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Perché allargare l’I2U2 all’Italia è possibile. Conversazione con Baharoon

Secondo il direttore generale del Dubai public policy research centre, Bhuth, una partnership tra Italia, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, India, Corea del Sud e Giappone sulla Blue Economy può avere un enorme impatto su questioni globali. L’I3U2 è possibile

La visita della presidente del Consiglio Giorgia Meloni in India prima ed Emirati Arabi Uniti poi, ha aperto a una riflessione sulle opportunità che l’Italia potrebbe avere all’interno dell’articolato sistema dell’Indo Pacifico e delle sue interconnessioni con il Mediterraneo allargato. Gli incontri di Nuova Delhi con Narendra Modi e di Abu Dhabi con Mohammed bin Zayed, rispettivamente leader di due dei più vivaci interpreti dell’asse Est-Ovest, rappresentano un combinato disposto —  che per altro nei prossimi giorni potrebbe essere arricchito dall’arrivo in Italia del primo ministro israeliano, Banjamin Netanyah. Israele che per altro sarà anche oggetto del primo viaggio all’estero del presidente del Senato Ignazio La Russa — lunedì il bilaterale con il presidente della Knesset.

India, Emirati, Israele sono parte del sistema I2U2 insieme agli Stati Uniti, un gruppo che stando al primo comunicato congiunto — pubblicato il 14 luglio 2022 — teorizza “investimenti congiunti e nuove iniziative in materia di acqua, energia, trasporti, spazio, salute e sicurezza alimentare”. Se l’accademico indiano Rajan Mohan teorizza l’inclusione dell’Egitto in quanto “al confine tra il Mediterraneo, l’Europa, l’Africa e l’Asia, l’Egitto è il centro e il cuore del Grande Medio Oriente”, altrettanto sembra possibile per l’Italia.

Su queste colonne si è ipotizzata la possibilità di un “I3U2”, uno spazio in cui l’Italia avrebbe ragione di muovere le interconnessioni di cui Meloni ha parlato nel suo intervento di apertura al Raisina Dialogue e che sono parte di questo asse indo-abramitico. “Credo sia importante per l’Italia guardare alla dimensione regionale delle sue relazioni bilaterali”, commenta Mohammed Baharoon, direttore generale del Dubai Public Policy Research Centre, Bhuth.

“Gli accordi mini-laterali sono liberi dai confini geopolitici dei multilaterali e tendono a concentrarsi su questioni globali. La partecipazione dell’Italia all’I2U2 o addirittura la creazione di un nuovo multilaterale con Paesi come la Corea del Sud e il Giappone può espandere la connettività tra il Mediterraneo e la regione indo-pacifica, entrambe molto importanti e vivaci per la connettività globale”, spiega Baharoon a Formiche.net.

Dunque esistono certi spazi per Roma? “Personalmente ritengo che una partnership tra Italia, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, India, Corea del Sud e Giappone sulla Blue Economy possa avere un enorme impatto su questioni globali come il sequestro del carbonio, la sicurezza alimentare, la sicurezza energetica, la sicurezza idrica e l’urbanizzazione marina. Le implicazioni regionali e globali sono enormi”.


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