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In volo da un secolo. Il futuro dell’Aeronautica militare secondo Goretti

In occasione del 28 marzo, momento più significativo dei festeggiamenti per il centenario dell’Aeronautica militare, Airpress propone la sua intervista in esclusiva al capo di Stato maggiore dell’Aeronautica, il generale Luca Goretti. Dal 1923, quando i servizi aeronautici ottennero la loro autonomia, le forze aeree del nostro Paese sono state protagoniste di tutti i principali eventi che hanno coinvolto l’Italia e sono ora proiettate verso il futuro

L’Aeronautica militare compie cento anni. Il 28 marzo 1923, infatti, l’Italia riuniva tutte le sue componenti militari aeronautiche in una nuova Forza armata autonoma. Un traguardo importante per l’Arma azzurra, tra le prime al mondo a raggiungere il secolo di vita. Airpress ne ha parlato con il capo di Stato maggiore dell’Aeronautica, il generale Luca Goretti.

Generale, qual è il valore della ricorrenza, e che lezioni ci arrivano dalla storia dell’Arma azzurra?

Cento anni dell’Aeronautica militare. Un anniversario speciale nonché un’ulteriore occasione per mostrare agli italiani gli obiettivi di una Forza armata dinamica, utile al Paese e con forte propensione all’innovazione tecnologica. È l’occasione per ripercorrere l’evoluzione dell’impiego del mezzo aereo che mosse a Roma i primi passi, già all’inizio del Novecento, sull’aeroporto di Centocelle, grazie al pioniere del volo Wilbur Wright e da alcuni giovani ufficiali italiani. Da allora abbiamo fatto enormi passi in avanti, arrivando fino al dominio aerospaziale. L’anniversario sarà l’opportunità per raccontare chi siamo stati, cosa rappresentiamo oggi e soprattutto come vediamo il nostro domani.

Cos’è cambiato da quel 1923?

Sono cambiati gli uomini, gli aeroplani, l’organizzazione, ma non lo spirito, la dedizione e la passione che ogni giorno animano e guidano gli uomini e le donne in divisa azzurra. È una grande occasione per ricordare le gesta di chi ha costruito l’Arma, far conoscere i nostri ideali e le preziose capacità al servizio della collettività e delle istituzioni, e mostrare l’impegno della Difesa.

Cosa rappresentano le celebrazioni per questo secolo di vita?

Il centenario è una pietra miliare, un importante risultato. Fin dai suoi albori l’Aeronautica ha rappresentato un equilibrio tra tecnologia, passione, professionalità, lavorando quotidianamente come una squadra unita e coesa a servizio del Paese. Un secolo di storia che vogliamo condividere con gli italiani, e al tempo stesso con tutta la Difesa e con tutti i più importanti settori della società civile, dalla ricerca scientifica e accademica in generale alla cultura, all’industria aerospaziale e dell’informazione. 

Oggi, l’Aeronautica è impegnata in tutti i principali scenari per l’Italia e le sue alleanze. Qual è l’importanza di questa proiezione internazionale?

Dai primi anni Sessanta l’Aeronautica è impegnata in contesti sensibili e in missioni internazionali. Basti pensare alle prime missioni in Africa con l’Onu per poi proseguire con le operazioni nella guerra del Golfo, in Kuwait, nei Balcani, in Eritrea fino ai fatti del 2001 e il successivo contributo alla sicurezza internazionale in Afghanistan, Iraq e Libia. Insomma, l’Aeronautica non è nuova a queste attività e ha un passato di impegni a favore della collettività e della sicurezza internazionale. Oggi l’Arma azzurra rinnova quell’impegno supportando la difesa del fianco est della Nato e partecipando alle operazioni di Air policing in Lituania, Estonia, Islanda, Polonia, Romania. Per dare un’idea del nostro impegno, nel 2022 abbiamo fatto più di 170 scramble e 550 ore di volo, tra attività reali e addestrative. Il 2023 lo abbiamo iniziato in Romania dove i nostri Eurofighter saranno schierati almeno fino all’estate e poi il nostro supporto a favore della Nato continuerà in Lituania fino a fine anno. Uno sforzo costante, continuativo che ha visto, vede, e vedrà uomini e donne in azzurro intenti ad assicurare l’impiego operativo dei mezzi a difesa dei cieli alleati.

