Primo question time per Giorgia Meloni alla Camera. Primo dibattito parlamentare con la neo segretaria del Pd, Elly Schlein, sul welfare e sul salario minimo
Niente Mes, lotta agli scafisti e abbattimento delle tasse per stimolare l’occupazione (che non ha bisogno del salario minimo). Il primo question time di Giorgia Meloni alla Camera si muove su queste direttrici di marcia, nella consapevolezza che, come il premier disse nel suo primo discorso alle Camere, “dialogare con il proprio avversario riconoscendolo come avversario, anche dialogare con forza e con veemenza non è una cosa che mi spaventa”. In questo solco va letto non solo il (primo) dibattito parlamentare con il neo segretario del Pd, Elly Schlein, sul welfare ma anche la sua partecipazione al Congresso della Cgil di venerdì prossimo.
Perché il Mes è ancora terreno di scontro? “In riferimento alla ratifica della riforma del Mes vorrei ricordare – ha spiegato il premier – che, nonostante l’accordo modificativo sottoscritto dall’Italia risalga a gennaio 2021, la riforma del trattato non è mai stata portata a ratifica. Questo offre una diapositiva su quanto questa materia necessiti di un approfondimento. Gli strumenti sono strumenti e si giudicano in quanto tali, in relazione alla loro efficacia e in un determinato contesto. È la ragione per la quale lo scorso novembre questo governo ha ricevuto dal Parlamento un mandato a non ratificare la riforma e a non aprire questo dibattito in assenza di un quadro chiaro di ordinamento regolatorio europeo in materia non solo di governance e di patto di stabilità ma in materia bancaria”.
Una scelta di campo, forte e non condivisa da quasi tutta l’opposizione che già da tempo aveva manifestato una posizione unitaria sul punto (fatta eccezione per pezzi del M5s): per cui, rispondendo a un’interrogazione di Luigi Marattin del gruppo di Az-Iv sul tema della ratifica del cosiddetto fondo salva-Stati, Meloni ha dato la linea che seguirà. Ovvero che i nuovi strumenti come il Mes saranno giudicati in relazione alla loro efficacia e alla loro efficacia in un determinato contesto. Ha inoltre messo l’accento sul fatto che altri stati non lo hanno usato durante la pandemia, “nonostante una linea di credito con condizionalità inferiori a quelle di partenza”.
E si è chiesta se ha senso continuare a ragionare “di uno strumento che così configurato non verrà ragionevolmente utilizzato benché vi siano diversi miliardi che ogni stato deposita nel fondo”.
Sui migranti il timbro di Palazzo Chigi resta quello tarato sulla lotta agli scafisti: “Finché ci saranno partenze su barche in pessime condizioni e con pessime condizioni meteo ci saranno perdite di vite.
Bisogna investire sulle rotte legali, la nostra coscienza è a posto, spero che chi attacca il governo ma non dice una parola sugli scafisti possa dire lo stesso”. Il prossimo passo, quindi sarà quello di un maggiore coinvolgimento dell’Ue già dal prossimo Consiglio Europeo, in cui l’Italia chiederà più impegno per i paesi del Nord Africa, in primis la Tunisia, che verte in una situazione critica al pari della Libia.
Infine il welfare: è stato il tema di confronto/scontro con il Pd di Schlein, perché cuore delle rivendicazioni dell’opposizione, su cui Meloni ha dato la sua versione: niente salario minimo, piuttosto stimolare maggiori assunzioni con politiche che spingano per una detassazione del lavoro e quindi ha cerchiato in rosso il problema, “chi ha governato fino ad ora ha reso più poveri i lavoratori italiani”.