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L’Italia pensi al Pnrr, la Bce ai tassi (con giudizio). La versione di Barba Navaretti

Intervista all’economista e docente della Statale di Milano. Francoforte sta semplicemente dando seguito al suo mandato, anche se le incognite del futuro impongono una certa prudenza. L’Italia deve assicurarsi la riuscita del Pnrr, solo così potrà pretendere una risposta comune contro l’Ira. Il superbonus? Una misura troppo generosa, giusto ridimensionarla

Il debito dell’Italia è alto, non è certo una notizia. E Roma oggi paga gli interessi più elevati tra i Paesi del G7. Basti guardare al Btp decennale, dove la cedola per ogni titolo piazzato oscilla tra i 4 e i 4,5 punti percentuali. Naturale che nel momento in cui la Banca centrale europea ufficializza l’intenzione di portare il costo del denaro nella zona euro al 4%, qualcuno possa lanciare l’allarme. E così è stato, con il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, due giorni fa.

Eppure, a prendersela con Francoforte, si rischia di fare una fatica inutile, fa subito intendere in questa intervista a Formiche.net, l’economista e docente alla Statale di Milano, Giorgio Barba Navaretti. Molto meglio pensare alla crescita, agli investimenti, ai conti pubblici. In fin dei conti, la Bce fa il suo dovere.

“Credo che la Banca centrale debba semplicemente in questo momento dare seguito al suo mandato, cioè controllare l’inflazione. Dopo un primo segnale di rallentamento del costo della vita, abbiamo ora visto una nuova spinta e questo non può essere ignorato. Per questo penso che il governo italiano non debba prendersela più di tanto con l’Eurotower. Vorrei ricordare che va evitata a tutti i costi la spirale salari-prezzi, dove all’adeguamento dei primi legati all’inflazione segue un rialzo dei secondi, causa maggiore capacità di spesa”, spiega Barba Navaretti.

“D’altro canto, un tema è la crescita presente e futura e qui le incognite sono tante. Per questo, proprio alla luce di simili incertezze, la Bce deve in ogni caso mantenere un atteggiamento prudente, senza strappi in avanti. Ma questo non vuol dire mettere in discussione la sua missione, che è molto chiara e ben definita. Semmai, se proprio vogliamo discutere qualcosa, possiamo sindacare sulla comunicazione della presidente Christine Lagarde. Voglio dire che le decisioni sui tassi vanno comunicate nelle sedi appropriate, al termine dei board”.

L’economista affronta poi un’altra questione, sempre legata a doppio filo ai tassi. Il fatto, cioè, che l’attuale politica monetaria arrechi più danni all’Italia rispetto ad altri Paesi, il cui debito sovrano è decisamente meno pesante. “In Europa c’è un problema di offerta, non tanto di domanda come negli Stati Uniti. Detto questo, chiunque è indebitato paga il costo dei tassi di interesse e non è certo colpa della Germania se l’Italia ha un alto debito”.

Altro capitolo, il superbonus e la decisione del governo di porre un freno alla misura. “L’esecutivo ha fatto bene, come era stato disegnato risultava eccessivamente generoso e costoso, il tema dei conti pubblici esiste. Le imprese vanno comunque tutelate ma sul fatto che questo strumento vada riportato su un terreno di normalità, su questo non ci piove”. Navaretti tocca infine la questione della risposta europea all’Inflation reduction act americano e ai sussidi connessi. Non condividendo certe logiche separatiste, come quella tedesca, che mira a farsi aiuti di Stato in casa propria, senza condividere debito.

“Il cuore della vicenda è la sostenibilità ambientale, che è un qualcosa che interessa tutti, nessuno escluso. Dunque non condivido la logica dell’ognun per sé e Dio per tutti, occorre coordinamento e condivisione, grazie a un meccanismo di compensazioni per non avvantaggiare chi ha maggiore capacità di spesa, rispetto a chi ne ha di meno. Ma l’Italia, se vuole giocarsi la partita deve cominciare con lo spendere bene le risorse del Pnrr. Difficile ambire a un nuovo progetto comune, come il fondo per contrastare l’Ira, se intanto non si è fatto un buon lavoro con risorse pregresse, non crede?”

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