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Perché l’Italia è diversa da Francia e Israele. Castellani sulle proteste

Gli italiani hanno capacità di “resistere” e di sopportare i sacrifici, senza troppo clamore. Il governo Meloni “rappresenta un punto di stabilità e l’elettorato di centrodestra non gradisce colpi di testa”. Forza Italia a Bruxelles “potrebbe fare da testa di ponte per un accordo tra popolari e conservatori”. Conversazione con Lorenzo Castellani, politologo e docente di Storia delle istituzioni politiche alla Luiss

In questa ondata di dissenso che attraversa l’Europa, dalla Francia alla Germania arrivando a lambire anche il Medio Oriente, l’Italia non alza la voce. I violenti scontri a Parigi contro la riforma sulle pensioni, lo sciopero tedesco sui trasporti che di fatto sta bloccando tutto il Paese sembrano molto lontani. Ma, l’atteggiamento degli italiani – come rifletteva Alessandro Campi sul Messaggero questa mattina – non è da leggere in chiave negativa. Anzi. Certifica uno “spirito di resistenza che nasce da tanti fattori”, scrive il docente. E “anche la stabilità del governo di Giorgia Meloni è un elemento di rassicurazione nel Paese”. Lo dice a Formiche.net Lorenzo Castellani, politologo e docente di Storia delle istituzioni politiche alla Luiss.

Castellani, l’Europa è incendiata da polemiche e scontri molto aspri. In Italia tutto questo non accade, malgrado il dissenso – come è naturale – ci sia. Come se lo spiega?

Concordo con la lettura di Campi. Gli italiani nel corso degli ultimi anni si sono dimostrati particolarmente ben disposti ad ammortizzare i cambiamenti. Riforme, sacrifici, impoverimento del Paese. Elettoralmente questi fattori hanno portato dapprima all’affermazione delle forze populiste e poi alla polarizzazione sia a destra che a sinistra. Ma il parlamentarismo ha comunque avuto il sopravvento.

Un successo della politica?

In qualche misura sì. Nel senso che il nostro sistema ha saputo reggere. Anche i partiti più estremi sono dovuti scendere a compromessi. E, ribadisco, il fatto oggi di avere un governo stabile guidato da Giorgia Meloni attutisce molto la potenziale deflagrazione del malcontento.

Senza contare che, dopo anni di governi tecnici, questo è il primo esecutivo che ha una chiara legittimazione popolare.

Non solo, ma l’impostazione del governo anche nei confronti della società e dell’economia è particolarmente efficace e incarna perfettamente la larga parte dell’elettorato. L’idea di uno Stato che crea le condizioni per un fisco amico delle imprese e che lascia libero spazio alle attività economiche è particolarmente importante. La serietà del premier è un ulteriore elemento che garantisce stabilità. L’elettorato di centrodestra non gradisce troppi colpi di testa. E questo è uno dei motivi per i quali tanti elettori hanno abbandonato la Lega in favore di Fratelli d’Italia.

Il livello di tensione in Francia e in Germania, invece, resta molto alto. Come la vede?

La Francia è un Paese molto statalista e corporativo. Peraltro le tensioni sociali sono provocate anche dalla difficoltà nella gestione dei flussi migratori, di cui tanto si è parlato anche nel corso dell’ultimo Consiglio europeo. Gli episodi che si stanno verificando in questi giorni Oltralpe da noi non si sono mai verificati, neanche durante il governo Monti. Macron, con la riforma delle pensioni, è andato a toccare un nervo scoperto. Senza contare che, differentemente da quanto accade in Italia, il sistema francese permette alcune forzature che poi vengono al pettine nel corso del mandato. Non dimentichiamoci che Macron, al primo turno, ha preso il 25%. La Germania ha dinamiche, invece, più simili a quelle italiane nonostante ci sia in corso una forte polarizzazione.

Anche in Israele, in cui probabilmente la riforma sulla giustizia verrà fermata, le rivolte sono state parecchie. 

Certo, anche se Israele, pur con tutte le sue debolezze e i suoi limiti, rappresenta un elemento di stabilità in Medio Oriente. Immaginare quella porzione di mondo priva della democrazia israeliana è davvero complicato. Ed è complicato immaginarla anche senza il governo di Netanyahu, pur con le contraddizioni che lo attraversano. Questa penso sia anche la posizione degli americani.

Tornando a Meloni e ai movimenti interni a Forza Italia di queste ultime ore, che riverberi prevede su scala europea anche in vista delle prossime elezioni?

C’è una parte del Ppe che nutre alcune riserve sull’ipotesi di un’alleanza organica con l’Ecr. E viceversa. Anche perché ad esempio una leader tipo Giorgia Meloni rappresenta la parte più dialogante dei conservatori, i polacchi lo sono molto meno. I popolari stanno arrivando a un bivio non facile: da una parte la virata “a destra” impostando la partnership con i conservatori. Dall’altra rinsaldare il rapporto con i socialisti, Renew e Alde. La soluzione è duplice: o si conferma lo schema Merkel, oppure si cambia seguendo il modello italiano. E, in questa ottica, Forza Italia e il ministro degli Esteri (nonché vicepremier) Antonio Tajani potrebbero ritagliarsi un ruolo da protagonisti. Una testa di ponte per l’alleanza tra popolari e conservatori. Il modello in Italia sta funzionando, perché non replicarlo a Bruxelles?

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