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Sostegno a Kiev e occhio al Mediterraneo. Pucciarelli sull’incontro a Stoccolma

La senatrice del Carroccio, componente della Commissione affari esteri, ha preso parte alla delegazione italiana a Stoccolma. “Una difesa comune presuppone linee di politica estera condivise tra gli Stati europei. Questo è funzionale a stabilire anche un altro concetto: la minaccia per un Paese è una minaccia per tutti”. La base di partenza? “Lo Strategic Compass”

Strategie sul Mediterraneo, il conflitto in Ucraina e la difesa comune europea. Questi i principali focus affrontati nel corso della due giorni di Conferenza interparlamentare per la Politica estera e di sicurezza comune e per la Politica di sicurezza e difesa comune a Stoccolma. “È positivo che sia emersa una comunità d’intenti ribadendo che, per una difesa comune, occorrono linee il più possibile condivise sulla politica estera tra i diversi Paesi”. A dirlo è Stefania Pucciarelli, senatrice leghista componente della Commissione affari esteri e difesa che ha preso parte – assieme a Stefania Craxi e a Enrico Borghi – alla delegazione nell’appuntamento interparlamentare.

La difesa comune europea è un tema da tempo piuttosto dibattuto. Nella sostanza, cosa è emerso dagli incontri a Stoccolma?

La base di partenza, sul versante della difesa, è lo Strategic Compass. Metodologicamente, però, è emersa la necessità di aggiornare di volta in volta gli obiettivi strategici. È evidente che una difesa comune presuppone linee di politica estera condivise tra gli Stati europei. Questo è funzionale a stabilire anche un altro concetto: la minaccia per un Paese è una minaccia per tutti.

Immagino che il riferimento sia al conflitto in Ucraina. 

L’aggressione della Russia all’Ucraina è stato senz’altro il tema principe degli incontri. Sul sostegno a Kiev nessuna esitazione. Proprio perché l’invasione dell’Ucraina rappresenta un attacco all’intera Europa e all’Occidente in generale. È mancato, però, un confronto su come riuscire ad arrivare a un tavolo diplomatico per la risoluzione del conflitto.

Il governo è evidente che stia concentrando le sue attenzioni sul Mediterraneo, area strategica in chiave geopolitica. Quali i ragionamenti su questo fronte?

La discussione si è articolata sostanzialmente su due piani: il primo più strettamente economico legato alla necessità di una maggiore cooperazione, anche per permettere alle nostre imprese implementare asset strategici favorendo lo sviluppo di quei territori. In questa ottica si inserisce anche il piano Mattei, fortemente voluto dall’esecutivo. Su un altro binario si muove invece la questione migratoria, piuttosto critica.

Che debba essere un tema affrontato a livello europeo è stato ribadito a più riprese. 

Sì, ma non so quanto questo sia stato in effetti recepito. I flussi migratori sono una componente fondamentale nell’ambito dei ragionamenti sul Mediterraneo. Il mio timore è che, spostando giustamente la nostra attenzione su altro in questo momento, il fenomeno migratorio possa essere usato come strumento di destabilizzazione dell’Europa.

A margine della prima giornata di incontri, la delegazione italiana si è confrontata con un gruppo di parlamentari francesi. Immagino che anche in quell’occasione sia stato affrontato il tema migratorio.

Sì, anche se da parte loro è emersa una sensibilità diversa su questo tema. Mi pare che considerino l’immigrazione come un fattore a se rispetto al macro tema Mediterraneo.

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