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La tregua di Lukashenko serve alla Russia per riorganizzarsi

Il leader bielorusso propone la sospensione di tutte le attività militari per “evitare la catastrofe”. Una tregua che servirebbe alla Russia per riprendere fiato e riorganizzare le proprie forze. Al contrario, la strategia di Kiev è di evitare questa eventualità tenendo il nemico costantemente impegnato. L’esempio di Bakhmut

Il presidente bielorusso Alexander Lukashenko si è rivolto alla popolazione e al Parlamento in un messaggio in cui ha proposto di fermare temporaneamente le ostilità in Ucraina. “Suggerisco una cessazione delle ostilità”, ha detto il presidente, citato dall’agenzia russa Ria Novosti. Il Cremlino ha successivamente negato la possibilità di una tregua, tramite il portavoce Dmitri Peskov che ha detto che “nulla è cambiato nel contesto dell’Ucraina”.

“Dichiarare una tregua senza il diritto di movimento, raggruppare le truppe da entrambe le parti, senza il diritto di trasferire armi , munizioni ed equipaggiamento militare”. Queste le parole di Lukashenko che ha concluso parlando di “rischio di terza guerra mondiale” e della necessità di colloqui “senza precondizioni”.

A prescindere dalla smentita del Cremlino, il governo Zelensky non avrebbe accettato di congelare il conflitto così com’è oggi per gli stessi motivi per cui aveva rifiutato la proposta di tregua caldeggiata dal patriarca Kirill per il Natale ortodosso. Da un lato è vero che le forze di Kiev potrebbero beneficiare di una pausa per riprendere fiato e aspettare le preziose consegne di carri armati e munizioni dagli alleati. Ma dall’altro le forze russe non aspettano altro che un’occasione per riorganizzarsi.

I massacri che si svolgono intorno a Bakhmut sono un buon esempio di questo difficile equilibrio. La scelta strategica di non ritirarsi dall’area è stata criticata da alcuni membri dell’entourage di Zelensky che avrebbero forse preferito assegnare meno attenzione a quel quadrante per concentrarsi sulla preparazione di una grossa controffensiva. Un attacco ucraino viene annunciato da qualche tempo per la primavera, ma diverse voci delle stesse forze ucraine esprimo dubbi sul capitale umano a disposizione per questa operazione.

Tuttavia, se le difesa di Bakhmut ha inflitto pesanti perdite alle forze ucraine in grande bisogno di uomini, la scelta di mantenere le posizioni nell’area ha impedito ai russi di avanzare verso Kramatorsk, Sloviansk e Izium (in pratica verso i territori che l’Ucraina ha ripreso dopo i primi mesi di occupazione) e li ha costretti a impegnarsi in continui combattimenti privandoli della possibilità di riorganizzarsi efficacemente.

Questo discorso riflette perfettamente la necessità ucraina di continuare a tenere impegnato il gigante russo per impedirgli di assumere l’iniziativa. A complicare la questione c’è il fatto che entrambe le parti sembrano pensare di potere ancora ottenere vittorie militari sufficienti a sedersi a un tavolo negoziale da una posizione di maggiore forza. Mosca continua a ripetere di essere pronta al dialogo se questo includerà la cessione di territori alla Federazione russa, eventualità che Kiev continua a ritenere di poter evitare militarmente.

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