in primo luogo tecnologica, fra l’IA e le nuove comunicazioni, come il cloud computing a disposizione dei contendenti. Essa influisce grandemente anche sulle tre dimensioni tradizionali della strategia – terrestre, navale e aerea – come risulta evidente nel conflitto in Ucraina. In particolare, l’IA permette l’adozione di strategie e tattiche “multi-dominio”, risultanti dalla fusione delle varie componenti informative e operative della potenza militare. Esse conferiscono una netta superiorità alle forze ucraine, alla conoscenza e al software rispetto all’hardware. Le forze russe hanno difficoltà ad adottare i concetti delle c.d. “combined arms operations”, che hanno preceduto quelle “multi-dominio”, consentite dall’IA. Fanterie, corazzati, artiglierie, forze aeree, drones ed elicotteri agiscono in modo indipendente, non coordinato unitariamente. Gli ucraini sfruttano le vulnerabilità di ogni componente con il loro sistema integrato informativo-operativo “multi-dominio”.
L’IA è in rapida evoluzione. Esprimerà tutte le sue potenzialità allorquando diverrà possibile la costruzione massiccia e a costi unitari ridotti di macchine completamente autonome, capaci di autoprogrammarsi e di decidere senza l’intervento di operatori. Solo allora essa sarà maggiormente in grado di determinare la sicurezza e la geopolitica mondiali in misura – secondo Kissinger e Schmidt – analoga a quella delle armi nucleari. In quel momento, verosimilmente fra decenni, si porranno giganteschi problemi politici, giuridici ed etici, oltre che strategici. A parer mio, essi saranno risolti, non tanto con proibizioni giuridiche, quanto con l’equilibrio delle forze. L’uomo manterrà il suo potere sulle macchine, anche su quelle più autonome. Per ora se ne avvale per aumentare le sue capacità: sia la disponibilità di un quadro della situazione dettagliato e in tempo reale, con la sintesi delle notizie provenienti dalle fonti più disparate, sia la rapidità di decisione e d’azione. La conoscenza è un moltiplicatore di potenza. La svincola parzialmente dalla quantità delle forze e dal supporto logistico. Riduce i costi delle operazioni. Consente un accentuato decentramento. Esalta la flessibilità pur garantendo la concentrazione degli sforzi.
Varie preoccupazioni sono state sollevate sulla possibilità che i “Killer Robot” sfuggano al controllo umano. Bernabè e Gaggi ne parlano diffusamente, riportando anche le varie e più o meno fantasiose proposte elaborate in tema di controllo o di divieto di “armi autonome”. Esse mi sembrano analoghe a quelle fatte per ridurre i rischi che l’utilizzo da parte dei poteri pubblici dell’IA e delle enormi banche dati esistenti, rappresenta per la democrazia, per i diritti civili e per le libertà personali negli Stati non democratici. L’uso di algoritmi, strutturalmente poco trasparenti solleva complessi problemi politici, giuridici ed etici, come avevo posto in rilievo in “Guerre Stellari – Società ed Economia nel Cyberspazio”, scritto con il prof. Tremonti per F. Angeli nel 2001.
A parer mio, il contrasto al rapido sviluppo dell’utilizzo dell’IA in tutti i settori, in particolare in quello militare, è una battaglia persa in partenza. Può tutt’al più consentire di fare sfoggio di buoni sentimenti. È simile al volere eliminare le guerre o il peccato originale. Per esperienza diretta, sono persuaso che gli accordi sul “Controllo degli Armamenti” sono rispettati quando non servono, ma che vengono sempre violati quando davvero servirebbero. La probabilità della loro decadenza è tanto maggiore quanto più rilevante è il settore a cui si riferiscono.
Ormai l’IA è divenuta troppo importante dato l’aumento dell’efficienza che comporta in ogni settore, dalla potenza militare all’economia. In un mondo sempre più competitivo, come quello attuale, nessuno ne frenerà lo sviluppo, tanto più, che le tecnologie sono “duali”. Al massimo, i pericoli per la competizione geopolitica mondiale potranno essere attenuati con il mantenimento di un equilibrio tecnologico. A ciò si aggiunga che è molto difficile valutare il livello di riarmo tecnologico di un potenziale avversario. La strutturale imprevedibilità dell’IA costituirà un fattore d’instabilità degli assetti geopolitici mondiali. Oltre a rendere impraticabile ogni sistema di verifica, aumenterà la propensione ad attacchi preventivi. La corsa al “riarmo tecnologico” sarà ispirata da una logica simmetricamente opposta a quella seguita per il Freedom of Internet Act americano, approvato dopo le primavere arabe.