Una proiezione globale che si fonda anche su solidi rapporti internazionali, dalle collaborazioni sul caccia del futuro con Tokyo e Londra alla International flight training school. Possiamo parlare di una vera air diplomacy?

I legami con i Paesi amici e alleati sono strettamente connessi alla sfida tecnologica. Questa rappresenta una nuova realtà che nasce dai moderni scenari operativi, caratterizzata anche da minacce asimmetriche, in evoluzione costante e non più limitate a un unico ambiente operativo. In questi scenari il Giappone è una nazione amica e un partner di importanza centrale e strategica per gli interessi dell’Italia. Il Gcap, il caccia di sesta generazione, insieme a droni, piattaforme di comando e controllo, satelliti e stazioni a terra, è un esempio di interessi comuni e future collaborazioni. Oggi, questo tipo di programmi necessitano investimenti immensi, che le singole nazioni non possono sostenere da sole. È successo con il Tornado, con l’Eurofighter e accadrà ancora. Per quanto attiene al Gcap, francesi e tedeschi hanno scelto una strada diversa ma è logico affermare che, molto probabilmente, quando le nazioni avranno definito i loro requisiti, vedremo le due piattaforme convergere. Per quanto riguarda il Giappone, la loro adesione al programma costituisce una grande opportunità per una migliore reciproca comprensione. Quella tra le nostre due aeronautiche è una collaborazione basata sulla fiducia reciproca. Il nostro legame è forte e stiamo cooperando in diverse aree, su vari programmi, compresa la International flight training school (Ifts) e l’utilizzo di piattaforme comuni, come l’F-35 e il tanker KC767. L’Ifts è un virtuoso esempio di sinergia istituzionale e industriale in grado di soddisfare la crescente domanda dell’Am e dei partner di formazione dei propri piloti. Un sistema addestrativo di valore assoluto già scelto da nazioni amiche, oltre Tokyo, come Austria, Germania, Qatar, Singapore, Canada e Arabia Saudita, che in esso trovano la competenza, la professionalità e la qualità per formare i propri piloti militari con i più alti standard esistenti. Il progetto mette a fattor comune il consolidato know how dell’Aeronautica nell’addestramento al volo e l’eccellenza dell’industria nazionale nell’ambito dei sistemi integrati per la formazione dei piloti militari. L’Ifts consentirà di raddoppiare l’attuale offerta formativa dell’Aeronautica attraverso il polo di Decimomannu, che si unirà a quello già esistente a Galatina. Circa ottanta piloti l’anno, tra italiani e stranieri, verranno formati in Italia. 

Quest’anno celebriamo il passato dell’Aeronautica, ma qual è la visione per il futuro?

Quella di avere una Forza spiccatamente tecnologica, più snella, agile, reattiva, capace e sempre più coesa e utile al Paese. Oggi l’Am sta vivendo un processo di forte e continua trasformazione che tiene conto di un futuro incerto e difficile. Ciò impone uno strumento flessibile capace di stare al passo con un progresso tecnologico rapido e inarrestabile e con una velocità del cambiamento in continuo aumento. È un processo lungo e complesso che richiede tempo, impegno e determinazione, ma la via da seguire è chiara. Esploriamo nuovi orizzonti per utilizzare tecnologie abilitanti innovative che ci permettano di guardare al domani, e rimanere utili al mutare dei rischi e delle minacce. È la sfida che ci attende e che affrontiamo a testa alta, forti e orgogliosi delle nostre capacità, delle qualità, dei valori, della professionalità e della competenza del nostro personale che in cento anni ha dimostrato di saper operare professionalmente con passione, generosità, profondo amore e spirito di servizio per il nostro Paese e per la nostra gente. Le nuove tendenze evolutive impongono di pensare e pianificare oggi le sfide di domani, così da essere efficaci quando serve, potendo contare su capacità operative a marcata integrazione interforze, opportunamente dimensionate e sempre al passo con l’evoluzione tecnologica. 

