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Collaborazione spaziale Italia-Kenya. La visita di Mattarella al centro Luigi Broglio

Durante il viaggio di Stato in Kenya, il Presidente Mattarella ha visitato il Luigi Broglio Malindi Space Center di Malindi, accompagnato dal presidente Saccoccia dell’Asi e ad altri vertici istituzionali, lanciando un invito alla collaborazione e alla pace nel settore spaziale

Dalla visita di Stato di tre giorni in Kenya il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, lancia un invito alla collaborazione e alla pace. Durante quella che è la quinta missione in Africa sub-sahariana da quando ricopre l’incarico di Presidente, Mattarella è stato ricevuto dal ministro della Difesa del Kenya, Aden Bare Duale, e dal numero uno dell’Agenzia spaziale kenyota, James Aruasa. Insieme, accompagnati dal presidente dell’Agenzia spaziale italiana (Asi), Giorgio Saccoccia, e dal vice ministro Edmondo Cirielli, hanno visitato il centro spaziale “Luigi Broglio” di Malindi, fondato 60 anni fa dall’omonimo ricercatore italiano e ancora operativo per analizzare e raccogliere i dati satellitari nella cornice di un partenariato tra i due Paesi. Questo centro, come ha sottolineato Mattarella, “ha un grande significato per l’amicizia e la collaborazione tra Italia e Kenya, una amicizia che si è sviluppata costantemente anche su altri versanti su cui si collabora intensamente”. Facendone una vera e propria “palestra di grande collaborazione”, secondo il presidente della Repubblica che si prepara a rientrare questo pomeriggio a Nairobi presso la residenza dell’Ambasciatore per incontrare la collettività italiana in Kenya.

Invito alla collaborazione

“Visti dalla prospettiva dello Spazio, i confini della Terra sono insignificanti e questo ci fa riflettere sulla necessità di un clima di collaborazione e non di conflittualità tra gli Stati”. Così Mattarella ha esordito nel suo discorso al centro spaziale, raccontando anche della nascita della base spaziale che considera “una dimostrazione di grande lungimiranza, veramente profetica da parte di Broglio, la dimostrazione di una visione del futuro che qui si è realizzata e che voi interpretate”. Le attività del centro sono infatti da reputarsi “di estrema importanza” e testimoniano come “si collabora per assicurare all’umanità la possibilità di raggiungere orizzonti sempre più ampi senza conflitti e senza competere”. Italia e Kenya infatti, come ha puntualizzato Mattarella, “condividono l’aspirazione alla pace e alla collaborazione”.

La storia del centro

Il centro spaziale Luigi Broglio deve la sua nascita al padre dello Spazio italiano, da cui prende anche il nome. Nel 1966, Broglio, generale dell’Aeronautica, riuscì a realizzare la base spaziale grazie all’università La Sapienza di Roma (per cui presiedeva la scuola di Ingegneria aerospaziale) l’Arma azzurra e il supporto degli Stati Uniti (che riconoscevano il merito e le capacità del generale). Tra il 1967 e il 1988 il centro effettuò venti lanci utilizzando la famiglia di vettori americani Scout. Il “San Marco 1” protagonista del primo lancio, il 26 aprile, diventò il primo satellite italiano messo in orbita. Un evento che segnò l’inizio dell’avventura tricolore oltre l’atmosfera, rendendo l’Italia il terzo paese al mondo, dopo Urss e Usa, a costruire, lanciare e controllare un satellite con proprio personale da una propria base di lancio. Nessuno dei venti lanci effettuati dalla base San Marco è fallito.

Le attività spaziali

Il centro è composto da due segmenti, uno terrestre deputato alla raccolta dei dati, e uno marittimo, composto da tre piattaforme di lancio oceaniche: San Marco e Santa Rita 1 e 2. Dopo l’ultimo lancio, effettuato il 25 marzo del 1988, il centro è ora utilizzato per il tracciamento di numerosi satelliti di varie agenzie dalla Nasa all’Agenzia spaziale europea. Nonostante non venga più utilizzato, la sua latitudine quasi equatoriale lo rende in realtà un ottimo sito di lancio.


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