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Migrazioni, imprese e Ucraina. Il viaggio di Tajani nei Balcani

La visita del ministro degli Esteri in Croazia e Slovenia non solo è la risposta a chi chiedeva costanza nell’azione del governo sui Balcani, dopo le buone intenzioni della Conferenza di Trieste, ma offre spunti e iniziative in chiave imprenditoriale (all’Italia) e sulla difesa dei confini Ue (con le pattuglie miste in Bosnia)

Un salto in avanti nelle relazioni con i Paesi balcanici, nella consapevolezza che l’Italia è pivot regionale, sia in riferimento alle politiche europee da attuare in loco, come favorire il processo di allargamento dell’Ue, sia alle esigenze specifiche, come quelle delle comunità cristiane o delle imprese nostrane. La visita del ministro degli Esteri Antoio Tajani in Croazia e Slovenia porta in dote una serie di iniziative concrete alla voce migrazioni, allargamento e conflitto in Ucraina, ponendosi in linea di continuità con le intenzioni emerse dalla Conferenza di Trieste.

Cosa hanno in comune la difesa dei confini Schengen e l’interscambio? La risposta è nei numeri di Zagabria, che fa segnare un nuovo record dell’interscambio commerciale italo-croato: lo scorso anno ha raggiunto 8,6 miliardi di euro, quasi il doppio rispetto a dodici mesi prima. Tajani lo ha sottolineato con il capo della diplomazia croata Gordan Grlić-Radman, con il premier Andrej Plenković e successivamente con il vicepresidente del Parlamento croato e deputato della minoranza italiana, Furio Radin. Proprio il delicato tema delle minoranze è stato toccato con l’obiettivo di rafforzare il sostegno alle reciproche minoranze nazionali: “Gli italiani si sentono a casa in Croazia, ma a noi piacerebbe vedere anche più turisti croati in Italia”, ha detto Tajani prima di annunciare che a breve verrà organizzata una riunione a Roma della Cooperazione Trilaterale Alto-Adriatica con la partecipazione di Croazia e Slovenia.

L’Italia, è il seme valoriale piantato da Tajani, è soggetto protagonista in questa macro area, non solo perché ha sempre sostenuto l’ingresso della Croazia in Schengen, o perché apprezza il ruolo che svolge la polizia croata alle frontiere con la Bosnia; ma anche per via della sua innata vocazione di dialogare multilateralmente con tutti i Paesi balcanici.

In questo senso va letta la capacità di affrontare il tema dell’immigrazione “con l’Europa”, fra Italia e Croazia vi è “perfetta sintonia sull’importanza che diamo all’area dei Balcani occidentali che rappresentano una zona strategica fondamentale per l’Europa, e per entrambi è importante anche la difesa dei cristiani presenti in quest’area”, la cui “stabilità significa anche meno immigrazione clandestina”. Sul punto si registra sia l’impegno per la difesa dei cristiani presenti, sia l’opzione rappresentata dalle pattuglie miste in Bosnia-Erzegovina per controllare il flusso di migranti.

Proprio sulla scorta dell’importanza del tema legato all’internazionalizzazione delle imprese, è stato annunciato l’evento “Business and Science Forum Italia-Serbia“, che si terrà a Belgrado il 21 e 22 marzo, con la presenza dello steso Tajani e del presidente della Repubblica di Serbia Vučić. Interverranno i principali players istituzionali e imprenditoriali dei due paesi, per programmare interventi comuni in settori trainanti come l’agricoltura sostenibile, la transizione energetica, l’agri-tech, le infrastrutture: l’obiettivo è stimolare il partenariato industriale e tecnologico.

La visita del ministro degli Esteri in Croazia e Slovenia vuole essere una risposta a chi chiedeva più costanza nell’azione del governo Meloni sui Balcani, dopo le buone intenzioni della Conferenza di Trieste e dopo le varie rivendicazioni in tal senso anche della stessa premier (Africa e Balcani sono due priorità oggettive). Ma offre spunti strutturati e iniziative concrete in chiave imprenditoriale (all’Italia) e sulla difesa dei confini Ue (con le pattuglie miste in Bosnia).

@FDepalo


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