Cruciali per il futuro saranno le nuove dimensioni cyber e spaziale. In che modo si sta preparando l’Arma azzurra a queste sfide?

L’attuale scenario geopolitico e la crisi internazionale in corso hanno imposto una maggiore attenzione anche sulla sicurezza e sull’accesso allo spazio e al cyber-spazio. L’impiego diffuso delle tecnologie emergenti ha ampliato il campo d’azione delle sfide in tutti e cinque i domini, inglobando l’aerospazio e il mondo cibernetico, insieme a minacce come sciami di droni, missili ipersonici e IA. Lo spazio e l’aerospazio rappresentano l’ambiente operativo di riferimento dell’Aeronautica che, in ragione dell’evoluzione delle tecnologie e delle sfide, ogni giorno è chiamata a difendere il Paese da nuove minacce, come missili balistici o detriti spaziali, che devono essere identificate e tracciate già in orbita. L’Aeronautica è naturalmente proiettata a valorizzare e proteggere anche l’ambiente spaziale, fornendo la propria unica competenza a beneficio del Paese. Attraverso i programmi nazionali, le cooperazioni bilaterali e la partecipazione ai progetti industriali e di ricerca, la Forza armata è pienamente inserita nel sistema-Paese e opera per mantenere l’eccellenza nel comparto nazionale.

Tra questi programmi, il volo spaziale è l’estensione del dominio aereo, una sfida tecnologica in termini di sviluppo scientifico e imprenditoriale. L’Aeronautica sta lavorando per acquisire expertise nel settore. È stato finalizzato un accordo commerciale con Virgin Galactic per effettuare un volo suborbitale durante il quale si svolgeranno esperimenti scientifici in microgravità; di recente è stato anche firmato un accordo di collaborazione con Axiom per effettuare un volo orbitale e relativo addestramento nell’ambito della missione Ax-3 verso la Stazione spaziale internazionale. Anche la dimensione cyber, realtà trasversale e pervasiva di ogni dominio, ha una forte contiguità con l’Am. Si tratta di una sfida legata alla tecnologia e l’Aeronautica sta sviluppando con attenzione e determinazione gli strumenti per difendersi dai possibili attacchi.

La storia dell’Aeronautica è legata a quella dei suoi velivoli. Come saranno i mezzi di domani?

Con l’ingresso dei caccia F-35 abbiamo portato avanti l’integrazione tra velivoli di quarta e quinta generazione, con focus sulle modalità con cui i sistemi riescono a interagire tra loro e ad aiutarsi a vicenda. La tecnologia non si è fermata e oggi la sfida è quella di guardare avanti, verso il caccia di sesta generazione. Non sarà semplicemente un aeroplano che sostituirà l’Eurofighter ma un sistema di sistemi, un integratore, un elemento fondamentale per la Forza armata dopo il 2030. È un programma ambizioso e rappresenta per l’industria nazionale un’occasione unica per sviluppare tecnologie innovative, partendo dall’osservazione di quelle possedute o potenzialmente sviluppabili come l’IA, la bassa osservabilità, la fusione dei dati, l’intelligenza distribuita, la realtà virtuale, la propulsione alternativa, l’ipersonica, la connettività e altro ancora. Tutte tecnologie che hanno un’applicazione diretta in campo civile, con ricadute e benefici per tutto il Paese, necessarie per conferirgli il giusto ruolo a livello europeo e internazionale. Il caccia di sesta generazione è un programma già attivo e insieme a Londra e Tokyo stiamo sviluppando il Gcap. Una grande opportunità per l’Aeronautica e per il Paese con ampi benefici economici e industriali. Si attireranno infatti investimenti in ricerca e sviluppo e si offriranno vantaggi e opportunità per la prossima generazione di tecnici e ingegneri.

E per l’ala rotante?

