Il premier nipponico a Nuova Delhi darà lustro alla sua visione per la regione indo-pacifica. Il coinvolgimento indiano nei progetti di Tokyo è oggetto dell’attenzione italiana lungo l’asse indo-abramitico che connette il Mediterraneo allargato all’Indo Pacifico
Uno dei pezzi forti del viaggio del primo ministro giapponese, Kishida Fumio, a Nuova Delhi sarà l’annuncio di un nuovo piano per un “Indo Pacifico libero e aperto”. Kishida cercherà il sostegno dell’India per collaborare con Tokyo nel controllare la crescente influenza della Cina nella regione.
È un’evoluzione di assoluto interesse per le relazioni internazionali. Perché dimostra come la concentrazione sul contenimento cinese è condivisa da diversi grandi Paesi. Perché racconta di come gli alleati e partner degli Stati Uniti stanno muovendo le proprie agende anche in modo indipendente – nonostante proseguano le collaborazioni con Washington. Perché conferma l’enorme dinamicità della regione indo-pacifica.
Attenzione speciale per Roma
Tutto questo ha un valore particolare per l’Italia, che si affaccia a quella parte di mondo – che sarà determinante per i destini di Roma quanto dell’Europa. E in questo affacciarsi si trova davanti la complessità di dover decidere come gestire il rapporto con Pechino mentre nuovi partner — sempre più importanti per peso politico ed economico-commerciale-industriale – si legano insieme in forme di partnership dal valore altamente futuribile.
Circostanze emerse palesemente durante le visite della presidente del Consiglio Giorgia Meloni a Nuova Delhi o quella del ministro della Difesa Guido Crosetto a Tokyo.
Il piano che Kishida
Secondo ciò che il premier nipponico porterà con sé in India, il Giappone dovrebbe accettare di aumentare il sostegno alle economie emergenti, soprattutto nella regione. Ossia, Tokyo si farebbe proiettore, insieme a Nuova Delhi dove e come possibile, di un progetto di sviluppo regionale che diventerebbe alternativo ai piani globali di Xi Jinping – che sono rivolti al cosiddetto Global South, partendo innanzitutto dalle nazioni meno sviluppate del bacino indo-pacifico.
L’India e il Giappone hanno approfondito le loro relazioni soprattutto nel campo della difesa – un settore su cui l’Italia è partner di entrambi, anche con grandi progetti come il Global Combat Air Programme con Tokyo. Inoltre i due Paesi asiatici hanno aumentato il coordinamento negli affari strategici, poiché entrambi devono affrontare le minacce di una Cina dominante. India e Giappone hanno una partnership economica globale e gli scambi commerciali sono stati pari a 20,57 miliardi di dollari nel 2021-2022, con l’India che ha importato beni giapponesi per un valore di 14,49 miliardi di dollari.
La decisione di Kishida di annunciare il nuovo piano durante il vertice annuale tra India-Giappone sottolinea l’importanza che Tokyo attribuisce a Nuova Delhi come attore chiave nella regione indo-pacifica. I funzionari giapponesi, che hanno anticipato l’intenzione del premier ai media, dichiarano che Kishida ritiene — data la posizione geopolitica strategica dell’India nell’Oceano Indiano e in quanto più grande democrazia del mondo — che Nuova Delhi svolgerà un ruolo significativo nella realizzazione della sua visione di un “Indo-Pacifico libero e aperto”. Visione ereditata dal defunto predecessore Abe Shinzo (che aveva una vivace relazione con l’indiano Narendra Modi), e implementata nei concetti e nelle attività.
Narrazioni e interessi
L’India e il Giappone, insieme agli Stati Uniti e all’Australia, sono membri del cosiddetto Quad, che per ora è un’intesa di cooperazione in materia di sicurezza pensata anche per contrastare il crescente peso della Cina nella regione. Cina che nello stesso giorno del viaggio indiano di Kishida vedrà arrivare il leader Xi Jinping a Mosca a segnare una partnership che Nuova Delhi quanto Tokyo osservano con attenzione (e qualche preoccupazione), seppure con approcci pragmatici differenti.
Se il tema di fondo del piano di Kishida sta nella condivisione dei principi della risoluzione pacifica delle controversie e della libertà di navigazione, allora va evidenziato che i valori indiani e nipponici potrebbero essere leggermente differenti. Mentre il Giappone ha spinto per ulteriori sanzioni contro la Russia, l’India, che quest’anno è a capo del G20, ha cercato di evitare che il forum venisse usato per annunci di questo tipo. L’India ha infatti rifiutato di incolpare la Russia per la guerra e ha cercato una soluzione diplomatica, incrementando al contempo gli acquisti di petrolio russo e non aderendo in nessun modo alla stretta sanzionatoria occidentale – pensata per complicare il finanziamento dell’invasione a Vladimir Putin.
I Quad a confronto
Differenze più profonde emergono con le partnership. I membri del Quad non sono(ancora) un’alleanza militare, ma quest’anno parteciperanno congiuntamente all’esercitazione navale “Malabar” che quest’anno si svolgerà in Australia mentre verrà ospitato anche il vertice del Quad — a maggio. Val la pena ricordare che pochi giorni fa si è conclusa un’esercitazione navale tra Cina, Russia e Iran: un’intesa a tre che da qualche anno sembra poter essere il prodromo di un sistema alternativo al Quad – e che magari si potrebbe allargare alla partecipazione di altri attori (il Pakistan?).
Kishida vuole anche migliorare le capacità di allarme e sorveglianza marittima dei Paesi dell’Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico (Asean) e spera che l’India si unisca attivamente al Giappone per sviluppare infrastrutture come i porti in Asia e Africa. Anche questa proiezione è un fattore di interesse dell’Italia, che sulla costa orientale africana gode di un buon posizionamento geostrategico: con una base a Gibuti, dove c’è anche un avamposto giapponese; rapporti ottimi con i Paesi del Corno d’Africa o con il Mozambico o con il Kenya; attività di sicurezza marittima davanti alla Somalia. Roma progetta una nuova e più concreta presenza nell’Indo Pacifico, l’asse indo-abramitico che connette questa con il Mediterraneo passa per Tokyo è Nuova Delhi.