Dall’esecutivo arriva un percorso per i disegni di legge segnalati dal governo al Parlamento. Il fatto significativo, però, è che sia da parte dei politici, sia da parte dei giornalisti che trattavano la questione, tutto avveniva come se fosse la prima volta che si verificava quel problema e la prima volta che si proponesse questa ipotesi di soluzione. L’intervento di Luigi Tivelli
Siamo in piena “oggicrazia”, in una sorta di avvolgente “dittatura del presente”. Quel presentismo che tanti danni ha generato e genera nella vita politica e sociale. È come se si fosse perduto ogni senso della memoria storica. Come se ogni questione, ogni problema, ogni confronto e discussione, specie nel gioco di specchi tra la politica e certo giornalismo, nascesse oggi per la prima volta. Peccato che senza un po’ di sano senso della memoria storica, né si operi bene (o si capisca) nel presente, né si possa progettare dignitosamente il futuro. Una questione di rilievo enorme per una società avanzata che non a caso l’Academy Spadolini ha posto al centro del suo impegno e della sua azione. Perfino nel calcio, che non è che sia il luogo dove la pratica della cultura sia più diffusa, ogni buon allenatore, prima della partita della domenica, fa vedere ai suoi calciatori le precedenti partite giocate dall’altra squadra o insieme tra le due squadre. In politica, ad esempio, non succede nulla di tutto questo. Non c’è né memoria storica, né alcuna cultura del precedente, quella, ad esempio, su cui si basano i bravi consiglieri parlamentari della Camera e del Senato per risolvere ogni questione procedurale.
Penso tra tutte ad una grave questione aperta, quella dell’eccesso dei decreti legge e del conseguente squilibrio tra governo e Parlamento. Circa due settimane fa il presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha avuto, infatti, un incontro col presidente della Camera Lorenzo Fontana, dal quale è uscita una ipotesi per frenare il numero troppo eccessivo di decreti (erano più di 15 già in quel momento) in uno scambio virtuoso del tipo “meno decreti legge e più disegni di legge”, sulla base di una sorta di “corsia preferenziale” per i disegni di legge segnalati dal governo al Parlamento. Ebbene, sulla questione, come sempre avviene, ci sono stati vari commenti, prese di posizione e opinioni ed è risuonato un po’ del solito cicaleccio. Ma il fatto significativo è che sia da parte dei politici che intervenivano man mano, sia da parte dei giornalisti che trattavano la questione, tutto avveniva come se fosse la prima volta che si verificava quel problema e la prima volta che si verificasse questa ipotesi di soluzione. Sono decine le volte che è successo un tale evento, ad opera di diversi presidenti del Consiglio in sintonia con diversi presidenti delle Camere e (guarda caso) non si è mai trovata una soluzione. Ma questo nessuno lo considera, mentre sarebbe essenziale ricostruirlo e comprenderlo per capire oggi come si potrebbe trovare una soluzione. D’altronde già Ugo Ojetti scriveva che “l’Italia è un paese di contemporanei senza antenati né posteri perché senza memoria di se stesso”.
Mi sono riletto in questi giorni i dieci punti del “Decalogo istituzionale” che Giovanni Spadolini, presidente del Consiglio, aveva proposto nel 1981, e guarda caso il decimo e più segnalato punto (siamo a più di quarant’anni fa) indicava, proprio questo scambio virtuoso tra governo e Parlamento e l’individuazione di una “corsia preferenziale” per i disegni di legge. Ora, onestamente, non è che io sia una sorta di “archeologo istituzionale”. Non mi pare, infatti, che ci volesse molto per capire che la questione era stata posta in precedenza e che il primo che la avesse proposta fosse stato, guarda caso, il primo presidente laico e repubblicano della storia della Repubblica.
Quel “Decalogo istituzionale”, di cui ovviamente non solo la gran parte dei politici, ma anche gli stessi costituzionalisti e i giornalisti, si sono dimenticati comprendeva anche una serie di altri punti significativi, alcuni dei quali, come l’introduzione di una legge che rafforzasse i poteri della presidenza del Consiglio, sono stati attuati durante il governo Spadolini. Altri sono stati attuati negli anni successivi, forse grazie alla proposta ed individuazione da parte di quel grande presidente-professore-senatore-direttore di giornali. Anche perché in quella fase c’era un po’ di memoria storica in più e i presidenti del Consiglio usavano, ad esempio, andare a verificare cosa avessero fatto i loro predecessori. Un punto fondamentale come la “corsia preferenziale” di quel Decalogo, invece, attende l’attuazione. Ma tanto larghissima parte della classe politica e purtroppo non poca parte della classe giornalistica, nella fiera della “oggicrazia” e nella “dittatura del presentismo”, magari pensa che Meloni sia stato il primo presidente del Consiglio a porsi il problema.
Purtroppo la “oggicrazia” e il presentismo valgono per quasi tutte le questioni in atto. Non è che forse sarà per questo che in questo Paese le questioni politiche, economiche e sociali, aperte da decenni, non trovano soluzione. Non è che proprio grazie alla “oggicrazia” e al presentismo, in questo strano paese come diceva Flaiano, “ogni soluzione ha un suo problema” (e invece che i problemi abbiano una soluzione) e man mano la spirale si avvita e le soluzioni non si trovano più.