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Città e minimalismo, verso nuovi modelli urbani con più self-control

Di Lorenzo Bona

L’idea di minimalismo può continuare a stimolare lo sviluppo di stili di vita e di modelli urbani orientati a tradurre sempre più in situazioni del mondo reale la possibilità di migliori equilibri tra atteggiamenti coscienziosi e comportamenti pro-produttività. Ecco come nell’analisi di Lorenzo Bona, Gruppo dei 20

Uno studio stimolante di RentCafe, sito web americano specializzato in ricerca di case e appartamenti in affitto, ha recentemente analizzato diverse città in relazione alla nozione di minimalismo.

Lo studio può essere ritenuto composto da due parti principali.

La prima può apparire in gran parte strumentale al richiamo di possibili modi di pensare il minimalismo.

La seconda parte può essere vista come il prodotto di un ragionamento che si traduce via via in una classifica di città statunitensi con oltre 200.000 abitanti: dalla città che si ritiene più compatibile con l’idea di minimalismo, a quella che viene vista come la meno allineata a questa idea.

Su questa base, lo studio ci aiuta a riportare alla memoria che solitamente le persone usano il concetto di minimalismo per riferirsi a:

  • varie forme di creatività umana come l’architettura, l’interior design e l’arte;
  • un trend sociale in crescita che riflette preferenze individuali per situazioni caratterizzate da un mix di elementi qualitativi come la bellezza, la funzionalità, la semplicità e la frugalità.

Estendendo queste idee, lo studio ci invita anche a prendere in considerazione altri elementi interessanti.

Uno di questi riguarda la possibilità di impiegare la nozione di minimalismo per descrivere uno stile di vita adottato da persone che tendono a prediligere il possesso di pochi beni, routine comportamentali a basso costo e pratiche ecologiste, senza che ciò comporti una necessaria rinuncia alla possibilità di godere di situazioni eleganti e piacevoli.

Alcune delle ricompense più rilevanti che questo stile di vita sembra offrire a chi lo pratica potrebbero apparire come la risultante di scelte strategiche individuali che sono effettuate sulla base di un impegno soft riconducibile in larga parte a questa idea: possedere solo cose pratiche.

Più specificamente, le principali ricompense che questo stile di vita sembra offrire a coloro che lo fanno proprio sarebbero un più facile accesso al tempo libero, alla natura e ad altri lati attraenti e piacevoli della vita che possono sostenere il benessere personale di tali individui.

Un altro elemento interessante che lo studio ci invita a considerare è che i nostri stili di vita tipicamente emergono non solo come conseguenza di scelte personali ma anche come riflesso di decisioni individuali che in buona misura sono influenzate dai luoghi in cui viviamo.

In altre parole, diversi fattori che concorrono a generare l’identità individuale di molte città possono rendere, a seconda delle circostanze, più facile o più difficile per le persone che coltivano l’idea di minimalismo riuscire a sviluppare pienamente le loro attività quotidiane in base a questa idea.

Ad esempio, la possibilità di vivere in città con un facile accesso ad efficienti sistemi di trasporto pubblico, a moderne infrastrutture ciclabili e ad aree pedonali ben organizzate può aiutare significativamente le persone a ridurre la loro dipendenza da scelte relativamente più dispendiose in termini di consumo di risorse rispetto ad altre, come andare al lavoro in auto anziché a piedi o in bicicletta.

In modo simile, vivere in centri urbani dove ci sono molti spazi naturali e abbondanti quantitativi di abitazioni in vendita costituite da case relativamente piccole può consentire alle persone di essere meno dipendenti da opzioni più costose o meno frugali di altre, come acquistare una casa grande invece di una più piccola o pagare un abbonamento a una palestra per fare attività sportiva invece di svolgerla a un costo inferiore in parchi pubblici.

Per creare una classifica delle città che meglio sembrano aiutare le persone a sviluppare la propria esistenza in sintonia con la nozione di minimalismo, lo studio di RentCafe suggerisce di considerare come indicatori utili di un interesse per quello che potrebbe essere definito uno stile di vita minimalista diversi aspetti come questi:

  • presenza di sistemi di trasporto pubblico compatibili con il traffico pedonale e ciclabile o con altre forme di trasporto eco-compatibili
  • disponibilità di piccole case e appartamenti da acquistare o affittare
  • costo medio mensile della bolletta elettrica
  • grado di diffusione di situazioni di lavoro da casa
  • clima e paesaggio naturale con qualità a favore di attività all’aperto a basso costo o a vantaggio di azioni che consentono alle persone di vivere bene senza necessariamente possedere troppe cose (es. vestiti)
  • accessibilità ad opzioni di self-storage che possono consentire alle persone di conservare potenziali oggetti a cui non vogliono rinunciare completamente, mentre la vita di tali individui si sviluppa in case o appartamenti con spazio limitato per la conservazione degli oggetti
  • numero di ricerche su Google che ruotano attorno al concetto di minimalismo

Limitando l’attenzione di questo scritto ai primi tre posti della classifica proposta da RentCafe, la città che negli Stati Uniti emerge come quella che supporta più di tutte uno stile di vita minimalista è Salt Lake City, nello stato dello Utah.

Subito dopo questa città, è possibile trovare Arlington, in Virginia e Saint Paul, nel Minnesota – che hanno conquistato rispettivamente il secondo e il terzo posto della classifica.

Molti elementi dello studio che questo scritto ha cercato di sintetizzare appaiono in grado di favorire fruttuosamente un ulteriore progresso del dibattito intorno all’evoluzione delle nostre città.

In questo senso, può ad esempio essere utile ricordare che qualche tempo fa, in questo giornale online, un articolo che mi ha avuto come suo coautore (“Come dovranno essere disegnate le città dopo la pandemia”, Formiche.net, 20.05.2021) esprimeva l’idea che l’evoluzione delle nostre città potrebbe forse trarre grande vantaggio dallo sviluppo di modelli urbani più fortemente capaci di promuovere livelli più elevati di self-control nei luoghi in cui viviamo.

Si trattava di un’idea che attingeva largamente a ricerche all’intersezione tra l’economia e la psicologia che sono state condotte con particolare intensità da uno studioso di nome Howard Rachlin, che ha suggerito strategie innovative di autocontrollo o self-control per aiutare le persone ad agire in modo meno impulsivo davanti alla tentazione di ricompense per schemi di comportamento che in certe situazioni, se attuati, tendono a ostacolare l’ottenimento di ricompense maggiori per schemi comportamentali alternativi considerati di più alto valore.

Non sembra un’esagerazione aggiungere che molte cose che sono state sinora ricordate sulla nozione di minimalismo e sui suoi legami con scelte strategiche orientate allo sviluppo di uno stile di vita minimalista possono forse apparire ampiamente riconducibili a piani d’azione basati sul self-control: si pensi ad esempio ad un ipotetico fan del minimalismo che sceglie di non acquistare la macchina dei suoi sogni in modo da avere un ambiente con meno inquinamento e allo stesso tempo un motivo in più per concentrarsi meglio su altre cose di tipo immateriale, come la possibilità di una forma fisica migliore attraverso spostamenti a piedi o in bicicletta.

In questa prospettiva di attenzione alla rilevanza del self-control, può sorgere pertanto la speranza che l’idea di minimalismo possa continuare a stimolare lo sviluppo di stili di vita e di modelli urbani orientati a tradurre sempre più in situazioni del mondo reale la possibilità di migliori equilibri tra atteggiamenti coscienziosi e comportamenti pro-produttività.

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