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Cosa aspettarsi dall’incontro Putin-Xi. L’analisi dell’amb. Castellaneta

A favore di telecamere i due rilanceranno il rafforzamento dell’amicizia tra Mosca e Pechino, mentre un discorso più franco e schietto sulla guerra sarà lasciato alla sfera privata. Il commento di Giovanni Castellaneta, già consigliere diplomatico di Palazzo Chigi e ambasciatore negli Stati Uniti

Domani il leader cinese Xi Jinping sarà a Mosca per una visita di Stato in Russia durante la quale ci sarà un atteso incontro bilaterale con l’omologo Vladimir Putin. che cosa si diranno i due? Sarà un’occasione per rinsaldare i rapporti bilaterali in contrapposizione all’Occidente oppure Xi cercherà di portare il leader russo a più miti consigli relativamente alla guerra in Ucraina attraverso un sapiente dosaggio di “bastone e carota”?

Probabilmente si verificheranno entrambe le circostanze, anche se la prima (il rafforzamento dell’amicizia tra Mosca e Pechino) avverrà a favore di telecamere, mentre un discorso più franco e schietto sulla guerra sarà lasciato alla sfera privata del dialogo tra i due leader. Il punto da cui partire per effettuare qualsiasi analisi sull’evoluzione dei rapporti tra Cina e Russia è uno solo: ovvero la posizione di assoluta forza in cui si trova Xi. Forte della rielezione a presidente della Repubblica Popolare Cinese (avvenuta solo pochi giorni fa al termine delle Due Sessioni del Partito comunista), è ormai avviato a essere leader “a vita”; in parallelo al suo potere incontrastato a livello politico, va poi considerato il peso economico e demografico della Cina, che è dieci volte superiore a quello della Russia sia in termini di prodotto interno lordo sia di popolazione. Il Dragone si sta avviando verso una ripresa economica molto sostenuta, dopo quasi tre anni di chiusura al resto del mondo, mentre la Russia molto probabilmente sta andando incontro a una recessione a causa degli effetti delle sanzioni (che stanno iniziando a farsi sentire) e per il crollo delle esportazioni di gas verso l’Europa (ormai prossime all’azzeramento).

Alla luce di queste considerazioni, è dunque evidente che Putin non ha alcun margine per dettare e imporre la propria agenda a Xi. Al contrario, dietro la facciata delle dimostrazioni di forza e delle minacce reiterate contro l’Occidente, la Russia ha un bisogno crescente di sostegno economico per non collassare, e questo sostegno può essere fornito solo dalla Cina. Non è un caso se il commercio bilaterale tra i due Paesi è cresciuto moltissimo negli ultimi due anni, ovviamente a favore di Pechino che sta “inondando” con le sue esportazioni una Russia sempre più bisognosa di prodotti che non riesce più a importare dall’Europa (che fino all’invasione dell’Ucraina era di gran lunga il primo partner commerciale). E cosa ottiene in cambio la Cina? Per Xi la vicinanza della Russia è strumentale al suo disegno di aumentare la proiezione internazionale del proprio Paese e la visita si inserisce in una strategia che, per esempio, ha visto recentemente rafforzare i rapporti tra Pechino e altri Stati molto rilevanti dal punto di vista geopolitico come l’Arabia Saudita. Inoltre, nel medio periodo la Cina ha intenzione di aumentare le importazioni energetiche dalla Russia, anche se ci vorrà tempo: infatti, per raddoppiare la capacità del gasdotto Power of Siberia serviranno ancora alcuni anni.

Che cosa accadrà allora domani a Mosca? Il copione che andrà in scena sarà abbastanza prevedibile: grandi abbracci e strette di mano tra Xi e Putin, che si faranno portavoce di un nuovo ordine mondiale contro l’aggressività economica occidentale (e su questo avranno buon gioco potendo sottolineare le sanzioni e le misure protezionistiche di cui sono stati bersaglio). La Cina manterrà una posizione come al solito prudente e ambigua sull’Ucraina, invitando le parti in causa ad impegnarsi per raggiungere la pace e riconoscendo le responsabilità della Nato nel provocare e minacciare la Russia. Ma è probabile che, nell’ufficio di Putin al Cremlino o nella sua dacia, i toni saranno meno concilianti. Xi non vuole, e non può permettersi, una guerra totale con l’Occidente, almeno non così presto: ha bisogno di far ripartire l’economia dopo la performance peggiore degli ultimi trent’anni e, nell’ottica cinese, ogni elemento di disturbo ai propri interessi va disinnescato. Per questo Xi cercherà di convincere Putin dell’importanza e urgenza di trovare una via d’uscita alla guerra, mettendo sul piatto la continuazione degli aiuti economici a una Russia che rischia davvero di trovarsi “alla canna del gas”. In attesa che i tempi siano maturi per far scoppiare un altro scontro, potenzialmente ben più rischioso e pericoloso per il mondo intero: quello relativo a Taiwan.

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