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Non una guerra ma… Così gli 007 Usa valutano le mire cinesi su Taiwan

Secondo Avril Haines, numero uno dell’intelligence americana, Xi Jinping probabilmente farà pressioni sull’isola e cercherà di indebolire l’influenza statunitense nei prossimi anni. Il capo della Cia ha sottolineato la lezione ucraina

“Non riteniamo che la Cina voglia entrare in guerra” per Taiwan. Lo ha dichiarato Avril Haines, direttore dell’Intelligence nazionale statunitense durante l’audizione alla commissione Intelligence della Camera in occasione dell’annuale valutazione delle minacce mondiali. Il leader cinese Xi Jinping è stato “ridimensionato” dal sostegno degli Stati Uniti e degli alleati all’Ucraina in risposta all’invasione della Russia un anno fa, ha sottolineato William Burns, direttore della Cia, nella stessa occasione. “Questo è un aspetto che il presidente Xi deve valutare mentre esce da Zero Covid, cerca di rilanciare la crescita economica cinese, cerca di impegnarsi con il resto dell’economia globale”, ha continuato. Tutti ciò, però, non permette di abbassare la guardia: l’intelligence statunitense “non sottovaluterà mai le ambizioni dell’attuale leadership cinese a questo proposito o la sua determinazione” a raggiungere la “riunificazione” con Taiwan, ha spiegato ancora Burns.

Come durante l’audizione mercoledì al Senato, anche quella di giovedì alla Camera ha fatto emergere quanto gli Stati Uniti considerino cruciale la minaccia rappresentata dalla Cina. Il governo di Xi ha “ridotto il divario” nella competizione tecnologica con gli Stati Uniti, ha detto Paul Nakasone, direttore della Nsa. Ma le due occasioni hanno anche fatto emergere una distanza tra le agenzie e alcuni politici e militari, convinti questi ultimi che la Cina sarebbe pronta a invadere l’isola, forse già nel 2027.

Una guerra per Taiwan, ha spiegato Haines, avrebbe “enormi implicazioni economiche”, soprattutto se la produzione di semiconduttori di Taiwan venisse interrotta. “I chip che escono da Taiwan sono presenti praticamente in ogni categoria di dispositivi elettronici in tutto il mondo”, ha dichiarato.

Non è mancata la replica di Pechino. Mao Ning, portavoce del ministero degli Esteri cinese, ha dichiarato oggi, durante il consueto punto con la stampa, che “nessuno potrà mai sottovalutare la ferma determinazione, la ferma volontà e la forte capacità del governo e del popolo cinese di difendere la nostra sovranità e integrità territoriale”. E ancora: gli Stati Uniti dovrebbero “smettere di potenziare gli scambi sostanziali” con Taiwan, ha aggiunto.

Cercare di indebolire l’influenza degli Stati Uniti nei prossimi anni è, secondo quanto dichiarato da Haines al Senato, proprio uno dei tentativi che porterà avanti nei prossimi anni Xi, la cui riconferma odierna come presidente della Repubblica popolare cinese da parte del Congresso nazionale del popolo è stata, come facilmente prevedibile, unanime.

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