Siamo promotori in Europa del Future vertical lift o Next generation high speed helo, nonché leader nel suo sviluppo e nella relativa crescita industriale, destinata ad aumentare nel tempo. Del resto è già avvenuto per l’F-35 per il quale, grazie alle competenze sviluppate, ora altre nazioni guardano con interesse a noi e al nostro polo di Cameri. Stiamo guardando avanti, verso una tecnologia superiore. La possibilità di volare in elicottero a una velocità doppia di quella possibile oggi, di effettuare manovre estreme e di fermarsi in un istante, costituirebbe un vero salto di qualità. Abbiamo bisogno di questo tipo di capacità e l’Ucraina ne è una dimostrazione. Gli elicotteri hanno subito molte perdite perché non possono difendersi dai missili surface-to-air emersi all’improvviso da aree boscose. Dobbiamo pensare all’ingresso in servizio di nuovi sistemi d’arma in grado di fronteggiare le sfide che si presenteranno nei prossimi trenta, quarant’anni. Sfide tecnologiche, ambientali e culturali prima che operative, portate da nuove minacce. Siamo di fronte a una complessità generale caratterizzata da un progresso tecnologico che avanza a velocità elevatissima e dove concetti come connettività, IA, cloud, big data, interoperabilità e multi dominio sono ormai i paradigmi di riferimento. 

In che modo va valorizzato il rapporto con industria e ricerca?

L’impegno dell’Aeronautica nel mondo della ricerca e dello sviluppo è in continua crescita. Si sviluppano accordi e programmi di cooperazione con l’industria, Pmi e istituzioni di continuo e a tutti i livelli per creare e rafforzare sinergie che siano la spinta propulsiva per tutto il sistema-Paese. Abbiamo sottoscritto accordi con Leonardo, il Cnr, le università e singole istituzioni pubbliche per lavorare insieme in vari ambiti: accesso allo spazio, addestramento al volo, manutenzione dei velivoli attraverso la realtà virtuale e aumentata come il simulatore dell’Ifts Live virtual and constructive, biocarburante e altri ancora. Non dobbiamo fermarci qui ma rafforzare la filiera con industria e ricerca per essere il più predittivi possibile. La chiave è stimolare la ricerca e valorizzare nuovi strumenti di cooperazione sempre più virtuosi e capaci di valorizzare le expertise

Un esempio sono gli hackathon, eventi in cui esperti e sviluppatori si riuniscono per realizzare in uno, due giorni un progetto dedicato. Questi rappresentano un’opportunità per conoscere e apprezzare idee proposte da giovani talenti che provengono da start up, centri di ricerca e università italiane, mondi con i quali la Difesa e l’industria devono saper dialogare per accrescere conoscenze, innovare e affrontare un futuro dove tecnologia e digitalizzazione continuano a evolvere verso realtà spesso non preventivabili. Ne abbiamo ospitato uno a Pratica di Mare, il primo hackathon aeronautico, l’Airathon appunto, su IA, blockchain e realtà aumentata virtuale e immersiva. Quell’evento è stato un virtuoso esempio che ha dato seguito a una serie di collaborazioni per consolidare competenze specifiche e mettere a disposizione strumenti efficaci e all’avanguardia.

Guardando ai prossimi cento anni dell’Arma azzurra, qual è il messaggio che vuole lanciare alle future generazioni di aviatori? 

L’Aeronautica militare ha messo, mette e metterà sempre a disposizione di tutti coloro che aspirano a operare nella terza dimensione le proprie naturali e indiscusse competenze nel settore aerospaziale. Ai ragazzi, le giovani menti smart del nostro futuro, dico sempre: abbiate il coraggio di osare. L’Aeronautica guarda da sempre verso il futuro. Dal 1923 la nostra forza è sempre quella di osare, di guardare avanti con coraggio, spirito di squadra, motivazione e fame di cultura. Lo spazio è il futuro dei giovani, ai quali abbiamo l’obbligo di trasferire il massimo della nostra conoscenza, opportunità e gratitudine per tutti coloro che in questi cento anni hanno consentito di rendere grande l’Aeronautica militare.

Intervista apparsa sul numero 142 della rivista Airpress

 


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