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Cosa serve per il Pnrr. La prospettiva dei Comuni secondo il sindaco Fabbri

Scarsità di personale, deadline stringente e aziende probabilmente senza i requisiti per partecipare alle gare legate ai lavori finanziati col Pnrr. Per i Comuni quella dei fondi europei “è un’opportunità, ma anche un aggravio di lavoro notevole”. “Giusto quello che ha detto il ministro Fitto: entro il 2026 molte opere non saranno fatte”. Conversazione con Alan Fabbri, sindaco di Ferrara e delegato nazionale di Anci per riforme e autonomie

“Il ministro Raffaele Fitto ha perfettamente ragione: alcune opere finanziate col Pnrr non saranno completate entro il 2026. La deadline europea va ripensata, anzi, andava immaginata una scadenza più lunga da subito”. Lo dice il sindaco di Ferrara e delegato nazionale di Anci per riforme e autonomie, Alan Fabbri, a Formiche.net. Un passo alla volta. In ballo ci sono i 19 miliardi della terza rata di fondi europei. All’indomani del pronunciamento della Corte dei Conti che contesta “ritardi” nei progetti, il governo cerca di affrontare la questione con pragmatismo. Ma il nodo reale ricade non tanto sulla struttura statale, bensì sugli enti locali che si trovano nella difficile condizione di dover condurre da un lato il lavoro ordinario e dall’altro il surplus determinato dalla gestione dei fondi Ue.

Sindaco Fabbri, l’amministrazione estense ha ottenuto quasi cento milioni grazie al Pnrr. Qual è lo stato dell’arte?

Alcuni cantieri sono già partiti, ma la vera problematica non sta tanto nel candidare progetti che possano ottenere finanziamenti europei (aspetto chiaramente fondamentale), ma è realizzarli dopo l’estenuante iter burocratico che contraddistingue le gare pubbliche in Italia.

Molti comuni denunciano un’esiguità di risorse umane per gestire questa mole di lavoro, che va ad accavallarsi a quello ordinario. Lei come la vede?

Non è un problema indifferente. Anzi, anche qui a Ferrara saggiamo quotidianamente la difficoltà di dover impiegare personale degli uffici – già piuttosto affaccendato nel seguire gli iter del piano delle opere pubbliche previste dal bilancio comunale – nelle pratiche legate al Pnrr. Certamente questi fondi rappresentano un’opportunità, basti pensare che per un comune come il nostro il piano di finanziamenti europei corrisponde a tre bilanci (in termini di investimenti). Tuttavia, gli enti locali avrebbero dovuto, da subito, essere messi nelle condizioni di lavorare adeguatamente. Non è stato così.

Dunque, come comportarsi?

Personalmente, da subito, ho deciso di istituire una delega in giunta ad hoc per gestire i fondi del Pnrr. Ho insediato in Comune una cabina di regia che si occupa di seguire i progetti e i relativi sviluppi. In questo modo, con una buona sinergia anche tra gli uffici e gli assessorati coinvolti, siamo riusciti a ottenere buoni risultati. Ora arriva la parte più difficile.

C’è un problema anche di competenze per gestire i bandi Pnrr?

Fortunatamente, nel nostro caso, i funzionari hanno le competenze necessarie per districarsi nella burocrazia. Ma il grosso scoglio sarà la fase dei cantieri. Al di là dell’individuare il rup e tutte le varie figure tecniche che devono seguire i lavori, mi preoccupa chi in effetti questi interventi potrà portarli avanti.

Si riferisce alle aziende?

Certo, non so quante imprese, non solo sul nostro territorio ma a livello nazionale, avranno i requisiti per partecipare alle gare previste dal Pnrr. Il rischio è quello che ci siano pochi soggetti con le caratteristiche idonee e che non riescano a evadere tutte le richieste. Provocando, inevitabilmente, ulteriori ritardi.

Poco fa accennava all’esiguità di personale. Tuttavia il governo ha messo a disposizione esperti di fondi Ue proprio per affiancare le amministrazioni locali. 

Il loro apporto, per quanto prezioso, non è certamente sufficiente a gestire pratiche complesse come quelle del Pnrr che intervengono e si devono intrecciare in un meccanismo di gestione degli enti locali che è tutt’altro che semplice. Diciamo che una buona strada per tentare di stare nei tempi è quella di affidare gli incarichi di progettazione a realtà esterne. Ma non sempre è possibile. Dunque è del tutto evidente che entro il 2026, a queste condizioni, molte opere non potranno essere realizzate. Il governo deve chiedere una proroga.

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