Controlli e embarghi delle tecnologie dell’IA – realizzati dal Trade and Technology Council – svolgeranno un ruolo centrale nel confronto fra gli Usa e la Cina. Saranno protagonisti della nuova guerra fredda. Accelereranno la de-globalizzazione.
L’utilizzo dell’IA nelle operazioni – oltre a quello per la messa a punto di sistemi d’arma avanzati, come gli F-35 – sta estendendosi e sviluppandosi rapidamente, come dimostra il conflitto ucraino. La superiorità nell’Infosfera ha consentito la resistenza dell’Ucraina, compensandone l’inferiorità qualitativa e quantitativa. Nessuno pensava che l’Ucraina avrebbe potuto respingere un attacco russo. USA e UK avevano preparato Kiev a una difesa territoriale, per aumentare le perdite di Mosca. Checché ne dicano taluni imbonitori televisivi in Italia, prima del 24/2/2022 non avevano fornito a Kiev armi pesanti, eccetto 50 milioni di $ di Javelin, di cui Trump – contrario alla cessione di armi letali (la distinzione fra offensive e difensive non ha significato tecnico) – aveva imposto lo stoccaggio nei pressi di Leopoli, per non essere coinvolto in scontri con i secessionisti del Donbas. I dubbi su Trump furono in parte superati disaggregando il sostegno nel softpower da quello dell’hard power e concentrandosi sul primo. Dopo l’inizio dell’aggressione russa i due sono stati riaggregati.
L’organizzazione della difesa territoriale era simile alla Stay Behind esistente in Europa durante la guerra fredda (“Gladio” in Italia). Un suo deciso impulso fu dato dalle predisposizioni iniziate nel 2016 dal ministero di Kiev della Trasformazione Digitale. Il sistema governativo DIIA fu adattato in modo da ricevere e fondere notizie e foto inviate dai cittadini delle zone occupate, con le informazioni provenienti da altre fonti (truppe a contatto, drones, satelliti, ecc.), per poi porle selettivamente a disposizione sui cellulari dei soldati. Il sistema ucraino ha nel tempo acquisito notevoli capacità di adeguamento, auto-adattandosi alle esperienze sul campo. Ha accresciuto la precisione e la rapidità OODA (Osservare, Orientare, Decidere, Agire) delle forze ucraine, con consistenti vantaggi strategici e tattici. Oggi non valuta solo le possibilità materiali dei russi, ma formula ipotesi sulle loro intenzioni. Il sistema si è rivelato particolarmente utile per le azioni di fuoco dell’artiglieria e dei lanciarazzi multipli ucraini. I loro effetti sono stati almeno 3-4 volte superiori a quelli russi, determinando il successo, prima della controbatteria e, poi, della controffensiva ucraina a Kharkiv e Kherson e dello stallo delle operazioni a Bakhmut. Conseguenza non trascurabile degli sforzi massicci fatti sui sistemi che valorizzano le potenzialità dell’IA è stato il contenimento dei costi del supporto internazionale all’Ucraina. Gli investimenti sul software sono inferiori a quelli sull’hardware, cioè per i sistemi d’arma e il munizionamento avanzato. I loro effetti sono poi più rapidi. Non incontrano i ritardi che la mobilitazione industriale ha soprattutto in Occidente, non solo per ragioni tecniche, ma anche perché le imprese private fanno nuovi investimenti solo con la certezza della continuità della domanda. Consentono sperimentazioni più ampie e realistiche per la messa a punto della “Transformation” in atto nelle forze occidentali. Infine, essi presentano il grande vantaggio della riduzione dei costi.
Insomma, i sistemi informativi e operativi intelligenti, sono resi possibili dall’utilizzazione massiccia dell’IA, pur non mutando la natura delle guerre, ne modificano grandemente le caratteristiche. Come avviene in Ucraina, la loro utilizzazione richiede una stretta cooperazione fra pubblico e privato e la valorizzazione di capacità civili. Nel futuro non saranno le “armi a trasformarsi in aratri”, come pretende molta della retorica del politicamente corretto, ma gli “aratri a essere impiegati come armi” per garantire la sicurezza a costi accettabili attraverso la valorizzazione di risorse utilizzate in pace per l’economia e il benessere. Da quanto scritto da Bernabè e da Gaggi, si può trarre anche tale considerazione.